UN REALISMO CONQUISTATO SUL CAMPO

“[…] Il riformismo concreto di Pietro Ichino nasce dalla conoscenza diretta della realtà della fabbrica e lo porta a perseguire la difesa del lavoro attraverso soluzioni giuridiche e contrattuali diverse da quelle tradizionali […]”

 

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Recensione a cura di Aldo Novellini, pubblicata su
La Voce e il Tempo, organo della diocesi di Torino, dicembre 2018 – Tutte le altre recensioni, insieme alle interviste e agli altri documenti relativi allo stesso libro sono facilmente reperibili attraverso la pagina web ad esso dedicata
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Carlo Pellizzi, La casa nella pineta

Del giuslavorista ed ex parlamentare Pd Pietro Ichino conosciamo il rigore professionale e la passione con cui svolge la sua attività, accompagnati da una notevole dote divulgativa, che ritroviamo nei suoi articoli sul Corriere della Sera. Nel libro “La casa nella pineta” (Giunti editore), lo scopriamo in un’inedita veste autobiografica, a parlarci di sé, della propria vita, del proprio ambiente familiare. Dal racconto emergono le vicende di una classica famiglia della borghesia milanese: padre, di professione avvocato, madre e quattro figli. Poi c’è la casa di Forte dei Marmi, in Versilia, luogo di villeggiatura di tante stagioni estive.

E nel 1962, la vita del giovane Pietro, all’epoca tredicenne, è segnata da un episodio che ne influenzerà il futuro: l’incontro con don Lorenzo Milani. Il priore di Barbiana è infatti un amico di famiglia e in una delle sue visite, trovandosi immerso in quell’aria di benessere economico e di elevato livello culturale, esorta Pietro a ricordarsi che un giorno, nella sua vita, dovrà restituire tutti questi doni ed opportunità ricevuti per condividerli con chi ne è rimasto escluso. Parole che accesero nel giovane Ichino una sorta di “marchio impresso nell’animo”. Così dopo la laurea Pietro deciderà di non indossare i comodi panni del figlio di un avvocato che segue il padre nello studio legale, ma di affrontare in proprio le sfide della vita. Nel libro si parla dunque della sua esperienza come sindacalista della Fiom-Cgil, negli anni duri delle lotte per i diritti del lavoro nelle fabbriche, e poi l’impegno politico. E qui si comprende la sua passione per il diritto del lavoro, che Ichino vive come uno strumento per tutelare i lavoratori a doppio taglio.

Il suo concreto riformismo, spesso contestato da chi propugna ideologie massimaliste, nasce dalla conoscenza della realtà della fabbrica. Ed è questo realismo conquistato, per così dire, sul campo, a portarlo ad individuare soluzioni giuridiche e contrattuali che possano agevolare la creazione di posti di lavoro, perché solo questi possono davvero creare ricchezza e benessere diffuso.

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