“C’È CONTINUITÀ O NO TRA IL TUO PASSATO E IL TUO PRESENTE?”

È la domanda che, letto il libro, mi pone un caro amico d’infanzia, erede anch’egli di una “casa nella pineta” a pochi passi da quella di cui parla il libro e con molte valenze simili  – Tento una prima, problematica risposta

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Lettera di Franco Bruni, professore di economia politica all’Università Bocconi, pervenuta il 14 luglio 2018 a seguito della presentazione del libro
La casa nella pineta svoltasi a Villa Bertelli, al Forte dei Marmi – Segue una mia breve risposta – Gli altri commenti, interventi e recensioni su La casa nella pineta sono raccolti nella pagina web dedicata al libro
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La presentazione de “La casa nella pineta” al Forte, con Maria Elena Boschi e Piero Meucci

Caro Pietro, ieri alla Bertelli è stato bello. Maria Elena Boschi, bravissima, ha fatto un lungo e ricco giro del tuo libro, ben organizzato e senza appunti, ammirato e affettuoso. Tu hai parlato come sempre da maestro. La struttura variegata e affascinante del libro, mista di intimità e di politica, di ricordi lontani e di idee, di messaggi sempre attuali, è risaltata bene.

Ero molto preso dalla presentazione di un libro la cui lettura mi ha molto preso. Preso per tanti motivi che puoi immaginare. Perché anch’io ho una “casa nella pineta”, poco più a ponente e vicino al mare della tua. Perché l’acquisto di quella casa fu suggerito da tuo nonno a mio nonno, nei primi anni ’50. Perché sono stato compagno di classe di tua sorella, come lo furono le nostre madri, e professore di tuo fratello. Perché la tua seconda liceo aveva un muro in comune con la mia terza; sono stato il penultimo presidente dell’ASMA e tu l’ultimo: hai fatto cose più importanti del mio “Manzoni Show” ma hai usato i soldi che raccolsi con quello. Liceali più (tu) o meno (io) impegnati, da punti di vista diversi (le mie critiche erano riportate da … Nino Nutrizio su La Notte!) ci siamo esposti e opposti entrambi contro l’integralismo dei seguaci di Don Giussani.

Quanti ricordi! Il Tersite: mi convincesti, tramite le nostre madri, a scrivere un articolo contro le feste da ballo che andavano diffondendosi nella primissima adolescenza e che avevano il tuo gradimento; alla Capannina, anni dopo, io ballai molto mentre tu facevi cose serie, ma sul Tersite fui io a fare l’irregolare. Ero influenzato da una mamma anticonformista. Non che la tua fosse conformista! Ma le due amiche di scuola si facevan valere in modi diversi e a volte controversi. All’amicizia di tua madre mi sono rivolto in qualche occasione difficile ed è stata autorevole e generosa. Di tuo padre ricordo il fascino timido ma evidente, la voce affascinante e la passione per la guida, sulla Cisa di un tempo, durante qualche passaggio che mi dette da ragazzo fra Forte e Milano.

La tua vita, come quella della tua famiglia, ha avuto ed ha un frontale etico molto esposto, evidente, quasi violento. Oggi tu sei un maestro molto più allegro e dolce (soprattutto quando spieghi come non scivolare indietro con la bicicletta in salita sulle Apuane!), ma rimani maestro, ben al di là della cattedra, tramandi e traduci ancora l’esperienza di don Lorenzo. Hai testimoniato la tua Fede e le tue idee con continuità, coerenza e successo. Anch’io ho l’aria professorale e mia moglie, che è spiritosa e non professorale, mi ha appiccicato, con successo di pubblico, una definizione che Aldo Grasso ha usato per Bianca Berlinguer: portatore di onnicomprensiva gravezza dell’esistere. Ma testimonio con timida incertezza e sento che la mia deprecata ma inevitabile severità è più cromosomica e professionale, meno etica, meno utile e meno serena della tua. Anche per questo ho più voglia di superarla e indulgo a frivoleggiare. Il che fa poi ribellare la mia etica e sorgere sensi di colpa.

Franco Bruni

Dopo “il Manzoni”, abbiamo presto preso strade e modi molto diversi. Col passare degli anni le diversità si sono smussate e anche la lettura del tuo libro mi conferma che condividiamo molte idee, gusti, sensazioni, atteggiamenti mentali. Mi piacerebbe però trovare qualcosa da chiederti (ieri non era il caso) che si colleghi al libro e faccia emergere le nostre diverse esperienze: dai tuoi era ospite Don Milani, dai miei Malagodi e Montanelli (ma è vero che, in entrambe le case, gli ospiti interessanti eran poi molto variegati). Non so se ci riesco ma ci provo.

