Le maggiori forze di opposizione possono permettersi di rifiutare una legge elettorale maggioritaria perché accettano tutto sommato volentieri la prospettiva che al dunque sia Mattarella a risolvere il problema del governo, assumendosi tutte le responsabilità
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Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 450, 17 settembre 2017 – In argomento v. anche il mio editoriale telegrafico del gennaio scorso su Forza Italia di fronte a un bivio e quello del settembre 2016, Molta confusione di idee nel M5S
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.Parlavo in questi giorni delle prospettive della politica italiana con un alto funzionario della UE molto vicino al Presidente Juncker, il quale mi diceva che i vertici europei non sono preoccupati più che tanto per il sistema elettorale balordo che l’Italia si ritrova e per la prospettiva che dalle prossime elezioni non esca alcun vincitore né alcuna maggioranza, neppure di coalizione. “Voi avete – mi ha detto il dirigente di Bruxelles – quel sistema meraviglioso, per cui, quando la politica ordinaria si blocca, si mette in moto il Quirinale, che è sempre lì a garantire una soluzione; e non è detto che il governo del Presidente non sia migliore, dal punto di vista dell’Europa, rispetto a uno qualsiasi dei governi monocolore teoricamente possibili”. Eh già: nella primavera prossima potrebbe toccare proprio al Capo dello Stato, in una situazione di stallo, di scegliere come Capo del Governo una persona di sua fiducia e invitare le forze politiche responsabili a metter da parte le divisioni per darle il proprio sostegno. Resta da chiedersi perché il Centro-Destra e il M5S, rifiutando una legge elettorale maggioritaria, mostrino di preferire questa probabile prospettiva. La spiegazione, forse, è questa: né l’uno né l’altro, in realtà, vogliono vincere davvero e poter fare un governo monocolore. Perché sanno che la polemica con l’UE e contro le sue regole serve solo ad acchiappare qualche voto in più; ma che uscire dall’euro e dalla UE sarebbe una follia improponibile. D’altra parte, restare nella UE comporta per M5S e FI tradire le promesse fatte agli elettori: qualsiasi governo italiano nei prossimi anni dovrà camminare su di un crinale molto stretto, con scarsissime possibilità di scostamento. Meglio dunque evitare di trovarsi da soli a guidare il Paese su quel sentiero stretto, dopo anni nei quali si è sostenuta (lo hanno fatto non solo i Grillo, i Di Maio e i Salvini, ma sostanzialmente anche i Brunetta e i Gasparri) la possibilità e anzi la necessità di abbandonarlo.
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