LETTERE E COMMENTI SU “LA CASA NELLA PINETA”

Un libro in cui molti si riconoscono, come se in esso fosse ritratta una parte almeno del proprio itinerario esistenziale

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Sono qui raccolte le lettere più significative che ho ricevuto a seguito della pubblicazione del libro – A parte sono raccolte le recensioni e le interviste – Altri documenti relativi al libro sono raccolti nella pagina dedicata al libro

 

Un “pierino per scelta” tra i ragazzi di Barbiana, lettera di Aldo Bozzolini, il più giovane dei sei allievi di don Milani che vennero a Milano per una settimana nell’aprile 1959 e i cui temi su quella settimana milanese sono riprodotti in originale nell’appendice al libro:
“[…] Tu, come Pierino di nascita, hai cercato di toglierti questo abito impegnandoti nel sindacato. Io invece me lo sono trovato sempre cucito addosso. Entrambi però questo siamo: due Pierini […]”.

Un inno all’amore nelle cripte buie della vita, lettera di Olimpia Ammendola, autrice de Il cielo stellato sopra di me, 19 aprile 2018:
“Ho cominciato a leggere il libro il giorno stesso in cui mi è arrivato e non sono riuscita più a interromperne la lettura […] Mi commuove il sapere che ci sono persone lontane, sconosciute con le quali c’è un mondo da condividere anzi che si è già condiviso senza saperlo, senza volerlo”

Vista sulle Alpi Apuane fra i pini al tramonto

L’imperativo “non ciondolare”, lettera di Laura Moggian, 22 aprile 2018:
“Ricordo il profumo delle polverose pinete agostane, le corse rovinose sui pattini negli spiazzi che si aprivano al sole, i bagni tra i cavalloni e le mente rigate da succhiare infagottati negli accappatoi…”.

Una lettura vorticosa, un’emozione, una gioia e una sorpresa, lettera firmata del 23 aprile 2018:
“[…] Le vicende narrate hanno un’immediatezza ed intensità che ne rendono visibile ogni sfondo; le persone, i contesti si animano e ti senti dentro  ciascun tratto e luogo del racconto; la straordinaria ricchezza della storia della famiglia diventa molto più di un, pur avvincente, percorso biografico allargato […]”.

Un “lessico familiare” che rispecchia i temi e i valori anche di altre famiglie, lettera di Enrico Castellano pervenuta il 23 aprile 2018:
“[…]  Ho sempre trovato i suoi scritti chiari, scorrevoli – evidentemente ha fatto tesoro dei consigli di don Milani e Giuseppe Pera -, ma molto seri […]; è leggendo La casa nella Pineta che sto gustando pienamente anche il suo umorismo […]”.

Una gita sulle Apuane negli anni ’60

L’immagine dell’amico completata, lettera di Stefano Cirillo, 3 maggio 2018:
“Pur conoscendo la gran parte della tua storia mi sono appassionato e commosso; mi domandavo prima se sarebbe stato interessante anche per un lettore che non avesse conosciuto i protagonisti e ora mi rispondo di sì”.

Un libro che spiazza, commuove e fa pensare, due lettere di Gianfranco Paratella:
“[…] Da sempre sono un divoratore di gialli […], ma non mi era mai accaduto di leggere una biografia come un poliziesco […]”.

La diffidenza iniziale e la sorpresa, lettera di Gemma Mantovani pervenuta il 9 maggio 2018:
“Ho atteso qualche giorno prima di aprirlo: temevo, lo confesso, una cocente delusione, perché ho sempre fermamente creduto in un motto caro a mia nonna: ” ofelè fa el to mestè!”. Invece l’ho letto tutto di un fiato […]”.

L’aula della Scuola di Barbiana

Don Milani e il donmilanismo, lettera pervenuta il 13 maggio 2018 di Giorgio Ragazzini, promotore e membro del “Gruppo di Firenze”, molto attivo per il miglioramento della scuola:
“Non si può distinguere troppo tra don Milani e ‘donmilanismo’, se quest’ultimo molto spesso si è paradossalmente tradotto in una scuola che ha pensato di assolversi promuovendo anche chi non lo meritava”.

