“Quando nel mio istituto promuovevo la cultura della valutazione, a opporsi erano insegnanti anche intelligenti ma che temevano la valutazione come prodromo al licenziamento e la valutazione della scuola come strumento per dirottare i finanziamenti”
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Lettera pervenuta il 13 luglio 2017, in riferimento al mio editoriale telegrafico La rivolta contro l’Invalsi e le sue vere ragioni .
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Gentile senatore,
a proposito dell’Invalsi sottoscrivo in toto le sue affermazioni sulla valutazione. Quando ero dirigente scolastico mi sono impegnato direttamente nella formazione degli insegnanti perché vedessero nel sistema dell’Invalsi un percorso di sostegno al miglioramento qualitativo dell’insegnamento: in particolare rispetto ad una finalità che la scuola non riesce a far propria: il concetto di competenze. Cioè come imparare a usare le conoscenze assunte, acquisite, assimilate, rendendole fruibili concretamente come saperi trasversali. I test dell’Invalsi hanno nella loro struttura profonda questo obiettivo primario. I miei oppositori erano purtroppo insegnanti anche intelligenti ma che temevano la valutazione come prodromo al licenziamento e la valutazione della scuola come strumento per dirottare i finanziamenti.
M.C.
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