È sconcertante la disinvoltura con cui i due partiti di maggioranza smentiscono se stessi nella materia delle politiche del lavoro e del welfare
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Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 493, 4 febbraio 2019 – In argomento v. anche il primo editoriale telegrafico, I danni dell’improvvisazione
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1. Lega e M5S il 4 dicembre 2016 hanno votato “no” alla riforma costituzionale, “contro le pretese di accentramento dello Stato, in difesa delle prerogative delle Regioni “; tra queste, la gestione dei Centri per l’Impiego e dei servizi al mercato del lavoro. Ora che sono al governo, senza minimamente coinvolgere le Regioni hanno varato con decreto-legge una misura di politica del lavoro affidata ai Centri per l’Impiego, ma a gestione centralizzata. – 2. Quando erano all’opposizione attaccavano l’ANPAL, l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, qualificandolo come un carrozzone inutile; ora che sono al governo, stanziano decine di milioni di euro per stabilizzare i dipendenti precari di ANPAL Servizi, società per azioni controllata da ANPAL, e prevedono addirittura l’assunzione da parte sua di migliaia di nuovi dipendenti. – 3. Quando erano all’opposizione attaccavano la riforma dei servizi per l’impiego varata nel 2015 con il decreto legislativo n. 150, e la riforma del REI-Reddito di Inclusione varata nel 2017 con il decreto legislativo n. 147; ora, nel decreto-legge sul “reddito di cittadinanza”, non cambiano una virgola né dell’uno né dell’altro. Si limitano ad aggiungere, sovrapporre nuove funzioni e nuove procedure alle vecchie, senza però minimamente preoccuparsi che ci siano le strutture amministrative necessarie per adempiere ciò che le nuove norme prevedono. – 4. Una cosa, però, l’hanno cambiata: hanno soppresso per i lavoratori che hanno perso il posto la possibilità di avvalersi dell'”assegno di ricollocazione”, cioè del voucher che consente di pagare il servizio di assistenza intensiva reso da un’agenzia specializzata accreditata; motivo: “ha funzionato male” (parola del sottosegretario al Lavoro Durigon). Però, curiosamente, il decreto-legge stabilisce che possono avvalersene i beneficiari del “reddito di cittadinanza”. Se “ha funzionato male” per chi ha perso il lavoro, che cosa induce il Governo a pensare che possa funzionare meglio per chi un lavoro non lo ha mai avuto e presumibilmente ha difficoltà più gravi a trovarlo?
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