Rispetto alle “pensioni d’oro” del vecchio regime Inps, i vitalizi pre-2012, ottenibili anche con una sola legislatura, costituiscono un privilegio ancora più inaccettabile, il cui superamento ha una legittimazione specifica aggiuntiva
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Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 447, 27 luglio 2017 – In argomento v. anche Le pensioni d’oro che vanno tosate (e come farlo) .
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Trovo molto stupido l’odio “anti-casta”; però riconosco che molti dei vitalizi parlamentari maturati prima del 2012 costituiscono un eccesso inaccettabile. Che, tra l’altro, ha la responsabilità di aver molto contribuito ad alimentare quell’odio.
I vitalizi sono ormai “diritti quesiti”, dunque intoccabili? Su questo punto la giurisprudenza è abbastanza chiara: “quesiti” non significa intoccabili. Se ce ne sono motivi seri, il vitalizio parlamentare, come il trattamento pensionistico comune, può essere ridotto non soltanto quando il titolare è ancora in attesa della sua attivazione, ma persino, in via straordinaria, quando è già stato attivato; purché secondo criteri di ragionevolezza. Da anni sostengo che, date le circostanze, sarebbe ragionevolissimo ridurre la parte non guadagnata di tutte le rendite pensionistiche, siano esse erogate dall’Inps o da altro ente. Il problema è che per buona parte dei casi l’Inps non dispone dei dati necessari per calcolare la differenza tra pensione erogata e contributi versati. Questo problema, però, non si pone per i circa 2600 vitalizi oggi erogati da Camera e Senato: qui, dunque, la riduzione sarebbe possibile. Si obietta: “sarebbe una disparità di trattamento irragionevole; non si può intervenire soltanto sui 2600 vitalizi degli ex-parlamentari, lasciando intatta la parte non guadagnata delle pensioni pre-2012 erogate dall’Inps”. Resto dell’idea che, se fosse possibile, sarebbe giusto intervenire anche su queste ultime; ma se questo non è tecnicamente possibile, la disparità di trattamento tra vecchi vitalizi parlamentari e vecchie pensioni d’oro Inps conserva una sua giustificazione specifica, particolare, perché gli ex-parlamentari hanno beneficiato fin qui di uno squilibrio tra rendita e contributi versati mediamente molto superiore rispetto a quello dei vecchi pensionati Inps. L’enormità di quella sproporzione è garanzia di ragionevolezza della correzione, anche se limitata ai vitalizi parlamentari.
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