IL JOBS ACT COMUNISTA

Nella Cina di Xi-Jinping una norma del 2012 stabilisce un’indennità di licenziamento rigidamente determinata in una mensilità per ogni anno di servizio: nessuna job property neppure nell’ultimo grande Paese comunista

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Terzo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 498, 15 aprile 2019 – È online su questo sito il testo del Codice del Lavoro in vigore in Cina dal 1° gennaio 2008, modificato per l’aspetto che qui interessa nel 2012 – Per un confronto tra il nuovo severance cost cinese e quello dei maggiori Paesi europei v. L’indennità di licenziamento nei Paesi europei maggiori.
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La stampa occidentale non ha dato il dovuto rilievo a una notizia curiosa, che fa intravedere analogie interessanti tra quanto accade nel terzo mondo che sta diventando il primo e quanto accade nel primo che sta diventando il terzo. Nel 2012, all’incirca nello stesso periodo in cui in Italia veniva avviata con la legge Fornero n. 92/2012 la riforma dei licenziamenti poi completata con il decreto legislativo n. 23/2015, e in Francia veniva varata una riforma per molti aspetti analoga con l’articolo 266 della legge n. 715/2o15, anche in Cina è entrata in vigore una modifica dell’articolo 47 del Codice del Lavoro, che prevede un indennizzo rigidamente predeterminato, a mo’ di severance cost, per tutti i casi di licenziamento per motivo oggettivo: una mensilità per ogni anno di anzianità della persona licenziata, cioè circa la metà dell’indennizzo previsto dalle riforme italiana e francese del 2015; per di più, se nell’anno precedente la retribuzione ha superato il triplo della retribuzione media della regione, l’indennizzo è limitato a questa soglia; e non può superare le 12 mensilità complessive. Chissà se anche nella Cina comunista ci sarà come in Italia un giudice del Lavoro che solleverà una questione di costituzionalità circa l’eccesso di rigidità del meccanismo di determinazione dell’indennizzo, che toglie spazio alla discrezionalità del giudice stesso, quindi lavoro agli avvocati. Comunque, nessuna job property neppure nell’ultimo grande Paese comunista. Non c’è più religione.

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