Gli sviluppi della Brexit mostrano che il costo dell’uscire è molto, ma molto maggiore dei costi del rimanere membri del club: donde la possibilità per la Commissione di richiamare severamente all’ordine i Governi nazionalisti e illiberali di Ungheria e Polonia senza temere risposte centrifughe
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Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 462, 11 dicembre 2017 – In argomento v. anche l’editoriale telegrafico del 23 giugno scorso, Brexit: un anno dopo appare più appealing il remain, e il secondo editoriale telegrafico di oggi, Ora chi può davvero picchiare i pugni sul tavolo è Junker
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Il primo round dei trattati per la Brexit si è concluso con un esito clamoroso: il Regno Unito ha dovuto accettare quasi per intero le condizioni poste da una UE straordinariamente compatta, su tutti i punti all’ordine del giorno. Compreso l’impegno a mantenere il proprio ordinamento ancora per molti anni conforme a quello della UE, pur senza poter più influire sul suo contenuto. Il tutto, poi, per poter accedere a un secondo round che si concluderà con una serie di centinaia di impegni, in larga parte ripetitivi di quelli ai quali il Regno Unito è già oggi vincolato in quanto ancora membro dell’Unione. Questo esito segna una svolta di grande rilievo nella politica europea: perché conferma che non solo per la piccola e debole Grecia e per l’ancor più piccola Catalogna l’uscita dall’UE costituisce uno spauracchio tale da far cambiare idea anche a maggioranze che la avevano formalmente votata; ma anche per il potente e orgoglioso Regno Unito l’uscita è possibile solo se è quasi… “per finta”. Da questa vicenda esce dunque, almeno per ora, rafforzato il governo dell’Unione: solo un anno fa si parlava ancora di una UE a rischio di sgretolamento; oggi, si constata che il costo dell’uscire è molto, ma molto maggiore dei costi del rimanere membri del club. Questo consente al Governo dell’UE di essere molto più esigente nei confronti degli Stati membri riottosi.
I primi a farne l’esperienza potrebbero essere la l’Ungheria di Viktor Orbàn e la Polonia di Beata Szydło, che oggi si distinguono per pulsioni nazionaliste con coloriture illiberali incompatibili con il diritto europeo. Oggi la Commissione Europea può aprire nei loro confronti procedure di infrazione per “reati comunitari” molto gravi, come la negazione di diritti fondamentali o la violazione plateale della libertà di circolazione. Nella consapevolezza che una riesumazione del fascista “me ne frego” costituirebbe un’opzione molto problematica sia per il Governo Orbàn, sia per il Governo Szydło: oggi, a differenza di ieri, tutti toccano con mano quanto costa uscire dalla UE.
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