Se persino il Regno Unito deve chinare la testa davanti al Governo UE, per timore di una “hard Brexit”, questo toglie ogni credibilità a tutti i piccoli e grandi populisti del continente che predicano l’uscita dalla UE o il “picchiare i pugni sul tavolo” a Bruxelles
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Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 462, 11 dicembre 2017 – In argomento v. anche l’editoriale telegrafico del 13 novembre scorso, Perché gli elettori non vanno a votare .
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Nell’altro editoriale telegrafico di oggi abbiamo visto come dal primo round dei negoziati per la Brexit il Governo britannico esca perdente su tutti i capitoli della trattativa, perché non può permettersi la prospettiva di una “hard Brexit”. Se questo timore costringe persino il grande e orgoglioso Regno Unito a chinare la testa davanti al Governo UE, questo toglie ogni credibilità a tutti i piccoli e grandi populisti del continente che predicano l’uscita dalla UE o il “picchiare i pugni sul tavolo” a Bruxelles per alleggerire le condizioni oggi imposte a chi vuol continuare a far parte del club. La vicenda della Brexit dovrebbe dunque indurre a una profonda riflessione tutte le forze politiche italiane, e soprattutto i loro elettori. Chi intende votare M5S, Lega, Fratelli d’Italia, oppure quella che Luca Ricolfi chiama la “sinistra purosangue”, dovrebbe prendere atto che i rispettivi programmi fondati sull’insofferenza verso i vincoli europei e tendenti a scrollarseli unilateralmente di dosso hanno una possibilità di tradursi in scelte effettive di governo molto vicina allo zero. Anche gli elettori di Forza Italia devono rendersi conto che i discorsi di Berlusconi e Brunetta sulla “seconda moneta” da utilizzare, a fianco dell’euro, per finanziare le loro promesse di pensioni minime a 1000 euro, soppressione dell’IMU pure sulla seconda casa, e via fantasticando, sono parole al vento: perché presupporrebbero puramente e semplicemente una catastrofica uscita dell’Italia dall’euro. Stupisce che possa essere una forza politica aderente al Partito Popolare Europeo, il partito di Angela Merkel e Jean-Claude Juncker, a proporre una sciocchezza di questo genere. Se davvero si vuole migliorare l’impianto dell’UE, la sola strada per farlo è sedersi da protagonisti, con Macron e Merkel, al tavolo sul quale già ora si incomincia a ridisegnarne i lineamenti; ma l’unico modo per farlo è rispettare le regole che insieme agli altri partner ci siamo dati. Renzi lo ha capito: infatti ha finalmente accantonato la parola d’ordine del “tornare a Maastricht”, che avrebbe significato farsi escludere da quel tavolo.
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