IL TALLONE D’ACHILLE DI MATTEO SALVINI

Il leader della Lega, alla rincorsa di un consenso diffuso ma volatile, rischia di perdere quello della propria base tradizionale, che vede ora con grande preoccupazione la prospettiva di un isolamento dell’Italia rispetto alla UE

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Editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 483 – Gli altri articoli e documenti sul tema del nuovo spartiacque fondamentale della politica mondiale sono raccolti nel portale dedicato al tema stesso
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Sull’immigrazione, tatticamente Matteo Salvini ha visto giusto: fare la voce grossa contro i disperati che arrivano dalla Libia raccoglie un consenso vasto anche in una parte dell’elettorato che non gli è tradizionalmente vicina: italiani del centro-sud, o che in passato hanno votato a sinistra. Ma sulla politica europea lo stesso vice-presidente del Consiglio sta rischiando – politicamente parlando – l’osso del collo: proprio la parte dell’elettorato che gli è tradizionalmente più vicina, quella padana che traina la crescita italiana e che con l’eccellenza dei propri prodotti sostiene l’export battendo la concorrenza internazionale, sta incominciando a mettere a fuoco il rischio mortale insito nella politica euroscettica del leader leghista. Soprattutto nel nord-est, ma non solo lì, gli imprenditori piccoli e medi si oppongono apertamente ai preannunci sconsiderati di abbandono da parte dell’Italia del sentiero stretto che conduce alla riduzione graduale del debito pubblico. E guardano con grande preoccupazione alla sfiducia crescente degli operatori finanziari (anche nostrani) nei confronti della finanza pubblica italiana. Questo è oggi il tallone d’Achille di Salvini: il protagonista più brillante della nostra politica nazionale attuale, inseguendo un consenso più ampio ma molto volatile, sta giocandosi il consenso dello zoccolo duro del proprio elettorato, consolidatosi nell’ultimo quarto di secolo. L’opposizione – che sia quella da destra di FI o quella da sinistra del Pd – deve evidentemente, per il bene del Paese, dedicare tutto il proprio impegno ad allargare questa crepa che si sta aprendo nel partito oggi politicamente più forte della maggioranza, tra il suo leader e la sua base più antica. La contrapposizione destra/sinistra tornerà centrale fra cinque o dieci anni; ma oggi la partita politica cruciale, in Italia come in tutti gli altri Paesi europei, è quella tra chi crede che l’integrazione nella UE costituisca l’unica soluzione possibile dei nostri problemi maggiori, e chi come Salvini è convinto che sia essa stessa, invece, la fonte maggiore dei nostri problemi.

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