Ora che ho letto il libro ho capito…, lettera di Elena Broseghini, che da giovanissima lavorò come volontaria al Centro Ausiliario Minorile creato da Francesca Ichino, 18 maggio 2018:
“Tutto il libro mi è sembrato […] un lascito prezioso di memoria per voi figli e nipoti, ma anche per chi [la vostra famiglia] l’ha potuta solo sfiorare”.

Un libro stupendo, scritto con un garbo ineguagliabile, lettera dell’avvocato Aldo Rolle, 24 maggio 2018:
“La narrativa è avvincente e lo stile elegante come raramente oggi è dato constatare”.

Un libro forte e coraggioso, lettera di Giambattista Retegno, 4 giugno 2018:
“Il ritratto quasi senza veli della tua ‘famiglia borghese’ e del tuo percorso nella storia recente del nostro paese ha rimescolato in me tanti ricordi dei tempi andati a Milano e nell’amata Courmayeur”.

Un libro meraviglioso, lettera di Francesco Emanuele, 5 giugno 2018:
“Nel libro ho colto l’amore per il diritto del lavoro e per la famiglia. Emozionante è stato il passaggio sugli ultimi mesi di vita di suo padre. In quelle pagine mi è sembrato di rivivere la mia vita accanto al mio nonno paterno nei suoi ultimi giorni di vita”.

Un passaggio della ferrata dello Chétif sopra Courmayeur

Indimenticabili quelle vacanze insieme, lettera di Maria Vittoria Cirillo, 7 giugno 2018:
“L’ho letto tutto d’un fiato, e mi è piaciuto moltissimo […] in tanti passaggi mi sono commossa, in altri divertita […]. Ho ammirato la tua sincerità nel raccontare anche aspetti di te e della tua famiglia che normalmente si preferisce tenere nascosti, la tua lucidità nell’analisi, l’autonomia e il coraggio nelle idee e nelle scelte, la coerenza”.

La serenità, la misura, l’ottimismo e il coraggio, due lettere di Antonio Padoa Schioppa, in riferimento all’incontro svoltosi l’8 giugno 2018 al Centro dell’Incisione per la presentazione del libro:
“Nel capitolo della ‘restituzione dei benefici ricevuti’ vanno conteggiati anche  i rischi gravi che tu hai corso negli anni […]; e forse ancor più l’ostracismo non privo di punte acute  di acredine da parte di tanti colleghi,  intellettuali, politici e sindacalisti. Per resistere a queste offensive ricorrenti  mantenendo la serenità e la misura che sono le tue cifre di sempre ci voleva molto coraggio.”

L’incontro dell’8 giugno al Centro dell’Incisione

Don Lorenzo Milani e i licenziamenti, lettera di Cinzia Rigatti, ancora in riferimento all’incontro svoltosi l’8 giugno 2018 al Centro dell’Incisione per la presentazione del libro:
“[…] Non so se fosse più la magia di quel luogo, con la luce del sole al tramonto che filtrava tra il verde della vite canadese, o la magia di quel dialogo tra padre e figlia sulle cose che veramente contano nella vita; è un fatto che quell’atmosfera mi è rimasta piacevolmente impigliata nei capelli e a un giorno di distanza me ne resta l’incanto. […] Come cultrice appassionata degli scritti di don Lorenzo Milani, mi ha particolarmente interessato il discorso sulla sua reazione al licenziamento verificatosi nello stabilimento Pirelli che eravate andati a visitare durante la ‘gita di classe’ milanese della Scuola di Barbiana”. Segue la mia risposta.

Con Padre Acchiappati nella baita di Barmasc, lettera di Pietro Vigorelli, 11 giugno 2018:
“Sono andato, quasi in pellegrinaggio, a incontrarlo nella baita di Barmasc, in Val d’Ayas […]: mi ha fatto vedere la piccola baita in cui viveva, sistemata con sobrietà e con cura fin nei dettagli (un’unica stanza di quattro metri) […]”.

Ancora sulla tecnica del “cordone sanitario”, lettera di un collega avvocato milanese, che vede un po’ di vittimismo nel terzo “intermezzo” del libro, dedicato alla violenza politica. Gli rispondo: come indicare altrimenti la prassi politico-sindacale consistente nel mettere esplicitamente all’indice gli scritti di una persona, invitando a non leggerli e a non favorirne la diffusione, allo scopo dichiarato di evitare ogni possibile contaminazione? E di questa prassi propongo un esempio clamoroso.

