Quale spreco di denaro pubblico è più stupido di questo, generato soltanto dall’annuncio di misure di politica economica che si riveleranno subito non praticabili?
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Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 485, 1° ottobre 2018 – In argomento v. anche La cultura della spesa pubblica come variabile indipendente .
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Il solo annuncio nella nota di aggiornamento al DEF di un deficit al 2,4 per cento, triplo rispetto a quello previsto per il 2019 nel DEF del 2017, costerà subito molto caro agli italiani, in conseguenza dell’aumento dello spread e del prevedibile rialzo conseguente degli interessi sui mutui. I primi a pagare saranno le imprese e i privati meno abbienti, che al prestito devono ricorrere per l’acquisto della casa o di altri beni. Poi a pagare sarà lo Stato, che solo per effetto di questo annuncio inconsulto spenderà qualche miliardo in più di interessi sul debito. Il Governo parla molto di “lotta agli sprechi”; ma quale spreco di denaro pubblico è più stupido di questo, generato soltanto dall’annuncio di misure di politica economica che si riveleranno subito non praticabili? Una legge finanziaria che porti il deficit al 2,4 per cento non rientra nelle cose concretamente fattibili, innanzitutto perché ne conseguirebbe un aumento dell’indebitamento strutturale, in contrasto insanabile con l’articolo 81 della Costituzione. In secondo luogo perché essa violerebbe gli impegni assunti dall’Italia nei confronti dell’UE, generando uno scontro frontale con la Commissione Europea. Il Capo dello Stato ha già avvertito il Governo che, per entrambi questi motivi, la Costituzione gli vieterebbe di promulgarla. I due vicepremier giustificano questo annuncio folle sostenendo che si tratterebbe di un aumento di spesa pubblica capace di stimolare una crescita economica robusta; ma non dicono che il deficit verrebbe triplicato rispetto agli impegni assunti dall’Italia, per di più in funzione di un aumento non degli investimenti, bensì esclusivamente della spesa corrente: tale è infatti la maggiore spesa per redddito di cittadinanza e pensioni. E la spesa corrente non genera crescita.
Ma quelli che alla fine pagheranno dopodomani il costo maggiore sono gli adolescenti e i ventenni di oggi: a loro è dedicato l’altro editoriale telegrafico.
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