OCCUPAZIONI CONTRO LA MANOVRA CHE PENALIZZA I GIOVANI? NON È UNA BUONA IDEA

La pratica delle occupazioni non è solo un vuoto rituale e un modo per fare vacanza o bisboccia: è soprattutto una pratica illegale e quindi diseducativa, che oltretutto ha deluso e allontanato dalla politica moltissimi ragazzi

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Lettera  del Gruppo di Firenze al quotidiano il Foglio, 5 ottobre 2018, a seguito dell’editoriale di Claudio Cerasa sul Foglio di due giorni prima, Occupare le scuole contro i nemici del nostro futuro, che riprendeva il  tema del mio editoriale telegrafico del 1° ottobre, Deficit al 2,4%: i giovani non hanno niente da dire?Segue la lettera di risposta che ho scritto a mia volta – Del Gruppo di Firenze v. anche, su questo sito, Per una scuola centrata sull’efficacia dell’insegnamento, del febbraio 2017,  Don Milani e il donmilanismo del maggio scorso
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Il Foglio, 3 ottobre 2018, prima pagina

Stimiamo tutti e due i proponenti e comprendiamo le loro preoccupazioni; ma non siamo d’accordo. La pratica delle occupazioni non è solo una “carnevalata”, un vuoto rituale e un modo per fare vacanza o bisboccia; è soprattutto una pratica illegale e quindi diseducativa, che oltretutto ha deluso e allontanato dalla politica moltissimi ragazzi, come sanno tanti docenti e dirigenti. Anche quando nel suo ambito si organizzano attività alternative varie per dare alla cosa una vernice di serietà, resta comunque un’interruzione di pubblico servizio, un’invasione di edifici altrui (checché ne vaneggi la Cassazione), una dilapidazione di denaro dei cittadini, una sopraffazione di minoranze (o maggioranze che siano) su chi vuole seguire le lezioni. Riabilitare, anche se pro tempore, le occupazioni per contrastare una manovra basata su deficit e debito accredita l’idea che l’importanza della causa giustifichi l’aggiramento delle leggi. Dobbiamo invece ricordare ai ragazzi, che hanno molti strumenti per farsi sentire: da internet ai tradizionali volantini, dai comunicati stampa alle lettere aperte. C’è poi il monte ore delle assemblee d’istituto, che potrebbero essere in parte accorpate per indire una giornata di discussione e di protesta invece che di occupazione. Ci sono infine i vari modi di manifestare il proprio pensiero nelle piazze e davanti alle sedi istituzionali. Tutto sta, appunto, nello scegliere la forma più efficace, ma rispettando le leggi e i diritti altrui.

Giorgio Ragazzini
a nome del Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità

LA MIA RISPOSTA

Cari amici, grazie di avermi inviato in anteprima la vostra lettera al Foglio, con il cui contenuto concordo pienamente.
Nel mio editoriale telegrafico del 1° ottobre non avevo affatto auspicato il ricorso alle occupazioni per protesta contro le scelte del Governo. Al contrario, avevo ribadito la mia critica a questa forma di mobilitazione. Avevo scritto, infatti, richiamando un articolo pubblicato sul Corriere della Sera di vent’anni or sono:

[…] Ho sempre criticato duramente questo rito stanco e vuoto, che continuo a considerare tale. Quest’anno, però, riconosco che un motivo forte e specifico per protestare – tutto sta nello scegliere la forma più efficace – i giovani in quanto tali lo avrebbero […]

Il giorno dopo, il Direttore del Foglio ha ritenuto di riprendere il tema del mio piccolo editoriale, trasformando in prima pagina il mio invito alla protesta (nella forma più opportuna ed efficace) in un invito all’occupazione delle scuole (v. la foto sopra).

Il Foglio, 4 ottobre 2018, pag. 2

Il giorno successivo il Foglio ha pubblicato  una mia intervista (v. foto qui a fianco), nella quale sono stato ben attento a non menzionare affatto l’occupazione delle scuole come forma di mobilitazione degli studenti da me auspicata. Ciononostante, forzando il mio pensiero, il titolo con cui l’intervista è stata pubblicata dal Foglio (sul quale non mi è stata data alcuna possibilità di controllo) mi ha attribuito un appello ai giovani affinché occupassero le scuole per protesta contro il Governo. L’ho subito fatto presente al giornalista che mi aveva intervistato, ma ormai il danno era fatto.
Sono molto dispiaciuto di quanto è accaduto, e considero molto opportuno il vostro intervento critico.
Con viva cordialità
Pietro Ichino

 

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