Le incertezze attuali, su questo tema, di Pd e FI tolgono voce alla parte dell’opinione pubblica che attribuisce al processo di integrazione europea valore prioritario per guarire le piaghe storiche del nostro Paese
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Parte finale dell’articolo di Stefano Folli pubblicato su la Repubblica del 29 luglio 2017 – Gli altri documenti e interventi in argomento sono raccolti nel portale Il nuovo spartiacque della politica mondiale .
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[…] Sarebbe un errore portare involontariamente acqua al mulino dei nemici dell’Europa, ai “sovranisti” che fanno leva sulle mosse di Macron [sul fronte libico e su quello della politica industriale] per respingere anche solo l’ipotesi di un’identità comune fra i popoli. […] […] non si può escludere che Angela Merkel, una volta ottenuto il suo quarto mandato, voglia farsi promotrice di qualche passo avanti sulla via dell’integrazione istituzionale. In tal caso, sarebbe interessante se l’Italia riuscisse a ritagliarsi un ruolo di primo piano.
Sul piano interno è singolare che in Italia non ci sia un partito o una lista elettorale che rivendichi a viso aperto il valore dell’essere europei. E che lo faccia adesso, quando il messaggio può essere frainteso perché l’ideale sembra in crisi, schiacciato dal ritorno dei nazionalismi e delle fatiche dell’“austerità”. Certo, è più facile cercare il consenso inseguendo gli stati d’animo e i pregiudizi degli elettori. Eppure in passato esistevano anche partiti di ridotte dimensioni (repubblicani, liberali, radicali) capaci di notevole influenza nel dibattito pubblico e che sapevano andare controcorrente quando erano in gioco i temi dell’Europa e dell’occidente. Anche per questo merita attenzione il convegno oggi a Roma di “Forza Europa”, il movimento organizzato da Benedetto Della Vedova, che raccoglie personaggi di varia estrazione, in prevalenza laici o “senza partito”. È previsto, fra gli altri, un intervento di Carlo Calenda, l’uomo nuovo su cui tutti o quasi vorrebbero piantare una bandierina, ma che si sottrae sempre a queste attenzioni.
La presenza di Emma Bonino rappresenta il filo ideale che collega l’iniziativa odierna con l’omaggio appena reso a Simone Veil. E il senso è identico: dare voce agli italiani che credono in quegli ideali nonostante le smentite della cronaca. E scommettere sull’esistenza di un’opinione pubblica abbastanza matura da sentirsi europea senza complessi d’inferiorità.
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