Se la libertà di rispondere o no alla chiamata impedisce la qualificazione della prestazine come subordinata, occorre ragionare su come estendere a questo lavoro uno standard retributivo minimo universale e come garantire la necessaria protezione pensionistica e antinfortunistica
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Articolo di Dario Di Vico pubblicato sul Corriere della Sera il 18 febbraio 2018 – In argomento v. anche le slides della mia presentazione del disegno di legge n. 2934/2017 (ivi anche il link al testo del disegno di legge stesso) .
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Il dibattito sulle tutele da introdurre a favore di rider ha subito negli ultimi mesi una battuta d’arresto ma la necessita’ di arrivare a un punto fermo resta e lo testimoniano gli scioperi che comunque continuano. L’ultimo a Bologna ha riguardato i ciclisti di Glovo mobilitati contro la riduzione della paga minima da 6 a 4 euro. Il primo nodo riguarda la definizione giuridica: i fattorini sono lavoratori dipendenti o autonomi? La stessa domanda si pose alla fine degli anni ‘80 per i pony express di allora e la Cassazione nel ‘92 riconobbe che dove c’è libertà di rispondere alla chiamata non c’è vincolo assoluto di subordinazione. E questa condizione la si ritrova anche oggi: se piove un fattorino può scegliere di non presentarsi al lavoro oppure al contrario di andare e incassare il “supplemento pioggia”. Nei mesi scorsi il senatore Pietro Ichino aveva presentato in Parlamento un disegno di legge che propone due strade. La prima passa per la creazione di cosiddette umbrella company ovvero associazioni come Smart.it (che esiste in diversi Paesi compresa l’Italia) che svolgono una funzione di assistenza mutualistica ai giovani e si incaricano di dare continuità contributiva, la seconda il riconoscimento ai ciclisti di alcune tutele essenziali per il lavoro autonomo combinate con la fissazione di un salario minimo. Il progetto Ichino non è andato avanti per l’interruzione della legislatura ma rimane a disposizione del prossimo Parlamento. Sempre nei mesi scorsi c’è stata un’altra novità: in sede di conclusione del contratto nazionale di lavoro del trasporto Cgil-Cisl-Uil hanno inserito l’impegno a regolamentare il lavoro dei rider. Le organizzazioni datoriali hanno avanzato successivamente delle riserve di merito e l’iter si è bloccato. I sindacati però non hanno intenzione di mollare e nelle prossime settimane si dovrebbe arrivare a una decisione. In campagna elettorale, infine, il tema delle tutele per i rider non ha incontrato grande interesse. Il Pd però ha inserito nel programma il salario minimo da fissare per legge “per combattere i lavori sottopagati”, l’ipotesi non è vista con favore dai sindacati che temono una sorta di “concorrenza” con i contratti nazionali di lavoro.
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