CON PADRE ACCHIAPPATI NELLA BAITA DI BARMASC

“Sono andato, quasi in pellegrinaggio, a incontrarlo nella baita di Barmasc, in Val d’Ayas […]: mi ha fatto vedere la piccola baita in cui viveva, sistemata con sobrietà e con cura fin nei dettagli (un’unica stanza di quattro metri) […]”

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Lettera di Pietro Vigorelli pervenuta l’11 giugno 2018 – Gli altri commenti, recensioni e interventi su
La casa nella pineta sono raccolti nella pagina dedicata al libro  .
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Caro Pietro, anch’io ho letto tutto d’un fiato il tuo libro scoprendo tra l’altro una tua dote inattesa: sai scrivere proprio bene! Poi ho scoperto l’importanza della tua tappa da sindacalista, con tante difficoltà e soddisfazioni che non conoscevo.

A partire dagli anni sessanta sono stato un po’ a lato e un po’ vicino alla tua storia personale: gli incontri a Rinascita cristiana delle nostre mamme, le feste, gli incontri e i dibattiti promossi da Francesca per noi giovani ginnasiali e liceali, una vacanza a Courmayeur con Marzia Guadagni che faceva da Capo-casa.

Ricordo in particolare una serata a commentare la Vita di Galileo di  B. Brecht con la regia di G. Strehler che avevamo visto insieme al Piccolo (era il 1962!). Per me è stata un evento importante che mi ha aperto un mondo di pensiero.

A casa tua ho sentito parlare per la prima volta di Don Milani e ho capito come un incontro e un’idea forte possano arricchire e indirizzare una vita.

Padre Giuseppe Acchiappati

Oltre alle pagine su don Milani mi sono interessate moltissimo quelle su Padre Acchiappati, sulla sua arte di ascoltare e di consigliare. Anch’io in un pomeriggio estivo sono andato, quasi in pellegrinaggio, a incontrarlo nella baita di Barmasc, in Val d’Ayas, e ricordo come abbiamo passato insieme alcune ore: mi ha fatto vedere e apprezzare la piccola baita in cui viveva, sistemata con sobrietà e con cura (vorrei dire con amore) fin nei dettagli, poi mi ha mostrato il piccolo cesso posto su uno sgangherato balconcino di legno: era costituito da un asse col buco che dava nel vuoto sul prato sottostante. Dopo l’ispezione alla baita (un’unica stanza di quattro metri) ci siamo stesi su un pendio erboso, io gli portavo i miei problemi, lui ascoltava, mi faceva qualche domanda per capire meglio e solo alla fine mi ha dato tre consigli, con poche e chiare parole. Ma non è finita solo con la chiacchierata. Siamo anche andati nella baita di fianco alla sua, con la stalla per le vacche, e un vecchio amico pastore ha preso un po’ di latte appena munto, ha aggiunto un po’ di caglio, lo abbiamo scaldato a bagnomaria e… ne è uscita una formaggella che abbiamo gustato insieme. A dare valore a quel pomeriggio ci sono state le parole, ma c’è stato anche lo stare insieme, il fare, l’incontrare, il condividere.

Don Milani era capace di trasmettere lo slancio vitale, Padre Acchiappati di indirizzarlo e farlo fruttificare. Sono due figure che mi fanno riflettere sull’importanza degli incontri nella costruzione della persona, nel diventare quello che siamo.

Anche tua mamma è stata un faro, fino all’ultima volta in cui le ho parlato, già vedova e anziana ma ancora piena di passione. Vedendomi, mi ha detto: incontratevi, parlatevi, facendo riferimento a noi della generazione successiva. Era una specie di testamento che riassumeva uno dei suoi motivi di vita: creare occasioni di incontro e di impegno, aprire orizzonti.

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