“COME SONO RIUSCITO A TRASFORMARE LA GIUSTIZIA DA LUMACA IN GAZZELLA”

Un magistrato dà conto dei risultati ottenuti applicando il metodo della trattazione sequenziale e concentrata delle controversie, reso possibile dall’agenda informatica A-Lex (strumento del quale il ministero della Giustizia – senza alcuna motivazione plausibile – appare riluttante ad allargare la sperimentazione)

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Intervista a cura di Roberto Damiani a Maurizio Paganelli, giudice del lavoro nel Tribunale di Pesaro, pubblicata sul Resto del Carlino il 29 ottobre 2017 – In argomento v. anche l’articolo di mio fratello Andrea e mio, Perché la Giustizia decide di rimanere lenta?, pubblicato sul Corriere della Sera il 17 ottobre e rimasto a tutt’oggi senza alcuna risposta da parte del ministero – Per la storia del progetto Themis da cui l’agenda A-Lex è nata, v. la scheda presentata dalla Fondazione Giuseppe Pera al Consiglio Superiore della Magistratura, attualmente investito della questione    .
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Il giudice del lavoro Maurizio Paganelli nel suo ufficio al Tribunale di Pesaro

Il giudice del lavoro Maurizio Paganelli nel suo ufficio al Tribunale di Pesaro

Scarica la pagina del Resto del Carlino contenente l’intervista, in formato PDF

 

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di ROBERTO DAMIANI

Pesaro – Per conoscere la data della sentenza prima ancora che inizi il processo basterebbe poco: un’agenda elettronica. E non è per dire, perché l’agenda in questione esiste davvero: si chiama A-Lex ed è un calendario informatico per razionalizzare le udienze. Messa a disposizione dalla fondazione Giuseppe Pera, finora in pochissimi la usano: solo 10 magistrati su 9000 in Italia. Tra questi c’è Maurizio Paganelli, 54 anni, romagnolo, giudice del lavoro al tribunale di Pesaro. Sa di andare controcorrente: nelle sue udienze non ci sono file, ritardi, sbuffi. Dal primo minuto della prima udienza tutti apprendono quando ci sarà la sentenza: ora, giorno, mese e anno. E fornisce seduta stante tutte le date delle udienze per arrivare alla conclusione del contenzioso. Ogni anno definisce 250 cause, ne gestisce oltre 500 e ha pressocché azzerato l’arretrato. Tutto è iniziato quando si è imbattuto in uno studio dell’Università di Bologna che parlava di A-Lex: ha scritto al docente, si è fatto spiegare il funzionamento e ha cominciato a usarla. Per lui (e per migliaia di persone a Pesaro) è cambiato tutto.

Giudice Paganelli, cosa si è messo in testa?
«Di usare il sistema del pronto soccorso, o almeno di quelli più avanzati. Arriva un paziente, si prende subito in cura, dandogli una priorità e definendo immediatamente il suo percorso».

Cioè non attende il proprio turno?
«No, la nuova causa è fissata nel giro di pochissimi mesi. Due o tre. Non anni. E traccio subito le tappe e il giorno della sentenza».

Come fa?
«Grazie al programma A-Lex che come un servizievole robot domestico non lascia angoli scoperti della mia agenda e utilizza tutti i giorni utili per indicarmi le date da fissare».

Da catena di montaggio a isola produttiva?
«Più o meno così. Si passa da un sistema seriale a uno sequenziale. Nel primo caso, il giudice iscrive le cause man mano che arrivano e le sposta in avanti a seconda dell’arretrato annotandole nella sua agenda di carta. Questo modo di fare è seriale, cioè una causa dietro l’altra, e i rinvii possono spingersi avanti di due o tre anni. Quello che io e una decina di altri magistrati italiani stiamo applicando si basa sulla sequenzialità. Di un’unica causa traccio subito il destino. Il programma mi dice qual è la strada più breve per arrivare alla discussione finale ed emettere il giudizio, scandendomi i tempi per il numero di teste e le fasi istruttorie. Non avrò nemmeno difficoltà a fissare una nuova udienza a breve se un teste non si presenta o un avvocato non può esserci. Il sistema mi indicherà il giorno libero più vicino per il rinvio. Non sarò io a cercarlo sfogliando il librone, ma il programma».

Quali risultati ha ottenuto?
«Che non ho arretrati apprezzabili, se non una decina di cause prima del 2015, le altre 500 tutte iscritte successivamente e in corso di trattazione e definizione».

In quanti colleghi adottano il suo sistema in tribunale a Pesaro?
«Direi che tra i togati io soltanto».

E in Italia?
«Forse dieci, non di più, su 9000 magistrati».

Siete un club così ristretto perché l’agenda elettronica è complicata o costosa?
«Le motivazioni sfuggono, perché il programma l’ho avuto gratis dalla fondazione Giuseppe Pera che l’ha offerto gratis anche al ministero di Giustizia. Ma evidentemente c’è qualche motivo che ne impedisce l’adozione che farebbe risparmiare tempo e denaro».

Andrebbe in soffitta il sistema attuale di agenda informatica?
«Non esiste, che io sappia, alcuna agenda informatica attuale, ma solo l’agendina di carta del giudice. Nient’altro. Che io non uso più da oltre un anno».

Il sistema A-Lex avrà un futuro?
«Siccome non costa nulla, non è complicato, hai tutto nel cellulare, accorcia i tempi, elimina le code, soddisfa utenti e avvocati e si sbarazza degli arretrati, sono convinto che vincerà presto la sua sfida».

Nei confronti di chi?
«Della penna, ancora cara alla stragrande maggioranza dei colleghi».

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