IDENTIKIT DELLA “FIGURA TERZA AUTOREVOLE” CHE CI OCCORRE

Per essere “terza”, non deve essere troppo politica; ma dovrà pur sempre avere un minimo indispensabile di competenza politica

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Editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 477, 7 aprile 2018.
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A seconda che il Capo dello Stato intenda porre l’accento sulla necessità costituzionale dell’adempimento degli obblighi dell’Italia nei confronti dell’Unione Europea, o che egli intenda invece perseguire un obiettivo più ambizioso, quale quello di una “transizione costituzionale” sulla quale in Parlamento possa determinarsi un consenso molto ampio, la sua scelta della figura “terza” autorevole cui affidare l’incarico di formare il nuovo Governo cadrà, rispettivamente, su di un/a economista di eccellente reputazione internazionale, oppure su di un/a costituzionalista o gius-pubblicista molto affidabile, sul/la quale non ci siano veti da nessuna delle tre parti. Il Presidente Mattarella dovrà tuttavia curare che la persona prescelta, oltre che dell’eccellenza nel proprio campo, sia dotata anche di un minimo indispensabile di capacità di comunicazione, nonché di conoscenza dall’interno dei rapporti tra i partiti e del funzionamento delle istituzioni; che è quanto dire un minimo indispensabile di competenza politica. Senza la quale l’opera difficilissima di ricostruzione del tessuto democratico al vertice del Paese sarebbe destinata a fallire. In altre parole, il Presidente non dovrà concedere troppo al luogo comune secondo cui le risorse migliori per il governo del Paese sono quelle che si attingono direttamente “dalla società civile”, ovvero dal ceto degli imprenditori e manager, o degli studiosi, o dei liberi professionisti, senza ulteriori filtri. Tra i nomi che sono circolati in questi ultimi giorni sulla stampa figurano sia persone dotate del minimo indispensabile di competenza politica di cui si è detto, sia persone che non ne sono dotate affatto. Queste ultime, se per avventura collocate a Palazzo Chigi, o al vertice di un qualsiasi dicastero, sarebbero destinate a essere ostaggio dell’alta burocrazia ministeriale. Anche nelle fasi di emergenza, quel minimo di competenza politica di cui si è detto è un ingrediente indispensabile per qualsiasi democrazia che ambisca a essere capace di rigenerare se stessa.

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