NICOLA ZINGARETTI PUÒ FARE MOLTO PER IL PD (E PER IL PAESE)

Il motivo del mio non prendere posizione fra i tre candidati maggiori nella campagna per le primarie del Pd e il motivo della mia soddisfazione per l’elezione diretta di Nicola Zingaretti, senza necessità del passaggio per l’Assemblea Nazionale

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Lettera pervenuta il 4 marzo 2019 – Segue la mia risposta – In argomento v. anche il mio editoriale telegrafico del giorno precedente,
Che cosa si decide oggi nei seggi del Pd .
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Caro professor Ichino, non credo di essere il solo a essere rimasto colpito dal suo silenzio nel corso della campagna elettorale per le primarie del Pd. C’è sotto qualche cosa che non può dire? Se no, può spiegarci questo suo comportamento inconsueto? Cordialmente
Vincenzo Ramat (Tortona)

Alle primarie di domenica non ho votato Zingaretti, perché ho ritenuto di dare un contributo all’elezione all’Assemblea Nazionale del Pd di alcuni esponenti dell’area liberal-democratica che non erano candidati nella lista associata al suo nome, in una situazione nella quale si profilava abbastanza chiaramente una sua vittoria nettissima. Sono convinto che sia un bene per il Pd che quell’area abbia conservato un suo spazio preciso in seno al partito, una sua identità e una sua visibilità. Sono stato, però, sempre altrettanto convinto che Zingaretti fosse, dei tre candidati maggiori, quello che possiede le qualità personali più adatte al compito difficile di risollevare il partito e guidare l’opposizione al Governo giallo-verde: per questo ho auspicato che vincesse già il 3 marzo, senza necessità di un passaggio statutario ulteriore attraverso l’Assemblea Nazionale. Sono, infine, convinto – avendo conosciuto da vicino il suo operato nella veste di governatore del Lazio – che il Pd guidato da lui, pur voltando pagina rispetto agli eccessi di personalizzazione di Renzi, manterrà intatta la propria connotazione europeista, riformista e attenta alle esigenze dell’aumento della quantità e qualità del lavoro in un sistema produttivo moderno. I primi atti da segretario neo-eletto di Nicola Zingaretti lo confermano: l’appoggio all’iniziativa torinese di Sergio Chiamparino sulla TAV e il rifiuto di fornire qualsiasi sponda all’iniziativa tattica del vicepremier Di Maio sul “salario minimo” costituiscono, per questo aspetto, altrettante indicazioni di linea molto eloquenti.   (p.i.)

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