PERCHÉ GLI ELETTORI NON VANNO A VOTARE

Come stupirsi della disaffezione diffusa per la politica, se anche nei discorsi dei partiti che si presentano come i più responsabili è così alto il tasso di insincerità?

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Editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 458, 13 novembre 2017 – In argomento v. anche l’editoriale telegrafico del 28 ottobre scorso, Paradossi di fine legislatura          .
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Ho detto in un editoriale telegrafico di settembre il motivo per cui i nostri maggiori partner europei non sono preoccupati più che tanto circa la capacità del nostro Paese di darsi un governo dopo le prossime elezioni, nonostante che la nuova legge elettorale non garantisca affatto di produrre una coalizione vincente. Essi non sono preoccupati neppure circa la stabilità dell’impegno dell’Italia a proseguire nel percorso dell’integrazione europea: dopo le esperienze della Grexit e della Catalexit, e viste le convulsioni della Brexit, in Italia tutti ormai hanno capito benissimo che uscire dall’UE costituirebbe una catastrofe di immani proporzioni.images (1) Tanto che persino Grillo e Salvini preferiscono non parlarne più. Se le cose stanno così, però, sono davvero incomprensibili i discorsi programmatici dei leader dei due partiti europeisti maggiori, il Pd e Forza Italia, nei quali in queste settimane ricorre sempre più spesso la parola d’ordine “ritornare a Maastricht”: cioè tornare al deficit del tre per cento sul PIL, regalarci qualche altro anno di finanza allegra in cui poter abbassare le tasse senza ridurre la spesa pubblica. Per i non addetti ai lavori va chiarito che questo significherebbe azzerare i trattati europei del 2010, cioè rinunciare al disegno del pareggio strutturale di bilancio degli Stati-membri mirato a consentire che le politiche espansive vengano attuate dall’UE (come in qualche misura sta già accadendo). Significherebbe, dunque, mandare a gambe all’aria la strategia dell’integrazione dell’Italia in Europa e rinunciare a partecipare alla costruzione della nuova UE con il gruppo di testa. In realtà, sia Renzi sia Berlusconi sanno benissimo che l’Italia non può permettersi questa scelta: “tornare a Maastricht” è una promessa che non può essere mantenuta.

Ernesto Della Loggia sul Corriere di sabato denunciava la prospettiva di una “secessione degli elettori dalla politica”. Ma come stupirsene, se anche nei discorsi dei partiti che si presentano come i più responsabili è così alto il tasso di insincerità?

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