Continua una forte riduzione dei costi di funzionamento della Camera alta, a partire da quelli relativi alle indennità e al trattamento previdenziale dei senatori – I problemi aperti e le prospettive
Estratto dal resoconto stenografico della seduta pomeridiana del 1° agosto 2017, relativo agli interventi del presidente della Commissione Bilancio Giorgio Tonini e del questore Antonio De Poli – In argomento v. anche, però, Ancora sui vitalizi: la trasparenza mancata .
.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione congiunta dei documenti VIII, nn. 9 (Rendiconto delle entrate e delle spese del Senato per l’anno finanziario 2016) e 10 (Progetto di bilancio interno del Senato per l’anno finanziario 2017).
Il relatore, senatore Tonini, ha chiesto l’autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
TONINI, relatore. Signor Presidente, il Collegio dei Questori, alla riunione dei Presidenti di Commissione, che, in base al Regolamento, in quanto Presidente della Commissione bilancio ho avuto l’onore di presiedere, ha presentato il rendiconto delle entrate e delle spese del Senato per l’anno finanziario 2016 e il progetto di bilancio preventivo per l’anno finanziario 2017. Ne è seguita una discussione e a me compete riportarne i dati essenziali. In seguito ci sarà un’ampia relazione dei senatori Questori, che illustrerà nel dettaglio la “manovra” interna al Senato, a partire dai dati finali di consuntivo del 2016 e con riguardo all’anno in corso, ovvero il 2017.
Vorrei iniziare questa descrizione, che – tranquillizzo i colleghi – sarà molto rapida ed essenziale, ricordando che tra pochi giorni, il 4 agosto, saranno trascorsi trenta anni dall’elezione di Beniamino Andreatta a Presidente della Commissione bilancio.
Andreatta fu eletto Presidente della Commissione bilancio il 4 agosto 1987, all’inizio della X legislatura, e mantenne l’incarico per l’intera legislatura. Il 24 maggio 1989, facendo quello che molto più umilmente sto provando a fare io adesso, cominciava così: «Signor Presidente, un’opinione pubblica sempre più esigente» parliamo di trent’anni fa «guarda con qualche spunto critico, che talvolta diventa acuto e pesante, il nostro lavoro… Credo che faccia parte della dignità del nostro modo di porci di fronte all’opinione pubblica la capacità di dare da un lato l’esempio di una organizzazione tendente all’eccellenza e dall’altro l’esempio di controllabilità sia dei costi che dei moduli organizzativi». Si potrebbe dire: fare il meglio possibile con il massimo di risparmio delle risorse pubbliche possibile. Poi, qualche passaggio dopo, aggiungeva: «Non possiamo non prendere atto che negli ultimi dieci anni, per ben cinque volte, la spesa ha superato il tasso di aumento del 25 per cento, con un massimo del 36 per cento» ci fu, cioè, un anno negli anni Ottanta in cui la spesa del Senato aumentò del 36 per cento rispetto all’anno prima: la media era del 25 «e che soltanto dal 1988 (cioè dall’anno prima) noi stiamo muovendoci intorno al 10 per cento di incremento della spesa».
Ecco, mi perdonerete questa citazione, dovuta al debole che ho per Andreatta, ma è troppo interessante da leggere oggi, che misura l’ampiezza del percorso per abbiamo fatto. Tante volte pecchiamo, come Paese e anche come Parlamento, di nostalgia – basti dire che al mio posto c’era Andreatta; è chiaro che era un altro Senato – ma l’età dell’oro non è mai esistita, e forse quell’età era dell’oro nel senso che si spendeva e si sprecava. Per fortuna, c’erano anche uomini come Nino Andreatta che si battevano per un uso più oculato delle risorse.
I senatori Questori saranno molto più puntuali di me, però ci stiamo muovendo su tutt’altro ordine di grandezze: il consuntivo del Senato 2012 aveva chiuso a 520 milioni euro; oggi discutiamo di un rendiconto 2016, quello che ci è stato presentato dai senatori Questori, che riduce le risorse utilizzate dal Senato a 492 milioni di euro. Altro che 10 per cento di aumento che Andreatta considerava un grande risultato! Qui c’è un taglio del bilancio nominale, quindi una riduzione secca di risorse disponibili: 28 milioni di euro in meno nell’arco della legislatura, ogni anno; una riduzione del bilancio in termini nominali: un risultato lusinghiero per l’Amministrazione del Senato, ovviamente per la Presidenza del Senato, per i senatori Questori, per il Segretario Generale e per tutta la macchina del Senato che può presentarsi con un bilancio di tutto rispetto.