Un libro che evidentemente vive nelle mani di chi lo legge, lettera dell’avvocato Giorgio Sandulli, a seguito della presentazione del libro alla “Sapienza” di Roma, il 20 giugno 2018:
“[…] Non era come se stessi leggendo, quanto piuttosto come se stessi ascoltando i racconti di mio padre o di mio nonno su momenti importanti di un contesto storico e sociale che ha condotto tutti noi dove siamo oggi. Singoli episodi e situazioni complesse che mi sono state progressivamente svelate quasi come in un dialogo ristretto tra me e il narratore.”

Il mare della Versilia, tra le chiome dei pini e quelle dei lecci

La storia di una famiglia, di un partito, di un Paese, lettera di Roberta Amelio, 27 giugno 2015:
“[…] Ho divorato il libro in tre sere […]  Mi ha emozionato tantissimo. La storia di una famiglia, di un Paese, di una collettività, di un partito… ma soprattutto la storia di un esercizio quotidiano (importante quanto complesso emotivamente): coltivare la Memoria per renderla presente […]”.

A caccia di profeti: Acchiappati, Turoldo, Milani, scambio di lettere tra Ugo Pellegri e la sorella Alda, comunicatomi il 26 giugno 2018, in riferimento al quinto capitolo del libro:
“[…] Padre Acchiappati apparteneva a quei personaggi, intelligenti, colti ma per niente allineati con la Chiesa di allora … era molto amato dai bambini che sapeva affascinare … Apparteneva a una famiglia molto ricca che ha regalato all’Istituto La nostra famiglia una casa molto bella a Capiago […]”.

Un libro destinato a diventare un classico, lettera di Azzurra Di Carlo, da Teramo, del 3 luglio 2018:
“[…] Romanzo familiare, romanzo di formazione, romanzo storico […] spero che riesca a ottenere il successo che merita […] per la capacità di fondere in maniera così efficace pubblico e privato, ‘piccole’ storie nella grande storia, anche non troppo lontana”.

Una boccata di aria fresca, che fa nascere qualche rimpianto, lettera di Silvia Pogliano, dalla Comunità di Villapizzone, del 5 luglio 2018:
“[…] Perché il sentimento dominante, alla fine di questa bella storia, è per me il rimpianto? […] Talvolta c’è bisogno di una boccata d’aria fresca di alta montagna: credo che la lettura del libro sia stata questo, una bella storia in cui si è accompagnati deliziosamente da uno dei protagonisti, tanto che alla fine non ci si sente quasi più degli estranei”.

Fare il giusto anche quando nessuno ti vede, lettera di Nicola Guadagni, 10 luglio 2018:
“Hai raccontato un mondo che è anche quello da cui siamo nati noi della generazione successiva, ma che noi potevamo solo intuire”.

Clara Sereni

… Grazie di averlo scritto, lettera di Clara Sereni, autrice de Il gioco dei regni, pervenuta il 10 luglio 2018:
“[…] del sindacato questo libro ora mi fa capire un po’ di più gli snodi, le distorsioni. […] Il rapporto con tuo padre mi ha molto ma molto commossa […] le pagine che raccontano il suo ultimo periodo, e la sua morte, sono – senza piaggeria – straordinarie […]”.

“C’è continuità o no tra il tuo passato e il tuo presente?”, è la domanda che mi pone Franco Bruni, caro amico d’infanzia, erede anch’egli di una “casa nella pineta” a pochi passi da quella di cui parla il libro e con molte valenze simili, dopo la presentazione  svoltasi il 13 luglio al Forte con la partecipazione di Maria Elena Boschi; tento una prima, problematica risposta.

Un libro che aiuta a liberarci dai sensi di colpa, lettera di Giuseppe (Pepe) Giolitti del 23 luglio 2018:
“[…] Un avvincente racconto diretto di una non comune esperienza di vita, con alcuni momenti a me noti ma anche con tante sorprese e scoperte […]”.

