JEDEM DAS SEINE

Sotto i regimi liberticidi, la resistenza può assumere forme silenziose e ironiche

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Messaggio dell’avvocato Andrea Pardini, pervenuto il 25 gennaio 2019, in riferimento al mio intervento su
Il lavoro che uccide, il lavoro che salva, in occasione della celebrazione della Giornata della Memoria.
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Caro Pietro, ho letto il tuo bell’intervento destinato alla Giornata della memoria ove è citato il famigerato motto “Arbeit macht frei” che campeggiava all’ingresso di numerosi campi di concentramento. A Buchenwald la scritta era “Jedem das Seine”: a ciascuno il suo. Quel che è singolare non è lo spirito, al solito irridente e feroce, ma il carattere tipografico utilizzato la cui storia è narrata da Neil McGregor in Germania: memorie di una nazione. Forse la conosci già.

La riepilogo per cenni.

Nel 1933 la Gestapo costrinse la Staatlitches Bauhaus, allora diretta da Mies van der Rohe a chiudere i battenti perché in odore di bolscevismo e per il rifiuto di sottostare alle gravose condizioni imposte come quella dell’assenza di docenti ebrei. Per quanto attraente fosse lo stile (una foto ritrae Hitler comodamente seduto su una poltrona Bauhaus), l’ethos non era in linea con il pensiero nazionalsocialista.

Franz Ehrlich, architetto che aveva frequentato la scuola, esponente del partito comunista tedesco, fu internato a Buchenwald e richiesto di lavorare nelle officine. Fu lui a progettare e far realizzare il cancello. Nel farlo utilizzò deliberatamente per la scritta un carattere tipografico che era stato creato proprio dalla scuola Bauhaus. Sotto i regimi, la resistenza può assumere forme silenziose e ironiche. Ehrlich, dopo la guerra, divenne informatore della Stadi, ma questa è un’altra storia.

Cordiali saluti,

Andrea Pardini

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