Possiamo dire ai cittadini italiani che stiamo facendo quello che tutto lo Stato dovrebbe fare – naturalmente, sappiamo che il bilancio dello Stato è molto più complesso – ovvero fare meglio e cercare di svolgere al meglio la nostra funzione imparando a spendere di meno. Questo è un pallino per chi ha, pro tempore, il ruolo di guidare la Commissione bilancio, ma dovrebbe essere un assillo che ci coinvolge tutti; certamente ci ha coinvolto tutti come Senato della Repubblica. Oggi possiamo dire ai nostri concittadini che il Senato costa certamente meno di quanto costava all’inizio di questa legislatura; costa di meno non solo in termini reali, ma anche in termini nominali, e questo credo che sia un risultato di grande importanza.
Detto ciò, non siamo qui soltanto per farci i complimenti – anche se ogni tanto darci un po’ di incoraggiamento sul lavoro positivo che stiamo svolgendo credo che sia utile – ma siamo qui anche per riflettere sulle cose che vanno ancora affrontate. Se guardiamo le tabelle presentate nel rendiconto, dopo la prima tabella che misura il percorso che abbiamo compiuto, ce n’è una seconda, più critica (tabella n. 5), che invece misura la composizione della spesa, in particolare individuando due grandi blocchi: la spesa di funzionamento generale e la spesa previdenziale. Quest’ultima è ancora il grande handicap del bilancio del Senato, sul quale peraltro c’è una piccola notazione positiva, che poi farò presente.
Il bilancio del Senato è arrivato alla seguente composizione: il 55,06 per cento riguarda le spese di funzionamento generale, mentre il 44,94 per cento (praticamente il 45 per cento) è la spesa previdenziale, sommando la spesa previdenziale per gli ex senatori e quella per egli ex dipendenti del Senato. Questa è e resta una criticità – ne avevamo già parlato nel bilancio dell’anno scorso – che va affrontata; d’intesa naturalmente con la Camera dei deputati, ma certamente va affrontata.
C’è un’ultima tabella su cui volevo attirare la vostra attenzione: la tabella n. 7, che è quella del quadro riepilogativo finale della spesa obbligatoria. Si tratta di quella spesa che è difficile cambiare da un anno all’altro, ma si può cambiare solo immaginando percorsi lunghi. La tabella n. 7 del rendiconto ci dice alcune cose che è importante sapere. La prima è che il costo dei senatori e dei Gruppi parlamentari, cioè l’attività politica vera e propria del Senato, che in fin dei conti è il cuore del lavoro del Senato, è ferma e stabile, e si è assestata un po’ sotto i 100 milioni (circa 98 milioni). È una spesa che cala in maniera ragionevole, in modo lento; si è stabilizzata a un livello che credo sia ragionevole.
È in calo – anche se è un calo più contenuto di quello che c’è nella tabella, perché ho scoperto un errore in essa – la spesa per gli ex senatori, per i vitalizi. Naturalmente la spesa per i vitalizi ha un andamento sinusoidale, perché si impenna all’inizio della legislatura, quando un numero consistente di senatori non ricopre più la carica di senatore, ma diventa un gruppo di ex senatori in pensione o, come si diceva una volta, con il vitalizio. Quindi questa spesa si impenna, poi madre natura fa il suo corso e questa spesa cala. Noi facciamo tante commemorazioni di ex colleghi in Aula e, man mano che le facciamo, la spesa per gli ex senatori diminuisce. (Ilarità). Quindi c’è un andamento fisiologico; poi, ad inizio legislatura, c’è di nuovo un’impennata. Però, da un po’ di tempo a questa parte, ogni volta l’impennata è un po’ minore di quella precedente e il calo è più sensibile di quello di prima. Capisco l’ilarità. Ci sarebbe bisogno di un approfondimento più particolareggiato, ma credo che una parte di questa tendenza al risparmio sia dovuta alle riforme che sono state fatte negli anni passati: mi riferisco a quelle di dieci anni fa, in modo particolare, che hanno ridotto il rendimento, sia pur del sistema ancora retributivo, e hanno aumentato in maniera significativa l’età minima per poter accedere all’allora vitalizio. Da ultimo, nel 2012 vi è stata la riforma che ha introdotto il sistema contributivo anche per gli ex senatori.
