QUANDO UN PRESIDENTE DEL SENATO PERMALOSO NON SA RICONOSCERE UN PROPRIO ERRORE

La sua lettura affrettata di un mio tweet ha fatto sì che io mi sia visto notificare da lui una censura senza che neppure ne conoscessi il motivo; per poi scoprire che essa era basata su di un equivoco evidente (ma lui non è disposto a riconoscerlo)

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Lettera inviata il 2 novembre 2017, risposta del Presidente del Senato 6 novembre 2017 – Segue un mio breve commento, e il reclamo presentato alla Presidenza del Senato  il 7 novembre 2017, a tutt’oggi privo di risposta
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LA MIA LETTERA AL PRESIDENTE DEL SENATO

Roma, 2 novembre 2017

Caro Presidente,
martedì scorso 31 ottobre, al termine della sessione dell’Aula, ho avuto la sorpresa di apprendere da una Sua comunicazione (relativa ai provvedimenti assunti in relazione ai disordini verificatisi nel corso di due sessioni della settimana passata, rispettivamente del 25 e 26 ottobre) che sono tra i senatori colpiti da censura per il comportamento tenuto. Poiché in entrambe le occasioni – come è sempre stato inderogabilmente il mio costume – sono rimasto seduto al mio posto rigorosamente in silenzio, nel tumulto dell’Aula, non mi è dato comprendere quale mancanza possa essermi stata imputata.
Sono, poi, ancora più sorpreso del fatto che in una istituzione civile quale è il nostro Senato un provvedimento disciplinare possa essere adottato senza che al senatore “imputato” venga mossa alcuna preventiva imputazione e senza che gli venga consentito di difendersi da essa.
Resto dunque in attesa di conoscere ciò che mi viene contestato, nella certezza che il chiarimento in proposito consentirà a Lei di revocare il provvedimento; e consentirà a me – che sto per concludere la mia terza e ultima legislatura, vissuta dal primo all’ultimo giorno, come le due precedenti, con onore e disciplina –  di non vederla sciupata dalla pur piccola macchia di una censura, che sono certo di non meritare.
Con ossequio
Pietro Ichino

LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE DEL SENATO

Roma, 6 novembre 2017

Onorevole Senatore,

Pietro Grasso

Pietro Grasso

rispondo alla Sua lettera del 2 novembre scorso, concernente la censura deliberata nei Suoi confronti dal Consiglio di Presidenza con riferimento ai fatti accaduti in Aula nelle sedute del 24 e 25 ottobre 2017.
A tale riguardo, Le comunico che il provvedimento adottato dal Consiglio di Presidenza, ai sensi dell’articolo 67 del Regolamento, è conseguente alla diffusione tramite social network di un’immagine – di cui Le allego copia – ripresa durante la sospensione dei lavori della seduta del 24 ottobre, corredata da un Suo commento ironico concernente la seconda carica dello Stato.
Con i migliori saluti
Pietro Grasso

ALLEGATO

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@PietroIchino
Avvicendamento nella seconda carica dello Stato: la sen. De Petris si impossessa della Presidenza del Senato per protesta contro la riforma elettorale.De Petris alla Presidenza del Senato

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UN MIO COMMENTO

Per chiarezza del contenuto della foto qui sopra riprodotta: essa documenta l’episodio accaduto durante una sospensione dei lavori d’Aula del Senato, nella sessione del 24 ottobre pomeriggio, quando la Capogruppo di Sinistra Italiana Loredana De Petris ha occupato polemicamente il seggio del Presidente. Credo che sia evidentissimo a tutti come l’ironia del mio commento su Twitter fosse rivolta al comportamento della senatrice De Petris e non certo alla seconda carica dello Stato. Questo, però, non è stato evidentemente colto dalla Presidenza del Senato, che ha percepito quel commento come rivolto a sé. Resta il fatto che questo provvedimento di censura deciso dal Presidente – privo, per quel che ne so, di alcun precedente – sancisce il divieto per i senatori di rendere pubblici commenti ironici su eventi che riguardano il loro ramo del Parlamento. In altre parole: per le loro opinioni e commenti politici i senatori godono dell’immunità sul piano penale garantita dalla Costituzione, ma sono perseguibili disciplinarmente da parte del loro Presidente quando i commenti stessi non gli siano graditi, oppure – come in questo caso – vengano da lui travisati.

IL MIO RECLAMO AL CONSIGLIO DI PRESIDENZA CONTRO IL PROVVEDIMENTO

Al Consiglio di Presidenza del Senato
Al Presidente del Senato Pietro GRASSO
Ai Vicepresidenti del Senato Roberto CALDEROLI, Rosamaria DI GIORGI, Maurizio GASPARRI, Linda LANZILLOTTA

Il sottoscritto  Pietro Ichino ha ricevuto la lettera del Presidente datata 6 novembre 2017 (in risposta alla lettera del 2 novembre precedente di richiesta delle motivazioni del provvedimento di censura adottato nei suoi confronti), che viene qui integralmente trascritta:  […]

A detta lettera è allegata la riproduzione del seguente messaggio pubblicato dal sottoscritto su Twitter il 24 ottobre 2017:  […]

Detto messaggio si riferiva all’episodio accaduto durante una sospensione dei lavori d’Aula del Senato, nella sessione del 24 ottobre pomeriggio, quando la Capogruppo del Gruppo Misto-Sinistra Italiana Loredana De Petris occupò polemicamente il seggio del Presidente.

Ciò premesso, poiché

– è del tutto evidente che l’ironia del commento in questione era rivolta al comportamento della senatrice De Petris e non certo “alla seconda carica dello Stato”, come riportato nella lettera del Presidente del 6 novembre 2017 a motivazione del provvedimento di censura;

– la motivazione del provvedimento di censura nei confronti del sottoscritto è dunque evidentemente basata su di un travisamento del contenuto, del significato e dell’intendimento del commento in questione;

– a quanto risulta, nell’intera storia del Senato della Repubblica non esiste alcun precedente di censura irrogata a un senatore per il contenuto ironico di un suo commento pubblico sul comportamento di un altro senatore;

– appare del resto contrario a logica, dunque anche a diritto, che opinioni e commenti (esenti da contenuti ingiuriosi o altrimenti illeciti) espressi pubblicamente da un parlamentare nell’esercizio della sua funzione godano di immunità sul piano penale e civile, ma siano suscettibili di sanzione disciplinare in seno al ramo del Parlamento di appartenenza;

per tutti i motivi esposti il sottoscritto chiede

che il Consiglio di Presidenza riconsideri la motivazione del provvedimento di censura adottato nei suoi confronti e, laddove consideri fondati i rilievi qui proposti, deliberi la revoca del provvedimento medesimo. Con ossequio

Pietro Ichino

Roma, 7 novembre 2017

A tutt’oggi questo mio reclamo non ha avuto alcuna risposta.

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