UN PROGRAMMA CORAGGIOSO PER INVESTIRE DAVVERO SULLA SCUOLA

Aumenti dei fondi alle scuole che accettino di essere valutate in modo rigoroso; possibilità di reclutamento libero degli insegnanti da parte di dirigenti scolastici responsabilizzati sui risultati

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Editoriale telegrafico di Andrea Ichino, pubblicato sul
Corriere della Sera il 24 maggio 2019 – Per una esposizione compiuta della proposta v. Andrea Ichino e Guido Tabellini, Liberiamo la scuola – In argomento v. anche l’articolo dello stesso A.I. pubblicato sul Corriere della Sera nel giugno 2018, Scuola: un clamoroso passo indietro .
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Per un Paese che ha bisogno di crescere, investire nella scuola al fine di aumentare il capitale umano sembrerebbe una scelta ovvia. Ancor più per un governo che nel suo primo anno ha soltanto finanziato con maggiore debito trasferimenti ai settori meno produttivi. Quel che abbiamo visto però è solo un accordo sindacale che prevede una nuova sanatoria (per i supplenti) e aumenti salariali irrisori dati a pioggia (www.lavoce.info). Un errore, perché per migliorare la scuola bisogna migliorare la qualità degli insegnanti.

Dobbiamo ringraziare i bravi professori che ancora insegnano come missionari senza riconoscimenti. Ma il sistema di reclutamento ministeriale non attira i giovani migliori, soprattutto nelle materie scientifiche. Anzi, quelli che accettano il precariato in attesa di una sanatoria sono quelli che non hanno alternative per mancanza di qualità.

Serve una rivoluzione coraggiosa. Aumenti significativi di fondi alle sole scuole che accettino di essere valutate con strumenti accreditati e non penalizzanti per i contesti svantaggiati (miglioramento nei test standardizzati e ispezioni). I fondi potranno essere utilizzati solo per assumere professori con contratti di diritto privato che prevedano retribuzioni e carriere contrattate individualmente con il dirigente. I neo-assunti potranno essere esterni o insegnanti del vecchio sistema disposti ad accettare il nuovo regime. Le scuole che continueranno a migliorare, avranno fondi per espandersi e rinnovare le strutture.

Fantascienza? No. Lo dimostrano esperienze internazionali tra cui quelle studiate da  Barbara Biasi (www.barbarabiasi.com). Basta solo avere chiaro che la scuola serve prima di tutto a migliorare il futuro degli studenti, non a risolvere il problema occupazionale di chi deve essere aiutato a trovare un impiego: lo si aiuti, ma fuori dalle aule per non danneggiare il capitale umano del Paese.

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