Più problematico, invece, a me pare il quadro sulla questione dei nostri grandi e fondamentali collaboratori, che sono i dipendenti del Senato, senza i quali il nostro lavoro sarebbe impossibile, ai quali quindi va tutta la nostra riconoscenza, tutta la nostra stima e, per chi è più vecchio del bosco, come il sottoscritto, anche un po’ di affetto, perché sono persone con le quali lavoriamo gomito a gomito da tanto tempo. Vi è una caduta abbastanza rapida della spesa per i dipendenti in servizio, che, naturalmente, da un certo punto di vista, rappresenta un risparmio, ma che, da un altro punto di vista, sta arrivando ai limiti del depauperamento della nostra struttura. C’è quindi da fare una riflessione su questo: fino a che punto è immaginabile andare avanti con questo trend senza compromettere la funzionalità dei servizi essenziali del Senato?
D’altra parte, però, vi è un aumento molto forte della spesa per le prestazioni pensionistiche per questi nostri collaboratori: naturalmente chi va in pensione esce dal capitolo «Personale dipendente in servizio» ed entra nel capitolo di spesa «Personale in quiescenza»; e la crescita della voce «Personale in quiescenza», come vedete dalla tabella n. 7, è molto elevata. Non è questa la sede per approfondire la questione, ma certamente occorre trovare una soluzione rispettosa di ciò che è stato maturato, delle carriere e dei diritti di questi importantissimi funzionari dello Stato, ovviamente affrontando il tema in modo congiunto rispetto a quello dei parlamentari; questa almeno è la mia opinione, ma mi pare che, guardando le carte, sia un’ovvietà. Affrontare questo tema è diventata l’urgenza principale.
Più complessivamente, la questione del personale rinvia anche al tema di una razionalizzazione degli Uffici, in particolare nella relazione fra i due rami del Parlamento. Credo che si debba spingere con forza, come so che il Consiglio di Presidenza sta facendo e ha fatto da molto tempo a questa parte, verso il ruolo unico del personale di Camera e Senato, in modo da garantire un’ottimale distribuzione delle risorse tra i servizi comuni: tutto ciò che può essere messo in comune, come so che la Segreteria generale e il Consiglio di Presidenza stanno studiando e organizzando, deve essere messo in comune, in modo da garantire il massimo risultato con il minimo sforzo.
Concludo con un ultimo accenno a un elemento innovativo degli ultimi anni: con la riforma dell’articolo 81 e le successive leggi di attuazione del nuovo articolo 81 della Costituzione è stato istituito l’Ufficio parlamentare del bilancio, che si è affermato e si va affermando come un’autorità sulla correttezza dei conti dello Stato dal punto di vista delle previsioni macroeconomiche e, quindi, dal punto di vista delle manovre finanziarie che il Parlamento deve approvare. Voi sapete che si parlava da tanti anni di istituire un’autorità del genere, che, poi, è stata fortemente caldeggiata in sede europea, dopo le vicende della crisi greca, che in parte furono dovute proprio a bilanci non affidabili; pertanto, l’affidabilità del bilancio pubblico è diventata un elemento essenziale anche nelle relazioni europee. Si è, quindi, costituito l’Ufficio parlamentare del bilancio, che l’anno scorso, forse anche nell’indifferenza generale, ha fischiato, come fa un arbitro, il fallo, richiamando il Governo alla correttezza delle previsioni macroeconomiche per il 2017. L’Ufficio parlamentare di bilancio non validò, nell’autunno dell’anno scorso, le previsioni di crescita del Governo per il 2017, in qualche modo costringendolo a rivederle. Per la verità, i fatti hanno poi dato ragione al Governo, perché in realtà il ministro Padoan può sostenere che aveva ragione lui, visto che il suo non era un ottimismo malfondato, ma era assolutamente fondato. Tuttavia, credo che sia stata una vittoria del Parlamento il fatto che, grazie a questa struttura che abbiamo istituito e voluto che fosse nel Parlamento e non al di fuori, il Governo è stato costretto a tornare alle Camere, aggiustando i conti così come l’Ufficio parlamentare di bilancio aveva richiesto.