Un libro in cui ritrovo il mio passato, pur con tante differenze, lettera di Giambattista Garza, del 27 luglio 2018:
“[…] Me lo sono bevuto tutto con piacere, poiché riporta fatti, episodi e personaggi a me noti. […] Anch’io ho un passato che assomiglia al suo, pur con alcune differenze non secondarie; e mi ci sono ritrovato […]”.

Più che una buona lettura: una vera testimonianza di vita, lettera di don Gabriele Gioia, parroco di Cassano Magnago, pervenuta il 31 luglio 2018:
“[…] È stata per me una felice e piacevole lettura, istruttiva in tanti passaggi, ma soprattutto commovente nella parte finale […]”.

La vicenda del “cordone sanitario” raccontata nel libro, pià attuale di quel che può sembrare, lettera di Alessandro Di Stefano, pervenuta il 1° agosto 2018:
“[…] L’ho acquistato sopratutto per leggere dei suoi anni di collaborazione con il sindacato e con il Pci, ma mi sono ritrovato a sorridere e a commuovermi leggendo le pagine di straordinaria intimità di cui ha inteso rendere partecipi i lettori[…] “.

Una veduta di Monte Veglio, acquarello di Maria Eugenia Masini

Grazie per aver fatto chiarezza sugli anni ’70, lettera di Maria Eugenia Masini, pervenuta il 10 agosto 2018:
“[…] Avevo un grande bisogno di sentire finalmente una voce chiara, onesta, non di parte […] la mia generazione é cresciuta con l’idea che bisognasse essere di parte a prescindere […]”.

Uno di quei libri che vorresti non finissero mai, lettera di A. S. pervenuta il 25 agosto 2018:
“[…] Un libro splendido: per ogni pagina se non per ogni riga ci sarebbe lo spazio e la voglia per fare delle considerazioni e dei commenti […]”.

Padre Acchiappati sulla Testa Grigia (Val d’Ayas), 1952

“Lei ha parlato di Padre Giuseppe Acchiappati come nessuno, a mia conoscenza, lo aveva fatto prima, lettera (corredata da alcune foto inedite) di Gianantonio Acchiappati, nipote del sacerdote protagonista del capitolo “A caccia di profeti”, 9 settembre 2018:
“[…] Ho tratto dalla lettura del libro la certezza che in Italia esistono ancora delle forze vive, uomini e donne di gran valore e moralità, che possono imprimere al nostro Paese una nuova dinamica di cui oggi più che mai esso ha bisogno […]”.

Un libro prezioso per capire gli anni ’70 e ’80, lettera di Valentina Boanini pervenuta il 24 settembre 2018:
“[…] E in questo momento in cui portare avanti le idee in cui credo (per semplificare, quelle del Pd riformista) è una grande fatica, soprattutto nel dialogo con gli altri, questo libro è una fonte di fiducia che spinge ad andare avanti senza chiusure […]”.

“È un libro molto bello: devo elaborare la tristezza perché è finito”, lettera di M. C. pervenuta il 7 ottobre 2018:
“[…] È una autobiografia corale: ora mi ha fatto venire in mente la Passione di Matteo di Bach. Un periodare ampio e articolato, su più livelli, ma in cui non ci si perde mai; lo si rilegge non perché si è perso il filo, ma per riapprezzarne la stesura, la logica, l’intreccio di concetti o di immagini […]”.

Tramonto sulla spiaggia del Forte

Una storia autobiografica non facile, ma avvincente, lettera di Cesare Nicolini pervenuta il 30 ottobre 2018:
“[…] Sono stato preso dalla lettura fin dalle prime pagine […] dall’amore per il Forte […] dai racconti del rapporto con tuo padre nello studio di avvocati, che mi hanno ricordato i miei con tante, tante, analogie […] Non è facile intessere una storia autobiografica non breve e tenere avvinto il lettore […]”.

Nella vicenda di una famiglia mezzo secolo di storia d’Italia, lettera inviata da Angelo Elia ai propri amici, colleghi e conoscenti il 5 novembre 2018, in vista dell’incontro svoltosi due giorni a Milano, alla Libreria San Paolo, per la presentazione de La casa nella pineta:
“[…] Un magnifico libro, che è al tempo stesso un racconto autobiografico e una ricapitolazione degli eventi più importanti che hanno segnato il secolo passato […]”.

