“Prof, non si monti la testa, non l’ho comprato il suo libro che costa quanto guadagno in mezza giornata di lavoro e certo non la vale. Ma ho trovato il modo di leggerlo e ora le faccio la mia recensione. Conto di vederla sul suo blog insieme a tutte le sviolinate dei suoi recensori leccaculo, ammesso e non concesso che non se le sia scritte da solo”
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Lettera pervenuta il 4 novembre 2018, firmata con uno pseudonimo – Segue la mia risposta, nella quale menziono il caso di un altro mio detrattore inizialmente anonimo, il quale però a un certo punto si è manifestato, e quel che ne è seguito – Le altre lettere e recensioni de La casa nella pineta sono facilmente reperibili attraverso la pagina web dedicata al libro.
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Prof, non si monti la testa, non l’ho comprato il suo libro che costa quanto guadagno in mezza giornata di lavoro e certo non la vale. Ma ho trovato il modo di leggerlo e ora le faccio la mia recensione. Conto di vederla sul suo blog insieme a tutte le sviolinate dei suoi recensori leccaculo, ammesso e non concesso che non se le sia scritte da solo.
Dunque, per essere sintetico, ho trovato questo libro rivoltante. Rivoltante il compiacimento con cui racconta le gesta della sua famigliona, ivi compreso quello che facevano a letto i suoi genitori, che poi se lo avessero fatto un po’ meno lei non sarebbe nato e noi oggi staremmo molto meglio. Rivoltante la spudoratezza con cui parla di don Milani, il quale chissà quante volte si è rivoltato nella tomba sentendosi così tirato in mezzo; deve solo vergognarsi a spacciarsi per suo seguace. Rivoltanti i suoi “tentativi di servire il popolo”, come li chiama lei con grande sprezzo del ridicolo, continuando a fare il figlio di papà. Rivoltante il fatto che il partito comunista di Berlinguer nel 1979 la abbia eletto al Parlamento: dunque il seme della degenerazione della sinistra era già presente e stava già germogliando, prendiamo nota. Rivoltante il modo in cui lei da anni ormai finge cinicamente di essere perseguitato dalle BR per darsi un’aureola di eroismo, ma mi faccia il piacere che i brigatisti seri lei non se lo son cagato neanche per un minuto. E mi fermo qui per non commentare le pippe e le melensaggini delle ultime pagine sulla morte di suo padre, povera anima, che si rivolta anche lui nella tomba per la vergogna del figlio che gli è toccato.
Ecco, ora vediamo se la pubblica sul suo blog questa recensione.
Con nessuna stima e solo un grande disprezzo, Spartaco 22
Spartaco 22 è un frequentatore di Twitter, che da qualche anno ormai in quella sede dedica con grande assiduità commenti, analoghi per stile e contenuto a quello qui riprodotto, a tutto quanto faccio. Gli sono grato per la straordinaria, continuativa attenzione che mi riserva, confermata ora dalla lettura de La casa nella pineta, che non è cosa di un minuto come un tweet. Certo, preferirei che S22 uscisse dall’anonimato: questo mi consentirebbe di incontrarlo di persona, come ho fatto in diverse situazioni analoghe con miei detrattori anche feroci (v., per un esempio molto recente, su questo sito La lettera firmata del mittente delle lettere anonime: una riconciliazione). Non pretenderei di arrivare a convincerlo del mio avere sempre operato in buona fede e mai per interesse personale, ma di arrivare quantomeno a riconoscerci reciprocamente come esseri umani, ciascuno con le proprie debolezze e i propri errori. Sull’identità di S22, a dire il vero, ho un’idea: ho il ricordo di uno studente di uno degli ultimi corsi che ho tenuto all’Università prima della sospensione dell’insegnamento per la carica parlamentare, che a lezione interveniva frequentemente contestandomi con toni non dissimili da quelli di questa lettera, e con lo stesso divertente sarcasmo. Se dietro lo pseudonimo si celasse lui, mi farebbe davvero molto piacere reincontrarlo di nuovo: approfitto di questa occasione per dirglielo, confidando sul fatto che segue con passione questo sito come pochi altri. Ma anche se non fosse lui, mi farebbe piacere incontrare S22, chiunque lui/lei sia. Gli/le prometto che ascoltarei con attenzione tutte le sue critiche e anche le contumelie; però seduti l’uno/a di fronte all’altro/a e guardandoci negli occhi. (p.i.)
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