Questa digressione serve a dire solo una cosa. Dobbiamo mettere questa importante struttura parlamentare nelle condizioni migliori per poter lavorare. C’è un ordine del giorno che ho presentato, d’accordo con tutti i Capigruppo della Commissione bilancio, naturalmente avendo prima sentito e concordato con i senatori Questori, la Presidenza e la Segreteria generale, affinché si risolva il problema delle strutture di cui deve disporre questo importante Ufficio che noi abbiamo voluto fosse collocato all’interno del Parlamento.
Questo è il quadro complessivo, così come è stato affrontato nella riunione dei Presidenti di Commissione.
Come sempre, la discussione sul bilancio è anche un’utile opportunità per ragionare sul nostro modo di lavorare. Alcuni colleghi hanno rilanciato la questione annosa della ripartizione dei compiti tra Assemblea e Commissioni, che certamente è uno dei punti nevralgici del nostro lavoro e sono tanti i temi sul funzionamento di quest’Assemblea. Un Parlamento vivo – noi tutti crediamo in un Parlamento come struttura centrale e risorsa fondamentale della nostra democrazia – è quello che sa rinnovarsi e, per questo, credo che dobbiamo lavorare tutti, ognuno secondo il proprio ruolo e ciò che gli compete, perché è nell’interesse comune del nostro Paese. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore Questore De Poli. Ne ha facoltà.
DE POLI, senatore Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del Consiglio di Presidenza e del Collegio dei Questori, ricordo che il Collegio dei Questori sottopone all’esame dell’Assemblea il rendiconto consuntivo per l’anno finanziario 2016 e il progetto di bilancio interno per l’anno 2017, oltre al bilancio triennale 2017-2019. In questo mio breve intervento farò una veloce disamina dei documenti contabili, illustrandone le cifre principali che rappresentano i frutti sul fronte di contenimento della spesa, raggiunti dagli organi di direzione politica di questo ramo del Parlamento. Per maggiori dettagli, come è ovvio, vi rimando ai documenti contabili allegati al Resoconto di seduta.
Partiamo subito dal rendiconto consuntivo del 2016. La spesa si riduce da 520 milioni di euro del 2012 ai circa 492 milioni del 2016, quindi ben al di sotto della soglia di 500 milioni dei famosi anni 2000. La riduzione è pari a 28 milioni di euro, che significa un risparmio del 5,5 per cento rispetto all’anno precedente.
Il nostro obiettivo è avere un Senato più semplice, veloce ed efficiente: criteri necessari per una pubblica amministrazione che è oggi chiamata a confrontarsi e a fare i conti con le sfide di modernizzazione e innovazione. Il Senato è un organo costituzionale che potrebbe essere paragonato alla fabbrica delle leggi. Pensate alle oltre 860 sedute per migliaia e migliaia di ore di lavoro, e altrettanto nelle Commissioni permanenti, con più di 5.778 sedute, per un totale di 476 disegni di legge approvati, oltre a mozioni, interrogazioni, audizioni, eccetera. Voi capite, quindi, che lavoro importante sta facendo questo ramo del Parlamento.
Dal bilancio consuntivo del 2012, come dicevo poc’anzi, sono diminuite le spese di funzionamento generale del Senato, che sono passate da 330 milioni di euro (rappresentavano allora il 63 per cento della spesa totale) ai 271 milioni di oggi (pari al 55 per cento); parliamo quindi di 59 milioni di euro di minori spese.
Credo che questo sia un aspetto veramente fondamentale ed importante. Rispetto al 2015, sia la spesa di funzionamento, sia quella previdenziale scendono sotto livelli che non si sono mai raggiunti e teniamo conto che nei bilanci della pubblica amministrazione, come in quelli di tutte le aziende, questa spesa non è mai considerata all’interno del bilancio stesso.
Per quanto riguarda la nostra assistenza sanitaria, che è totalmente a carico dei senatori (quindi non grava sulle casse del Senato), in questi cinque anni di amministrazione abbiamo ad oggi un avanzo di gestione di 1,6 milioni di euro. Quindi credo che sia un’amministrazione attenta rispetto alle risorse gestite direttamente da noi senatori e non dall’Istituzione.