Per non dilungarmi troppo la metto così: la tua vita, il tuo libro – e anche alcune cose che hai detto ieri – paiono mettere molto in ombra il conflitto fra la radicalità etica di un vivere “comunista” e la flessibilità pragmatica della laicità liberale. Per volar più basso ed economicista: il contrasto fra la giustizia distributiva da raggiungere ex post, con la legge e/o la volontà caritatevole, e l’”eguaglianza dei punti di partenza” – intesa in senso non minimalista – cui mirano anche le tue riforme pragmatiche e liberali. Il contrasto fra l’impegno perché lo Stato sia anche etico e faccia dei giusti principi un vasto bene pubblico e l’idea che lo Stato sia essenziale e lasci alla forza di Francesca Pellizzi, alla generosità della nostra ospitalità, all’impeto privatissimo della nostra coscienza, il compito di “restituire” quanto abbiamo avuto con le nostre case nella pineta. In fondo, il ricorso di tua madre contro l’esproprio fu un atto tutt’altro che egoista e che avrebbe avuto la simpatia di mio padre, che era un liberale manzoniano cui l’eticità politica di tua madre non andava a genio.

Ho forse usato termini impropri per far più svelto. Ma la domanda sottesa è vera domanda, alla quale da tempo cerco risposta. Non sei l’unico amico che è passato da un impegno estremo nella sinistra sociale alla capacità di contribuire con pragmatismo alla costruzione di uno stato che si affidi a incentivi smart per far funzionare una cittadinanza data per egoista. Ma sei senz’altro quello che lo ha fatto in modo più radicale, pubblico, fruttifero. Ti chiedo se, guardando indietro e riguardando il tuo libro, riscontri punti di vera discontinuità, se fra la tua politica e il tuo privato c’è oggi un rapporto diverso da quello che c’era un tempo. E ti chiedo se in questa evoluzione vedi anche torti e ragioni o se la vivi per quello che è ed è stata, per te e per “la sinistra”, per la nostra società che evolve e non ci spiega i come e i perché della sua complessa chimica organica.

Proprio dopo la maturità al Manzoni mi ero allontanato dalla religione. Mi sono riavvicinato solo quando qualcuno mi ha spiegato che Cristo è stato un campione di laicità (anche a te, ricordo, è capitato di scriverlo per spiegarti). Con questa convinzione oggi apprezzo o, almeno, digerisco, anche il linguaggio rituale più barocco della Chiesa. Già, ma mi domando: che farebbe Cristo se fosse oggi “al governo” della Repubblica? A te domando meno: se nel tuo impegno politico hai cambiato o no, con qualche trauma, la visione dei tuoi rapporti fra etica e Stato. Nel tuo libro sembra che tutto si sia svolto con naturalezza, che preso del nuovo senza ripudiare l’antico. Può darsi, ma ti domando conferma. Un abbraccio

Franco

Tento una prima risposta a caldo, troppo sintetica, comunque molto problematica. Di primo acchito sarei portato a dire che il solo elemento di continuità nella mia esistenza è la passione per la montagna e l’amore per la casa nella pineta. Poi, però, devo aggiungere un’altra cosa che ho sempre sentito dentro e che perdura: una passione per dire le cose come stanno, anche controcorrente, senza preoccuparmi troppo delle conseguenze per la mia parte; anzi, un gusto particolare per l’andare controcorrente tra i compagni di strada che di volta in volta mi sono scelto in questo sento ancora lo spirito di cinquant’anni fa. Tutto il resto è cambiato molto. Il mio modo di guardare alla politica in generale: più passa il tempo – faccio fatica a confessarlo in questo momento politicamente drammatico – meno tendo a considerla decisiva per le sorti del Paese. Il mio modo di guardare alla contrapposizione destra/sinistra: oggi non la vedo più come lo spartiacque fondamentale, soppiantata in questo ruolo strutturale dalla contrapposizione tra fautori della società aperta e sovranisti. È cambiato persino il mio modo di cercare nell’eredità biblica il senso profondo della vita: tendo ad allargare quell’eredità dalla Bibbia a molta altra parte della storia dell’umanità nell’ultimo secolo; anche a una parte che con la Chiesa cattolica ha poco o nulla a che vedere. Con questo non pretendo di avere risposto compiutamente alla domanda di Franco: devo rifletterci ancora a fondo.    (p.i.)

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