“Nonno Enrico fu ferito a Pieve di Leupa, in Slovenia, dove oggi si va a fare kayak, non a uccidersi a vicenda: questo grazie a quell’Unioner che per molti è solo sinonimo di burocrazia o di tecnocrazia”

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Estratto da un articolo di Roberto Casati pubblicato sul domenicale del Sole 24 Ore del 1° ottobre 2017 – L’articolo dà conto dei ricordi di un nonno ferito e fortunosamente sopravvissuto nella battaglia della Bainsizza dell’agosto 1917    .
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Il campo di battaglia della Bainsizza

[…] Resta un’eco, a un secolo di distanza, dell’esplosione che quasi costò la vita al nonno? Delle grida dei suoi compgni e dei ragazzi che erano di là della frtontiera austriaca, dei feriti, degli agonizzanti? Tolmin è oggi una meta turistica per gli amanti del kayak, e io leggo ogni giorno, ogni giorno, di una presa di posizione di un politico, di un giornalista, di un intellettuale, di un tribuno che critica l’Europa: perché è eccessivamente burocratica, perché non risolve i veri problemi della gente, […] perché ha delle frontiere troppo aperte, perché perde la sua identità, perché non è terra di accoglienza, perché impone le quote-latte e l’euro, perché è un’idea astratta, perché non scalda il cuore, perché viene imposta ai popoli […] e via dicendo. E ogni volta che leggo una di queste cose, e innumerevoli altre, vedo la scheggia uscire sotto la scapola dell’Enrico e rimetto le cose in prospettiva. Noi oggi in Slovenia andiamo a fare kayak, non a cercare di macellare degli austro-ungarici. E se ci andiamo dobbiamo pensare che non siamo costretti a scavarci una trincea e sperare nella benevolenza del caso che fu gentile con l’Enrico; non esplodono ogni giorno migliaia di bombe sull’Isonzo, e ne sappiamo il perché: perché ci sono complesse e burocratiche istituzioni che creano infiniti legami di pace, camere di compensazione per assorbire conflitti, tavoli di trattative per affrontare problemi di ogni tipo, incluse le quote-latte. […]

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