Passando al bilancio di previsione e alla road map dei risparmi e di azioni di contenimento della spesa, la nostra tabella di marcia prevede cinque anni per risparmiare ed impegnare al meglio le risorse.
Sui trattamenti previdenziali per gli ex senatori e per gli ex dipendenti, attraverso il contributo di solidarietà, dal 2014 al 2016 abbiamo avuto un risparmio di 17 milioni di euro, quindi c’è stata un’attenzione particolare anche ai risparmi riferiti a noi stessi.
Per quanto riguarda il trattamento delle cariche interne, da subito nel 2013, appena insediato, il Presidente del Senato ha voluto, nella prima riunione del Consiglio di Presidenza, operare una riduzione immediata che riguardava sé stesso e anche tutte le cariche all’interno del Consiglio di Presidenza. Più del 30 per cento delle riduzioni riguardavano direttamente sia le attribuzioni spettanti ai membri del Consiglio di Presidenza, sia le segreterie particolari.
Il Senato ha aperto la sfida della modernizzazione, che è comune ormai sia al pubblico che al privato: puntare sull’innovazione serve a migliorare il processo produttivo, con il rinnovamento delle infrastrutture informatiche: c’è stata una vera e propria rivoluzione digitale e le nostre postazioni sono diventate sempre più “virtuali” con il sistema cloud, come quelle cui ormai siamo abituati con i nostri cellulari e con i sistemi più moderni. Vorrei dire che oggi il Senato della Repubblica è in testa a tutti i Parlamenti a livello europeo ed internazionale grazie a questo nuovo sistema che abbiamo posto in essere. Oltretutto, con questo nuovo sistema si realizza un grande risparmio, di oltre 3,6 milioni di euro.
Un Senato 4.0 non poteva, inoltre, non prevedere un contratto di riproduzione digitale, con la riduzione delle tirature delle copie cartacee; quindi abbiamo ridotto del 75 per cento la produzione di carta al nostro interno, da 80 a 20 milioni di copie. Si è trattato quindi di una riduzione davvero importante. Questo ci ha portati anche alla dematerializzazione degli atti parlamentari: ben 18.659 atti sono stati pubblicati in formato digitale, mentre altri 153.000 atti sono nell’archivio digitale del Senato, con un risparmio di ulteriori 4,2 milioni di euro.
L’innovazione ci ha portati anche ad applicare gli aspetti oggi normali della nostra vita di tutti i giorni: attraverso l’app denominata Tabulas si possono trovare in formato elettronico tutti gli atti e le numerose attività che abbiamo svolto.
Possiamo inoltre dire che il Senato è diventato un Senato green, con le auto elettriche, piccole auto utilitarie che abbiamo utilizzato, e le auto ibride. Siamo passati ai pannelli fotovoltaici che abbiamo presso la struttura del Trullo, al 90 per cento delle lampade (installate nei palazzi del Senato che abbiamo cambiato), a basso consumo. Anche questo con risparmi importanti rispetto al nostro consumo: circa due milioni euro solo per quanto riguarda tutte le attività che abbiamo messo in essere. In più, abbiamo i pannelli fotovoltaici con una potenza di oltre 200 kilowatt, che consentono l’azzeramento della bolletta elettrica delle strutture e, in più, implementano altre strutture del Senato stesso.
Una ulteriore attenzione che abbiamo dato subito, all’inizio del 2013, è quella della dismissione di locazioni e utenze. In cinque anni le abbiamo diminuite con un risparmio di oltre dieci milioni di euro.
Ricordo anche l’attenzione che abbiamo voluto dare al Senato stesso, con la ripresa delle manutenzioni al nostro interno: dalle piccole alle grandi manutenzioni che abbiamo visto, sia qui all’interno di Palazzo Madama che nei cortili interni che negli altri stabili qui intorno. Tutti piccoli interventi che vanno fatti per un buon andamento delle procedure stesse.
Il bilancio di previsione del 2017 stesso prosegue il trend che, come abbiamo visto, è in discesa e, infatti, quest’anno prevede 539,5 milioni. Quindi, è ulteriormente diminuito. Altrettanto, in questa legislatura noi abbiamo realizzato un risparmio di 188,11 milioni di euro per il funzionamento del Senato. Quindi, lo Stato in cinque anni spende 188 milioni di euro in meno. Questo è un aspetto veramente importante. 108 milioni di euro di minore dotazione da parte dello Stato che, se calcoliamo anche l’aspetto reale, in termini reali, della dotazione, ci porta al minimo storico rispetto a tutti gli anni precedenti; 80 milioni di euro di somme restituite alle casse pubbliche e, quindi, allo Stato stesso.
