Nel Veneto le restrizioni imposte dalla legge voluta dal ministro Di Maio hanno costretto molte imprese a fare ricorso alla somministrazione di lavoro a tempo indeterminato per conciliare reali esigenze di flessibilità con i nuovi vincoli
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Intervista a cura di Federico Nicoletti, pubblicata sul Corriere del Veneto il 24 gennaio 2018 – In argomento v. anche Decreto dignità: un ritorno al diritto del lavoro del Novecento?.
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Professor Ichino, come valuta questo numero rilevante di assunzioni in staff leasing per ovviare ai limiti posti dal Decreto dignità sui contratti a termine?
Lo staff leasing comporta un aggravio del costo del lavoro per l’impresa utilizzatrice. Se questa si sobbarca l’aggravio, ciò significa che l’esigenza di flessibilità dell’organico in relazione a incertezze obiettive del contesto economico è reale. E che la drastica restrizione imposta dal decreto sui contratti a termine, almeno in questi casi, produce effetti non previsti e non voluti dal legislatore.
Ma quando è stato introdotto lo staff leasing, con la legge Biagi del 2003, si erano previsti usi di questo genere?
Sì, lo staff leasing serve proprio a questo: cioè a coniugare l’esigenza di flessibilità degli organici dell’impresa con la protezione dell’interesse della persona alla continuità del lavoro e del reddito. L’agenzia somministratrice si fa carico di questo interesse della persona, essendo in grado di ricollocarla altrove nel caso in cui la prima utilizzatrice non ne abbia più bisogno.
Se un assunto in staff leasing è parificabile ad un assunto a tempo indeterminato, allora viene da chiedere: bene il decreto dignità che ha favorito questo passaggio?
Il punto è che per l’impresa lo staff leasing comporta un notevole aumento del costo del lavoro: questo è un effetto negativo del decreto, che può pesare negativamente sui livelli occupazionali complessivi. Per il singolo lavoratore che continua a lavorare, invece, il passaggio dal contratto a termine con l’utilizzatrice a un contratto a tempo indeterminato con l’agenzia può costituire un miglioramento di condizione.
I sindacati lamentano problemi di rappresentanza in azienda, se una fetta importante degli addetti è in staff leasing, perché in sostanza non possono partecipare a decidere la linea da tenere nella contrattazione interna dell’azienda.
Questa preoccupazione non è fondata: la legge stabilisce che le persone che lavorano secondo questo schema hanno tutti i diritti sindacali dei lavoratori normali sia nei confronti dell’azienda utilizzatrice, sia nei confronti dell’agenzia. Negli USA, dove lo staff leasing è stato inventato, i sindacati, che pure sono anche lì diffidenti nei confronti del lavoro temporaneo tramite agenzia, considerano invece con favore questa forma di organizzazione del lavoro, perché garantisce condizioni di lavoro e di controllo sui diritti dei lavoratori migliori rispetto a quello che accade normalmente nelle piccole imprese, dove il sindacato è del tutto assente.
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