Come indicare altrimenti la prassi politico-sindacale consistente nel “mettere all’indice” gli scritti di una persona, invitando a non leggerli per evitare ogni possibile contaminazione?
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Lettera di un collega avvocato milanese pervenuta il 12 giugno 2018 – Segue la mia risposta – Le altre lettere, commenti, interventi e recensioni de La casa nella pineta sono raccolte nella pagina web dedicata al libro .
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Caro Ichino, leggo nel tuo libro alle pagine 323 e seguenti un capitoletto su “la tecnica del cordone sanitario” che lamenti esserti stata applicata negli anni passati da “una parte della sinistra politico-sindacale”. L’unico esempio concreto che fornisci del modo in cui questa tecnica si sarebbe estrinsecata (pagina 325) è quello dei sei sindacalisti della Cgil di Ferrara che strapparono la tessera del Pd per protesta contro la presidente della Provincia che ti aveva invitato a tenere la relazione introduttiva a un convegno su temi sindacali. Non ti sembra un po’ pochino, per sostenere la tesi dell’isolamento a cui saresti stato sottoposto? Questi ultimi dieci anni in cui sei stato in Senato ti sono parsi anni di isolamento? Non ti sembra che qui ci sia un po’ di vittimismo da parte tua? Non te la prendere: ora, se vuoi, puoi aggiungere questo mio messaggio al tuo cahier de doléance. Con amicizia nonostante le molte e profonde divergenze.
(messaggio firmato da un un collega avvocato milanese)
Nella prima stesura del libro, che ha poi dovuto essere tagliata di oltre un terzo per essere ricondotta nel limite delle 400 pagine, avevo dato conto – oltre che dell’embargo totale imposto contro di me dalla Rivista Giuridica del Lavoro, edita dalla Cgil, dove da anni non viene mai (non dico pubblicato, ma) neppure menzionato in nota uno solo dei miei scritti in materia di diritto del lavoro – anche di un altro episodio nel quale la tecnica del “cordone sanitario” nei miei confronti si è manifestata in modo molto impressionante. Il 20 febbraio 2006 il responsabile dell’Ufficio giuridico della Cgil nazionale diffuse alle strutture della Confederazione, rendendola pubblica in rete, una circolare che metteva esplicitamente al bando i miei scritti e in particolare il libro A che cosa serve il sindacato, tutti indicati come strumenti di una insidiosa campagna di stampa, nientemeno, contro la Cgil stessa. Cito testualmente da quella circolare:
Trattasi di un vero e proprio attacco, tanto più insidioso quanto più portato avanti con strumenti di larga diffusione in vasti strati sociali, come articoli scritti sulla prima pagina di quotidiani come il Corriere della Sera e come il libro pubblicato dalla Mondadori […]. L’insidia è poi acutizzata dalla autorevolezza accademica, dalla pacatezza dei toni, dalla ampiezza delle argomentazioni, dalla presunta neutralità della scienza, dall’ “aura” tecnocratica […] Il tutto contando sulla presunta impreparazione dell’uditorio ad affrontare o sostenere l’impatto di tanto sapiente costruzione”.
Citavo poi i molti episodi di miei inviti a parlare a Festival de l’Unità misteriosamente cancellati “per motivi organizzativi”, e altri analoghi segni di disagio, a sinistra, anche solo per il confronto con le mie tesi. Al dunque, la redattrice che mi ha assistito nella messa a punto del testo definitivo del libro da licenziare per la stampa ha ritenuto che fosse sufficientemente emblematico l’episodio dei sei dirigenti sindacali della Cgil ferrarese che avevano stracciato la tessera Pd per marcare il proprio rifiuto della scelta di un esponente del partito di affidarmi la relazione introduttiva a un convegno: nel libro è dunque rimasto solo questo. Ma la sostanza del messaggio è sempre, esplicitamente, la stessa: “un bravo militante della della sinistra politica e sindacale con quello lì non deve neanche discutere; le sue idee vanno rifiutate prima che vengano discusse, per evitare ogni possibile contaminazione”. Non riesco a trovare, per indicare questa prassi politica, un termine più appropriato di “tecnica del cordone sanitario”. (p.i.)
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