Il costo del Senato è diminuito, rispetto alla spesa statale, dallo 0,083 allo 0,059. Praticamente, per ogni mille euro che lo Stato spende, il Senato spende 0,59 centesimi. Questo è un altro degli aspetti importanti che prima anche il presidente Tonini citava nel percorso del risparmio e dell’attenzione che abbiamo voluto dare in questi anni al Senato stesso.
Il Senato si poggia su tre pilastri: il personale, quello di noi senatori e quello dei servizi. Parto da subito dai senatori che, anche in questi giorni come in questi anni, sono sempre più vituperati per le spese e per altre questioni. Abbiamo ottenuto un contenimento dell’indennità e delle competenze accessorie di 37,2 milioni di euro. Dal 2001 al 2017 il rapporto tra la spesa per le indennità dei senatori e il bilancio del Senato si è dimezzato: si passa dal 19 per cento al 10 per cento. Questo è un aspetto importante da ribadire in quest’Aula. Si aggiunge a questo, poi, anche il contributo di solidarietà del 2014-2016 che porta un risparmio di ulteriori 17 milioni di euro. Questo è un altro dato positivo del nostro percorso di questi anni.
Altro pilastro fondamentale per il Senato, ma credo sia così per tutte le istituzioni, è quello del personale. Noi siamo scesi da 1.098 dipendenti a 644 unità: praticamente, il numero è quasi dimezzato, con più del 40 per cento di unità in meno di personale. Questo è un aspetto del quale tener conto in maniera importante, anche nella collaborazione con la Camera rispetto al ruolo unico del personale stesso, nelle integrazioni funzionali che abbiamo fatto per la rimessa in moto, tra i due rami del Parlamento, anche di nuove possibilità concorsuali.
Altrettanto fondamentale ed importante è capire, all’interno del Senato stesso, quelle che possono essere le procedure già in essere di selezioni pubbliche, alle quali si può accedere per dare, rispetto ad alcuni servizi, il minimo indispensabile per lavorare in maniera concreta. Analogamente, l’introduzione dei tetti retributivi sul personale consentirà un risparmio complessivo di 36,7 milioni di euro, di cui 7,3 milioni attesi solo per il 2017. Le retribuzioni, per quanto riguarda il 2017, saranno ridotte di 1,8 milioni di euro rispetto al 2016. Si tratta di un’importante riduzione che è pari al 34,2 per cento in meno rispetto al dato del 2011, l’ultimo a cui facciamo riferimento. Nel 2011 la spesa per gli stipendi era pari a 141 milioni, mentre nel 2017 la previsione è di 92,7 milioni di euro: una riduzione del 34,2 per cento che equivale a 48 milioni di euro. Credo che questo sia un altro dato importante del percorso che abbiamo seguito fino a oggi.
Come ho accennato, con la ripresa della procedura di omologazione tra le due Camere si pone un aspetto che riguarda la selezione, vista la drastica riduzione del personale e il Consiglio di Presidenza ha dato già mandato ai senatori Questori di riferire sull’opportunità di attingere talune unità di personale dalla graduatoria degli idonei di ultimi concorsi espletati, nell’ambito di quanto è stato fatto in passato in occasione delle selezioni pubbliche da parte del Senato.
Altro pilastro importante è quello dei servizi, che riguarda i lavori di ammodernamento tecnologico e informatico delle dotazioni dell’Aula, ma anche delle Aule delle Commissioni. Ad esempio, il sito open data del Senato è oggi completamente innovato con tutta una serie di procedure in un formato aperto e accessibile anche alle persone con disabilità. È previsto il rinnovo di tutte le apparecchiature di trasmissione audiotelevisiva della sala regia, l’implementazione della web TV del Senato con otto canali in contemporanea e un numero illimitato di trasmissioni in differita, come ci era stato chiesto attraverso vari ordini del giorno in sede di esame dei bilanci precedenti; ciò allo scopo di trasmettere, anche in caso di più Commissioni concomitanti, una diretta streaming delle varie sedute di Commissione. Basta guardare i numeri: 857 sedute d’Aula da inizio legislatura, 1.550 sedute di Commissione e 1.000 conferenza stampa sono state trasmesse in diretta streaming da inizio legislatura. Idealmente, ma anche concretamente, questo è uno dei modi in cui il Senato ha aperto le proprie porte verso l’esterno, per garantire la massima trasparenza dei suoi lavori a beneficio dei cittadini. A tal proposito, a oggi più di tre milioni di persone hanno seguito i lavori del Senato attraverso vari mezzi informatici, dai cellulari ai tablet. Questo è la dimostrazione concreta dell’apertura del Senato e di quello che abbiamo voluto fare verso i nostri cittadini.
