I sistemi scolastici che offrono solo “pacchetti a menù fisso”, sono un relitto di una società classista che non vuole la mobilità sociale
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Articolo di Andrea Ichino pubblicato sul Corriere della Sera il 10 gennaio 2019 – In argomento v., dello stesso autore v. l’articolo pubblicato sullo stesso quotidiano il 28 novembre 2018, Una maturità sempre meno affidabile
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In questi giorni, i giovani in terza media devono scegliere in quale scuola superiore continuare i loro studi. È una scelta importante, resa inutilmente più difficile in Italia dove il sistema offre solo “menù fissi” invece che “menù à la carte”.
Gli studenti italiani che scelgano un certo tipo di liceo classico o scientifico oppure un particolare istituto tecnico, una volta iscritti non possono modulare gradualmente il loro percorso formativo per adattarlo alle loro ancora incerte doti e preferenze. A 13 anni, sotto l’influsso dei genitori, sbagliare senza poter rimediare è ovviamente facile. Non sorprende quindi che un terzo dei diplomati italiani sia insoddisfatto della scelta fatta (fonte: AlmaDiploma).
I sistemi scolastici che offrono solo “pacchetti a menù fisso”, sono un relitto di una società classista che non vuole la mobilità sociale. Sono anche inadatti a un mondo incerto nel quale la specializzazione paga, che richiede tempo per capire in quale ambito specifico cercare lavoro e cosa sia necessario per essere adeguatamente preparati. Assumono poi che un meccanico non sia interessato a un corso sulla tragedia greca e un letterato a smontare un motore.
Immaginiamo un(a) giovane che sia indeciso tra studi umanistici e scientifici. In altri Paesi può iscriversi in istituti scolastici che gli(le) consentono di iniziare con corsi introduttivi in entrambi i campi e di decidere solo successivamente, con l’aiuto degli insegnanti, in quali materie continuare con studi avanzati e in quali invece mantenere solo i corsi base obbligatori per tutti. L’esame finale è poi organizzato per materia, non per tipo di curriculum, ed è corretto a livello nazionale in modo standardizzato (vedi Corsera 28 novembre 2018)
Andare in questa direzione implicherebbe un cambiamento significativo del nostro sistema scolastico superiore. Una volta tanto sarebbe un cambiamento nella direzione giusta, già realizzato all’estero con guadagni di efficienza e di mobilità sociale. Il cosiddetto “Governo del Cambiamento”, se vuole davvero essere tale, farebbe bene a pensarci.
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