Gli anni ’50 e ’60 in Versilia, lettera di Adele Arsenio, pervenuta il 30 aprile 2019:
“[…] Tante storie vissute con molta intensità da generazioni di padri e figli e che si intrecciano in modo intenso. […] Il libro mi ha coinvolto particolarmente per le storie che si svolgono negli anni Cinquanta e Sessanta, periodo della mia giovinezza […]”.

Una storia del secolo scorso, ma fa ancora parte della nostra vita, lettera di Fabrizio De Longis, pervenuta il 9 agosto 2019:
“[…] Raramente si trova un libro capace come questo di coinvolgerti nella narrazione […] Un libro che ti ricorda che non sono solo fatti storici […] ti permette di mantenere un contatto vivo con chi in quegli anni ha scelto, creduto e lottato […]”.

“Non mi capitava da tempo di passare una notte su un libro”, lettera di Alberto Biarese, pervenuta il 21 settembre 2019:
“[…] Ho passato una giornata a divorare La casa nella pineta [… nel libro] ho visto scorrere la storia di una nazione, di una cultura, di un partito, ma soprattutto la storia di una famiglia e di un uomo di una taratura morale non comune […]”.

Una lettura capace di coinvolgere emotivamente gli adolescenti, lettera di Bruno Fogacci pervenuta il 1° ottobre 2019, in riferimento alla lettera di Alberto Biarese:
L’importanza di stabilire un dialogo con i ragazzi di oggi, perché non siano privati della conoscenza indispensabile della storia del secolo scorso.

Una chiarezza che stupisce, lettera di Giorgio e Silvana Grassi, pervenuta il 9 ottobre 2019:
“Capita, seppur di rado, di incontrare attraverso uno scritto persone sconosciute, che ti pare abbiano percepito e compreso i tuoi stessi pensieri esprimendoli con una chiarezza che stupisce: così in questo libro molte pagine ci hanno chiarito situazioni e valutazioni sul tema del lavoro che non eravamo riusciti a mettere a fuoco”.

Università Cattolica di Lviv (Leopoli) – L’edificio storico della Facoltà Humanities

Una “Barbiana” fatta università, lettera dell’economista Tommaso Reggiani, pervenuta il 10 dicembre 2019.
Da una curiosa coincidenza l’occasione per un’esperienza di “restituzione” didattica nel profondo est europeo ancora poverissimo e in bilico tra Occidente e Russia.

I ricordi fondativi per le nuove generazioni, lettera di A.C.V., lettrice romana, pervenuta il 16 febbraio 2020:
“[…] Pensare che i sentimenti tra le persone, l’amore per lo studio, la passione civile, le intelligenze, la riflessione personale possano essere condivise e tramandate all’interno del nucleo, e allo stesso tempo siano capaci di dialogare con il mondo, è la ragione principale per cui una famiglia ha ragione di esistere […]”.

“Quando un libro diventa una parte della tua vita”, lettera di Antonietta Longo Necchi pervenuta il 27 aprile 2020:
“[…] Devo ringraziare il covid-19 che mi ha regalato il tempo per leggere La casa nella pineta: mi sono emozionata molto in diversi passaggi, dalla morte di tuo padre all’incubo delle BR, al rapporto tra la tua famiglia e don Milani […] ho riso e pianto insieme al tema del suo allievo sulle ‘operaie senza testa’ della Siemens […]”.

Don Lorenzo Milani e le radici del terrorismo di sinistra, lettera di Gianfranco Pittini pervenuta il 19 luglio 2020 (con la mia risposta):
“L’avversione per i borghesi e i ricchi, se si toglie lo scudo del cristianesimo, non porta dritto dritto all’odio di classe, all’estremismo, ed eventualmente alla violenza?”.

Come è nata La casa nella pineta, Lettera (firmata per esteso) pervenuta il 24 novembre 2020 – Segue la mia risposta su come è nato il libro La casa nella pineta
“[…] All’origine voleva essere soltanto una raccolta, a beneficio dei nipoti, degli insegnamenti dei miei nonni e genitori su come si organizza una festa e si fanno star bene gli amici quando li si invita a casa propria; ma se si apre il vaso di Pandora dei ricordi è poi impossibile richiuderlo […]”.

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