I rischi di una patologia della democrazia rappresentativa, aggravata dalle scelte della Corte costituzionale in materia di leggi elettorali
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Lettera di Antonio Padoa Schioppa, già preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, 8 gennaio 2018 – Segue la mia risposta – In argomento v. anche la mia intervista al Foglio su I meriti e gli sbagli di Renzi e l’intervista di Giorgio Tonini al quotidiano Il Dolomiti .
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Caro Pietro,
dopo aver letto con piena adesione i tuoi editoriali e le lucide interviste di Tonini, mi pongo, una volta di più, una domanda.
Come è possibile che non conti nulla o quasi, nelle decisioni di voto dei cittadini per la prossima legislatura. l’opera di governi che hanno permesso e promosso l’uscita dell’Italia dalla crisi e conseguito risultati innegabilmente positivi sulla crescita, sull’occupazione, sui diritti civiili e su altri versanti, inclusa la politica migratoria? A sua volta, la decisa scelta pro-europea del PD, ora fortunatamente corretta da alcuni errori di prospettiva, dovrebbe costituire uno spartiacque decisivo: anche perché la maggioranza degli elettori è ancora sempre pro-europea.
Se tale riconoscimento non ci sarà, avremo la conferma di una vera patologia della democrazia rappresentativa, patologia ovviamente resa molto più grave per le scelte della nostra Corte costituzionale in materia di leggi elettorali: scelte che sembrano ignorare che una democrazia strutturata in modo tale da renderla incapace di assolvere, con il voto, il compito di promuovere un governo è condannata al fallimento. Non è più democrazia.
Pur tenendo conto di questo, ugualmente mi chiedo come sia possibile che il voto non premi adeguatamente chi ha ben governato.
Si dirà: questa patologia è ormai presente in molte democrazie oggi: basti pensare agli USA. E i media contribuiscono, eccome.
Tuttavia la domanda permane. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, in particolare tu stesso e Tonini (che mi auguro vivamente, nell’interesse dell’Italia, veniate sollecitati a ricandidarvi ! ! Poi deciderete voi, ma il PD dovrebbe chiedervelo).
Quali possono essere le strategie per ricostituire un rapporto sano tra elettori ed eletti; e tra eletti e governo? Della democrazia rappresentativa, pur con tutte le integrazioni di una democrazia partecipativa, non si può fare a meno, checché ne dicano taluni autorevoli politologi che (a torto, secondo me..) la contrappongono alla democrazia costituzionale dei pesi e contrappesi tra poteri. E neppure dei partiti si può fare a meno, mi pare.
Naturalmente contano le procedure di selezione dei candidati, ma anche su questo fronte il PD è messo certamente meglio dei sui competitori.
Scusa per questo lungo messaggio, con un caro saluto,
Antonio
Caro Antonio,
concordo con te nel giudizio negativo sull’orientamento espresso in questi ultimi anni dalla Consulta in materia elettorale, che sembra affermare una sorta di necessità costituzionale del sistema proporzionale, così sacrificando del tutto l’esigenza della governabilità a quella della rappresentatività del Parlamento. Sono sempre più convinto della necessità – riaffermata ultimamente dall’assemblea nazionale di LibertàEguale a Orvieto, sulla base di una relazione di Stefano Ceccanti – di una riforma costituzionale ed elettorale alla francese: speriamo che nella prossima legislatura si possa riprendere questo discorso. Per altro verso, sarebbe compito della buona politica raccogliere il consenso sulle cose giuste da fare, anche quando questo costringe ad andare controvento, a rischiare l’impopolarità. Spero che il Pd sappia correggere – mi sembra che lo stia facendo incisivamente in queste settimane – alcuni errori commessi in questi ultimi mesi e sappia soprattutto valorizzare il molto di buono che ha saputo spremere da una legislatura di cui tutti al suo inizio pensavano che fosse nata morta.
Quanto al motivo della non ricandidatura, Giorgio Tonini lo ha già esplicitato in modo esemplare nella prima delle sue due interviste a cui ti riferisci. Anch’io ho raggiunto il limite delle tre legislature piene; ma, soprattutto, in questa fase della politica nazionale e della mia vita personale sono convinto di poter continuare a fare politica più efficacemente tornando al mio ruolo precedente di studioso e di opinionista. Grazie, comunque, anche da parte di Giorgio, per quanto scrivi a me e a lui a questo proposito.
Pietro