INCENTIVARE LA PROSECUZIONE VOLONTARIA DEL LAVORO OLTRE L’ETA’ DELLA PENSIONE

DAL PROLUNGAMENTO VOLONTARIO DEL LAVORO PER COLORO CHE SUPERANO I 60 ANNI POSSONO TRARRE BENEFICIO I LAVORATORI, LE IMPRESE E L’INTERA COLLETTIVITA’. E IL LAVORO DEGLI ANZIANI NON PREGIUDICA AFFATTO LA DOMANDA DI LAVORO GIOVANILE
Intervista a cura di Giorgio Pogliotti, pubblicata sul Sole 24 Ore il 4 agosto 2009

ROMA Aumentare il tasso di occupazione nella fascia tra i 60 e i 75 anni con incentivi per imprese e lavoratori, come raccomanda l’Unione europea per assicurare migliori condizioni di vita agli anziani e rendere sostenibile il sistema previdenziale. Uno sconto contributivo per le aziende, con penalizzazioni soft è previsto da un disegno di legge di iniziativa bipartisan – presentato al Senato da Pietro Ichino (Pd) e alla Camera da Giuliano Cazzola (Pdl), su iniziativa dei parlarnentari radicali – che in via sperimentale elimina l’automatismo del licenziamento per raggiunti limiti d’età.

Professor Ichino, volete riaprire l’affaire previdenziale dopo che con difficoltà si è trovato un punto di equilibrio con le parti sociali sulla riforma Dini?

Quell’equilibrio riguarda gli obblighi; questo disegno di legge mira a far maturare una cultura nuova, comportamenti spontanei più virtuosi, attraverso incentivi. Dobbiamo abituarci a lavorare più a lungo: siamo uno dei Paesi europei con il più basso livello di attività per la fascia degli over 60enni. Vogliamo dare la facoltà ai lavoratori, soprattutto a quelli impegnati in mansioni non usuranti, di restare in servizio oltre l’età pensionabile. Proponiamo di ridurre di due terzi la contribuzione previdenziale, stabilendo una lieve penalizzazione economica per l’impresa che rifiuta. Dovrà versare un’indennità di risoluzione del rapporto pari al 25% di una mensilità per ogni anno di anzianità di servizio, con un massimo di 2 mensilità

Non teme in questo modo di penalizzare l’occupazione giovanile?

No: i Paesi dove gli anziani lavorano più a lungo sono anche quelli dove i giovani entrano prima e più facilmente nel tessuto produttivo. L’anziano che continua a lavorare più a lungo non grava sulla spesa pensionistica, produce ricchezza, consuma di più, crea domanda di lavoro. Inoltre l’anziano spesso fornisce prestazioni, per le quali non è sostituibile da un neo-assunto, sia per la memoria storica, che per l’esperienza di cui è portatore.

Qual è la platea interessata dal provvedimento?

La proposta di legge interessa circa 7 milioni di lavoratori del settore privato, che avranno maggiore libertà di scelta tra andare in pensione o continuare l’attività lavorativa, perché il loro lavoro costerà di meno alle aziende. Se anche solo il 30% di loro decidesse di restare in attività un anno di più, si avrebbe un risparmio di centinaia di milioni, con vantaggio per loro stessi e per la collettività. Ogni anno lo Stato paga circa 70 miliardi sui 210 miliardi del bilancio Inps. Dobbiamo fare tutto il possibile per incominciare autilizzarli in modo migliore che per espellere i sessantenni dal tessuto produttivo.

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