Il Senato è anche un luogo di lavoro per tanti operatori, dagli addetti stampa, ai giornalisti, a tutti gli altri operatori che ci seguono. Colgo l’occasione per ringraziarli, anche a nome degli altri colleghi questori, per l’interesse che rivolgono quotidianamente ai nostri lavori. Credo che questo sia uno degli aspetti più importanti.
Tra qualche minuto interverrà la mia collega, senatrice Bottici, che illustrerà una iniziativa completamente innovativa, a testimonianza che si sono perseguite non solo la riduzione della spesa, ma anche una attenzione alla qualità dei lavori che stiamo svolgendo. Si tratta di un contesto completamente nuovo, che è l’Ufficio di valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche, che credo che sia il primo all’interno di un’istituzione pubblica in Italia e tra i primi in Europa. Questo è un altro aspetto molto importante per il nostro Paese, ma lo illustrerà meglio la collega Bottici.
Altre riduzioni di spesa sono attendibili dalle gare espletate, tra cui ricordo il centro di riproduzione digitale, la piattaforma agenzie di stampa, l’agenzia viaggi, le infrastrutture informatiche, la web TV, la ristorazione e tutta una serie di altre gare in corso di definizione, come la prestampa, la rassegna stampa, il monitoraggio radiotelevisivo, il nuovo sistema di ripresa video dell’Aula, la cassa del Senato, il canale satellitare. Gare che stiamo seguendo con attenzione, proprio per garantire la massima trasparenza e i migliori servizi all’interno del Senato della Repubblica. Tutte queste ulteriori gare e riduzioni possono indurci a effettuare una stima prudenziale per il 2017 di 16 milioni di euro di ulteriori risparmi e altri possono arrivare con l’integrazione tra Camera e Senato.
In conclusione, vorrei ricordare che il 10 maggio scorso il Consiglio di Presidenza del Senato e l’Ufficio di Presidenza della Camera hanno adottato due delibere importanti sul ruolo unico del personale e l’integrazione funzionale. Queste integrazioni funzionali hanno già prodotto dei poli parlamentari, dove si sono messi assieme più uffici, quali i servizi sanitari, i servizi informatici, i servizi di documentazione, con l’implementazione del già esistente polo bibliotecario e degli archivi storici. È previsto anche tutto uno schema procedurale per le gare comuni, da fare tra Camera e Senato. Già alcune gare sono state espletate assieme da Camera e Senato: parlo della gestione dei servizi informatici, di assistenza all’utenza, della prestampa e della rassegna stampa e del canale satellitare. Si auspica che quanto avvenuto possa presto trovare un’idonea rappresentazione contabile nei bilanci delle due Camere e ci auguriamo che questo avvenga nel prossimo futuro, ormai nella prossima legislatura, in maniera tale da integrare sempre più i due rami del Parlamento.
Quanto brevemente detto è la sfida che abbiamo voluto cogliere come Amministrazione. Ringrazio di cuore tutti, i colleghi senatori, il presidente Grasso, il Segretario Generale e i Vice Segretari Generali, i Direttori, i funzionari e tutte le persone che hanno collaborato con noi nelle varie segreterie, le Forze dell’ordine (Carabinieri e Polizia), che normalmente sono qui in forza, gli stenografi e non per ultimi i nostri assistenti parlamentari, cui vorrei rivolgere un grazie particolare per il lavoro, l’assistenza e l’aiuto che ci danno anche all’interno di questa Aula.
Nel bilancio di legislatura, che volge al termine, mi piace pensare a un Parlamento 4.0, una fabbrica delle legge in formato aperto e digitale e per questo vi ringrazio. (Applausi dai Gruppi PD e AP-CpE-NCD).
.