Come già vent’anni fa, anche oggi l’UE ci aiuta a liberarci di un sistema che perpetua alti costi e rendite di posizione, deprimento la qualità del servizio reso agli utenti
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Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 446, 20 luglio 2017 – Nel testo i link ai documenti e interventi precedenti in materia .
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I lettori sicuramente ricordano le interrogazioni ripetutamente presentate al ministro dei Beni Culturali circa la necessità che venga archiviato il regime italiano di monopolio della SIAE nel campo dei servizi di gestione dei diritti d’autore e dei diritti connessi; il parere espresso dall’Autorità Antitrust il 6 giugno 2016 nel senso dell’incompatibilità di quel regime con l’ordinamento europeo, il successivo ordine del giorno firmato con me da senatori di tutte le parti politiche, approvato dal Senato quasi all’unanimità giusto un anno fa. E, nonostante questo inequivoco orientamento del Parlamento e dell’Autorità competente, il decreto legislativo che riconferma il regime di monopolio SIAE, seguito dall’incredibile risposta “orecchi da mercante” data da un sottosegretario a una delle mie interrogazioni. Mai come nei casi di questo tipo un parlamentare si sente impotente di fronte allo strapotere dei dirigenti ministeriali, che consente loro anche di violare impunemente la legge: in questo caso quella europea. Oggi, però, leggo sulla Stampa: SIAE, procedura UE contro l’Italia; sottotitolo: Bruxelles blocca il monopolio della gestione dei diritti: “Ignorata la direttiva Barnier del 2014 sulla concorrenza”. Sembra dunque che stia accadendo anche per questo regime di monopolio la stessa cosa che accadde con la sentenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo, che condannò il regime italiano di monopolio statale dei servizi di collocamento. Non è incoraggiante osservare che a vent’anni da allora un Governo di centro-sinistra ancora non è capace di rendersi conto da solo che un regime di monopolio come quello della SIAE serve soltanto a generare e conservare posizioni di rendita, aumentando i costi e abbassando drammaticamente il livello dei servizi offerti a un gran numero di utenti. Ci pensino bene i no-euro: senza l’UE saremmo condannati a tenerci i molti monopoli, palesi od occulti, che hanno afflitto l’Italia nel secolo scorso e che il diritto europeo ci sta aiutando a smantellare.
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