Nella forma dell’intervista fattagli da un giovane elettore, il pensatore europeista che oggi in Italia meglio incarna e aggiorna la tradizione europeista liberal-democratica propone un vero e proprio manuale, contenente le informazioni dettagliate su tutti gli aspetti e i problemi, istituzionali e politici, della costruzione della nuova UE
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Brano estratto dalle pagine 161-163 del libro di Antonio Padoa Schioppa Perché l’Europa. Dialogo con un giovane elettore, Ledizioni, Milano, 2018, pp. 188, € 12 – L’intero testo del libro è disponibile in regime copy-free sul sito euwiki.it – In argomento v. anche il discorso tenuto dal Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi a Pisa un mese fa, il 15 dicembre scorso, L’Europa e l’Euro vent’anni dopo .
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Aps […] Il progetto di unione politica federale dell’Europa è stato, sin dall’origine – da Kant ai Padri fondatori dell’Unione, Altiero Spinelli, Jean Monnet, ma non solo loro – un progetto aperto alla prospettiva di un’unione politica planetaria. Le memorie di questi personaggi sono chiarissime al riguardo: “unire l’Europa per unire il mondo” come si espresse Mario Albertini nel 1980. Ma solo un’Europa unita potrà esercitare un ruolo di avanguardia nel promuovere le istituzioni internazionali già esistenti, dalle Corti di Giustizia internazionali all’Organizzazione internazionale del commercio (Wto) ma soprattutto al livello più alto, alle Nazioni Unite, nate per tutelare la pace nel mondo. Questo intendevo dire parlando di vocazione cosmopolitica dell’Europa. L’Europa è la maggiore speranza di chi crede nell’ideale dell’unità politica del genere umano. E chi si batte per l’Unione europea si batte per un obbiettivo che supera l’Europa stessa e riguarda il mondo. Se l’Europa federale non vedrà la luce, questo ideale rischia di rimanere utopia ancora per secoli, forse per sempre.
Marco Lei parla continuamente di Europa federale […]. Ma […] ho l’impressione che non molti sappiano distinguere tra “unione politica” e “unione federale”.
Aps La distinzione è di importanza fondamentale. L’Unione Europea che già oggi esiste e la cattedrale incompiuta di cui abbiamo parlato sono fondate sul modello politico del federalismo. Questo significa che l’Unione non è e non sarà uno Stato unitario, un Superstato, un Leviatano che assorbe e sostituisce gli Stati nazionali, ma una federazione di Stati che mettono in comune con efficacia e con metodo democratico alcune competenze, per obbiettivi non raggiungibili a livello nazionale, come abbiamo visto. Federazione significa questo. Il discorso sarebbe lungo, anche se affascinante: ma voglio almeno dire che la dottrina politica del federalismo costituisce un punto di arrivo rispetto alle grandi rivoluzioni politiche e istituzionali dell’età moderna, il liberalismo, il socialismo e la democrazia. Le incorpora tutte, con una dimensione sovranazionale che ad esse mancava.
I confini istituzionali di una federazione sono di due ordini: da una parte i livelli territoriali inferiori mantengono le loro prerogative, a cominciare dagli Stati nazionali; dall’altra parte, la federazione ha le caratteristiche di un ordine costituzionale democratico, in quanto il potere legislativo, il potere di governo e il potere giudiziario sono esercita ti, in via esclusiva o in codecisione, da organi diversi: per l’Europa, i Consigli, la Commissione, il Parlamento eletto, la Corte di giustizia. Il federalismo, al quale si ispira la costruzione europea, è un modello esemplare per le istituzioni politiche del futuro: coniuga autonomia e interdipendenza, evita le autocrazie fondate sull’accentramento e sul mancato equilibrio tra i poteri, possiede la doppia legittimazione democratica del voto popolare e della Camera degli Stati. Inoltre, la federazione implica l’accettazione dei livelli territoriali inferiori e di quelli superiori, sino al livello planetario; implica cioè un concetto non esclusivo di sovranità.
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