“SEMPLIFICARE” SI PUO’: OGGI IN ITALIA E’ UN’IDEA-FORZA

IN MATERIA DI LAVORO L’ORDINAMENTO PROTETTIVO NON PUO’ ESSERE VERAMENTE UNIVERSALE SE NON E’ IMMEDIATAMENTE LEGGIBILE E COMPRENSIBILE DA PARTE DI TUTTI I SUOI DESTINATARI. E SONO MILIONI

Intervista a cura di Francesco Riccardi pubblicata su Avvenire il 23 settembre 2009

«Semplificare si può, anzi si deve. È un bene in sé e può contribuire a rendere realmente effettiva la tutela dei lavoratori». Pietro Ichino, giuslavorista della Statale di Milano e senatore del Pd, chiarisce in questa intervista le finalità dei progetti di legge di semplificazione del diritto del lavoro, che abbiamo presentato nello scorso numero del nostro inserto.

Oggi la normativa sul lavoro è certamente complessa, con la sovrapposizione di piani e fonti diverse. Una riduzione e semplificazione è sicuramente utile, ma 64 articoli di Codice civile non rischiano di essere troppo poco, di fissare dei meri principi e di lasciare troppo “scoperta” la tutela?

No: i principi-cardine del diritto del lavoro sono contenuti in una decina di articoli della Costituzione. Questi 64 articoli del Codice civile che noi proponiamo, invece, contengono vere e proprie regole, cioè disposizioni con un contenuto concreto preciso. Sono, per così dire, il distillato delle migliaia di pagine delle leggi oggi in vigore, che abbiamo pazientemente censito con il lavoro di un anno.

Sicuri di non avere tralasciato niente?

Non abbiamo alcuna pretesa di infallibilità! Siamo apertissimi a tutte le correzioni e integrazioni che ci verranno proposte.

Una delle critiche riguarda, per esempio, la sicurezza sul lavoro. Come si può ridurre l’intero testo unico su questa materia a un articolo o poco più?

In realtà abbiamo chiarito fin dall’inizio, nella relazione al disegno di legge, la necessità di mantenere in vigore alcune leggi di recepimento delle direttive comunitarie, che richiedono una normativa molto articolata: tra queste, per prime proprio le leggi in materia di sicurezza del lavoro. Tanto è vero che non le si trovano nel lungo elenco finale delle leggi destinate invece a essere abrogate.

Quali leggi comunitarie proponete, al contrario, di abrogare?

Ci siamo proposti di semplificare drasticamente la normativa di recepimento in materia di part-time, di contratto a termine, di trasferimento di azienda, di informazione dovuta al lavoratore, e di distacco transnazionale: un solo articolo per ciascuna di queste materie. Se ci sono errori od omissioni, discutiamone: il testo è a disposizione di tutti on line.

La sua proposta di semplificazione è stata accolta in maniera ambivalente: con interesse da parte di alcuni imprenditori, ma anche con scetticismo, in particolare da parte di alcuni giuslavoristi che ritengono il tentativo in qualche maniera velleitario.

Per ora la sola risposta negativa è quella di Michele Tiraboschi, consigliere giuridico del ministro Sacconi. Forse in quella risposta, un po’ sommaria, ha prevalso la ragion politica.

Il governo è contrario a questa iniziativa?

Il ministro del Lavoro Sacconi forse sì. Ma il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, ha manifestato grande interesse. Ho avuto un colloquio molto approfondito con lui e con un suo consigliere giuridico giovedì scorso sul nostro progetto. E continuiamo a ricevere risposte positive dal mondo sindacale e da quello delle imprese.

Quando dice “nostro” a chi si riferisce?

Il progetto è partito l’anno scorso, per iniziativa del “Gruppo intersettoriale direttori del personale” presieduto da Paolo Citterio, con la partecipazione anche di alcuni sindacalisti. Ne è seguito un dossier elaborato dal Gidp, sul quale un gruppo di giuslavoristi coordinato da me ha lavorato molto seriamente. Ora il Gidp sta organizzando all’Università di Milano un convegno interamente dedicato al progetto, per il 12 ottobre prossimo.

Ma in Parlamento chi lo sostiene?

Per ora ci sono le firme di una ventina di senatori del Pd; ma siamo soltanto all’inizio. Sto lavorando per l’adesione anche di molti altri parlamentari, di opposizione e di maggioranza, per farne un’iniziativa bi-partisan.

Crede che vi sia un effettivo spazio politico per arrivare alla discussione e approvazione del suo progetto?

La semplificazione è un bene in sé, che dovrebbe interessare a tutti; e oggi in Italia è una vera e propria idea-forza. Soprattutto in materia di lavoro: l’ordinamento protettivo non può essere davvero universale, se non è immediatamente leggibile e comprensibile da tutti i destinatari. E sono milioni.

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