La fotografia di una rara borghesia illuminata e solidale del Nord, che ha saputo abbracciare un socialismo riformista né isterico né palingenetico
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Recensione de La casa nella pineta a cura di Andrea Di Consoli, pubblicata su Il Sole 24 Ore del 17 giugno 2018 – Le altre recensioni del libro, insieme a documenti e commenti, sono raccolti nella pagina a esso dedicata .
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Una storia famigliare, certo; ma soprattutto un’autobiografia che fotografa una rara borghesia illuminata e solidale del Nord che ha saputo abbracciare un socialismo riformista né isterico né palingenetico. Con La casa nella pineta. Storia di una famiglia borghese del Novecento (Giunti, 420 pagg., € 18) Pietro Ichino – giuslavorista e politico “eretico” – ha inteso riannodare i fili della propria esperienza umana, professionale e politica, spiegando come, pur figlio della ricca borghesia milanese, sia giunto su posizioni comuniste, benché “miglioriste”. Tra i tanti episodi che Ichino racconta, ce n’è uno determinante. È il 1962, e la famiglia Ichino riceve la visita di don Lorenzo Milani, il quale, rivolgendosi al giovane Pietro, all’epoca tredicenne, lo ammonisce – indicando il benessere e la ricca libreria della loro casa – con parole severe e indelebili: “Per tutto questo non sei ancora in colpa; ma dal giorno in cui sarai maggiorenne, se non restituisci tutto, incomincia a essere peccato”. Da quel momento l’impegno politico diverrà per Ichino una scelta di vita, anche se l’attenzione rivolta alle “classi subalterne” non sarà mai subordinata all’ideologia operaista, della quale sarà vittima come parlamentare e come giuslavorista.
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