Risposta al candidato pentastellato al ministero del Lavoro, che propone il ripristino del vecchio regime della job property
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Dichiarazione pubblicata dall’agenzia Adn Kronos il 6 aprile 2018 – In argomento v. anche il primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 475 .
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La riforma del 2015 ha allineato il nostro diritto del lavoro e il nostro tasso di contenzioso giudiziario in materia di lavoro rispetto agli ordinamenti dei maggiori Paesi europei, eliminando uno dei vecchi ostacoli all’afflusso di investimenti esteri in Italia; ma non ha affatto ridotto la sicurezza dei lavoratori: in particolare, non ha determinato un aumento significativo della probabilità di essere licenziati. Ripristinare l’articolo 18 anche per i nuovi assunti, come oggi proposto dal prof. Tridico, avrebbe il solo effetto di ridurre l’affidabilità del nostro Paese per gli investitori e quindi frenare l’aumento in atto della domanda di lavoro. Non è un caso che questa proposta non fosse contenuta nel programma elettorale del M5S e non sia mai stata enunciata dal leader del movimento Luigi Di Maio, il quale, al contrario, ieri all’uscita dalla consultazione con il Capo dello Stato si è sentito in dovere di collocarsi su una linea di continuità rispetto all’impegno europeista dell’Italia. Sta di fatto, comunque, che nessuna delle forze politiche cui il M5S si rivolge come potenziali alleate di governo, tranne LeU, sarebbe disponibile per questo ritorno al vecchio regime di job property, che non esiste in alcun altro Paese al mondo.
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