Se le nuove apparecchiature adottate a Livorno consentono l’osservazione a distanza dell’operato degli addetti in tempo reale, il loro utilizzo deve essere concordato con le rappresentanze sindacali o autorizzato dall’Ispettorato
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Intervista a cura di Giulio Gori, pubblicata dal Corriere Fiorentino il 14 aprile 2018 – In argomento v. anche Il braccialetto Amazon: i falsi problemi e quelli veri
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Quando scoppiò il caso Amazon, in molti accusarono il Jobs Act di aver aperto la porta al controllo automatizzato dei lavoratori. Lei negò questa relazione; per quale motivo?
Perché la riforma del 2015 si è limitata a escludere un obbligo per le imprese di contrattazione preventiva con le rappresentanze sindacali aziendali su strumenti ordinari di lavoro come il pc, il cellulare o il gps sulle autovetture. Prima del 2015 nessun sindacato si era mai sognato di pretendere la contrattazione preventiva per l’utilizzazione in azienda di questi strumenti. La nuova norma si è limitata ad aggiornare l’articolo 4 dello Statuto, che era stato varato quando nelle aziende non c’erano neanche le fotocopiatrici. Se il bracciale di Amazon è consentito oggi, lo sarebbe stato anche prima del 2015; e viceversa.
Nel caso di Livorno, il Jobs Act in qualche modo c’entra?
Non conosco da vicino il funzionamento del nuovo apparecchio utilizzato dall’azienda incaricata del servizio di svuotamento dei cestini. Ma una cosa è certa: se il suo utilizzo è legittimo in base alla norma oggi in vigore, esso sarebbe stato legittimo anche prima. La nuova norma si limita a dire che non è necessaria la contrattazione preventiva per usare un pc o un cellulare, che sono strumenti di lavoro di uso comune; ma se si introduce un apparecchio con funzioni organizzative particolari, dal quale possa derivare anche un controllo a distanza della prestazione in tempo reale, questo è soggetto a contrattazione preventiva oggi come lo era in precedenza. L’impresa, poi, è comunque sempre vincolata al rispetto di tutte le misure poste a protezione della privacy e della dignità dei lavoratori, come degli altri cittadini.
Un sindaco Cinque Stelle autorizza il controllo automatizzato sui lavoratori che operano per un’azienda legata a una municipalizzata. E rivendica che lo ha fatto per aumentare la qualità di un servizio pagato dai cittadini. A suo giudizio fa bene?
Fa benissimo: è il suo mestiere, al servizio della cittadinanza. Si tratterà di vedere se le apparecchiature utilizzate dall’impresa appaltatrice rientrano fra quelle soggette all’obbligo di contrattazione preventiva, o all’autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro, oppure no, a norma del nuovo articolo 4 dello Statuto. Se sono soggette, il sindaco dovrà ovviamente esigere che l’impresa appaltatrice adempia quest’obbligo, e in caso di rifiuto di accordo da parte delle rappresentanze sindacali ottenga l’autorizzazione dell’Ispettorato.
Basta l’assenza del gps per non parlare di controllo a distanza del lavoratore? Dopo tutto, si sa dove sono i cestini svuotati e in quale orario.
Un apparecchio che servisse per il puro e semplice controllo a distanza “in diretta” di quel che fa il lavoratore sarebbe vietato oggi, come lo era prima del 2015. Se invece l’apparecchio in questione – che non è uno strumento ordinario di lavoro – ha una sua ragion d’essere organizzativa diversa, come per esempio quella di aiutare gli addetti a evitare di saltare un cestino nel loro giro, ma potrebbe essere anche utilizzato per un controllo a distanza in tempo reale, allora occorre l’accordo sindacale preventivo, che regoli adeguatamente le modalità di utilizzo del sistema. In caso di mancato accordo, l’impresa dovrà chiedere l’autorizzazione all’Ispettorato.
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