“[…] Chi ha avuto molto deve dare indietro, restituire. […] Scopriremo le risposte che gli Ichino troveranno a questo imperativo. […] Un libro che serve anche per ripassare un bel pezzo di storia recente d’Italia. Consigliatissimo […]”
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La recensione de La casa nella pineta a cura di Laura Radiconcini, scrittrice, pubblicata sulla sua pagina Fecebook il 2 aprile 2019, è qui preceduta da alcune note biografiche sull’Autrice – Le altre recensioni, commenti, interventi e lettere sono facilmente reperibili attraverso la pagina web dedicata allo stesso libro .
NOTE BIOGRAFICHE – Laura Radiconcini è nata e vive a Roma. ma ha legami familiari con gli Stati Uniti. Per oltre 30 anni è stata tra i dirigenti di un’organizzazione ambientalista internazionale e ha partecipato a numerose campagne sui diritti civili. La sua passione per i vampiri risale all’adolescenza. Dracula è stato il suo primo amore, poi abbandonato per la sua intrinseca malvagità senza speranza di redenzione. Tuttavia da allora il mito dei vampiri in letteratura si è evoluto, presentando ai lettori creature immortali non più solo mostruose ma anche capaci di scelte etiche, di redimersi e, sì, anche di amore. Dall’entusiasmo per tali nuove caratteristiche è nato prima Il Pellegrinaggio – Amore e morte sulla Via Francigena e ora il suo nuovo romanzo Io sono niente, in cui la trama soprannaturale si mischia a quella storica, in parte ispirata alle memorie della sua famiglia. Tutto questo con l’obiettivo di raccontare un pezzo della nostra storia (la Resistenza, la Shoah) a coloro che amano il fantasy e l’horror, mentre i libri di storia proprio non li leggono.
LA RECENSIONE
Anche stavolta recensisco un libro insolito per me, ma che mi ha molto colpito, La casa nella pineta di Pietro Ichino, Giunti editore. Sì, proprio quel Pietro Ichino che forse voi conoscete come sindacalista, giuslavorista, senatore del PD, un tempo potenziale vittima dei terroristi, professore di diritto e, se lo avete notato, anche uomo capace di andare contro la sua parte politica, quando ritiene più giusta una scelta diversa.
In questo libro l’autore racconta la storia della sua famiglia, una famiglia della migliore borghesia milanese, padre e madre avvocati, residenza a Milano e meravigliosa casa in Versilia, nella pineta, appunto. Sono progressisti però e cristiani, pur con una forte radice ebraica. L’incontro con Don Milani li segna, e un po’ li tormenta, È impossibile non ricordare l’episodio evangelico del “giovane ricco” quello che chiede a Gesù cosa deve fare di più per guadagnare il Regno dei cieli. E Gesù gli dice: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi». Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni. Anche Don Milani rivolge al giovane Pietro parole simili. Chi ha avuto molto deve dare indietro, restituire. E in famiglia se ne discute, cosa, in genere abbastanza rara. Leggendo il libro scopriremo quali sono le risposte che gli Ichino troveranno a questo interrogativo. Risposte ammirevoli, perché la madre rinuncerà alla professione e darà vita (con altre amiche che, come lei, appartengono al movimento di Rinascita Cristiana) ad una associazione impegnata a realizzare la legge sulle adozioni speciali, che come molte leggi progressiste (si pensi alla legge sui manicomi), rischiava di rimanere sulla carta per assoluta mancanza dei mezzi destinati all’attuazione. Le fondatrici del Centro Ausiliario Minorile (ancora attivo dopo tanti anni) ci hanno messo soldi, competenza e tempo, e gradualmente gli orfanotrofi si sono svuotati. Vi lascio alla lettura del libro per sapere le risposte che Piero Ichino ha trovato per sé, davanti alla grande contraddizione. E anche per ripassare un bel pezzo di storia recente d’Italia. Consigliatissimo.
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