“Tra diritto ed economia […] deve svolgersi un confronto aperto, al di fuori di ogni fondamentalismo e della pretesa di ricavare dalle varie teoriche sulla analisi economica del diritto una direttiva egemonica ed apologetica” – D’accordo; ma, nel fascicolo di “Lavoro e Diritto” che avrebbe dovuto esservi dedicato, questo confronto aperto mi sembra si sia visto poco
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Editoriale del n. 2/2017 della rivista Lavoro e Diritto, luglio 2017, in riferimento alla mia recensione del numero 4/2016, Perché i giuslavoristi non possono ignorare l’economia del lavoro – Segue una mia breve nota di commento – L’ultimo intervento nel dibattito suscitato da quella mia recensione è di Michele Salvati, Non c’è una sola economia, tanto meno nel campo del lavoro: ivi il link agli interventi precedenti .
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Pietro Ichino esordisce nella sua lunga “recensione critica” – è sua definizione – al fascicolo 4/2016 di questa rivista, che contiene gli scritti di 35 studiosi italiani e stranieri intervenuti al convegno per il trentennale di Lavoro e diritto, con varie espressioni ingiuriose.
A partire dal Titolo, nel quale all’economista consapevole si contrappone il giurista che “sceglie per partito preso di tapparsi le orecchie”. I contributi raccolti nel volume non sarebbero una riflessione plurale sulla collocazione del diritto del lavoro nella realtà di oggi ma “una battaglia sostanzialmente oscurantista”, per la quale sono stati “mobilitati” “tanti amici e colleghi giuslavoristi”, non si sa se ingenui – “pur con le migliori intenzioni” – o ipnotizzati da qualche Kaa, e poi avvolti nelle sue spire mortali. I mobilitati vengono poi passati in rassegna attribuendosi pagelle di prossimità al pensiero del recensore.
E la lunga “recensione critica” non resta nelle pagine del suo blog o della sua newsletter ma è stata lanciata attraverso la labourlist, quindi urbi et orbi o, per restare tra di noi, erga omnes. Per questo anche noi pubblichiamo questo editoriale nel fascicolo 2/2017 di LD e lo anticipiamo in labourlist.
Noi non ricambiamo insulti, né diamo pagelle agli scritti che compaiono in altre riviste. Abbiamo un denso programma editoriale che coinvolge punti di vista plurali e nello svolgimento del quale continueremo a interrogarci, con metodo scientifico, sulla storia, l’attualità e il futuro del diritto del lavoro e ne discuteremo pacatamente con chiunque vorrà interloquire usando lo stesso metodo.
Nel merito, i singoli autori replicheranno, se lo riterranno opportuno. Da parte nostra valga una sola osservazione: tra diritto ed economia, tra punto di vista giuslavoristico e pensiero economico, esso stesso – come noto – plurale e non a senso unico, deve svolgersi un confronto aperto, al di fuori di ogni fondamentalismo e della pretesa di ricavare dalle varie teoriche sulla analisi economica del diritto una direttiva egemonica ed apologetica, all’insegna di un inattendibile “lavoro ritrovato”.
I direttori
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Nella gestione di questo sito riconosco molti difetti, lacune, inadeguatezze anche gravi; ma mi sono sempre proposto di evitare con la massima cura i toni aggressivi, la faziosità e, a maggior ragione, qualsiasi ingiuria nei confronti dei miei interlocutori. Mi rammarico dunque davvero sinceramente del fatto che nella mia recensione del fascicolo n. 4/2016 di Lavoro e Diritto si siano potute ravvisare “varie espressioni ingiuriose”. Per prudenza l’ho riletta attentamente da cima a fondo, ritrovando in essa le molte obiezioni, critiche incisive, interrogativi circa i contenuti del fascicolo (ai quali mi piacerebbe avere risposte altrettanto puntuali) corrispondenti ai miei intendimenti, ma senza riuscire a individuare alcuna espressione ingiuriosa, neppure implicita; poiché però so bene che qualsiasi scritto, una volta pubblicato, può assumere per i suoi lettori significati e valenze che vanno molto al di là degli intendimenti dell’autore, sento il dovere di scusarmi col direttore di Lavoro e Diritto Umberto Romagnoli e i condirettori Gianguido Balandi e Luigi Mariucci, per le ingiurie che hanno ritenuto di ravvisare nel mio scritto. Se tuttavia, oltre a quelle espressioni ingiuriose, essi vi trovano anche le obiezioni, le critiche e gli interrogativi che con quello scritto avevo inteso proporre a loro, come a tutti i membri della nostra comunità accademica, sarebbe molto interessante che anch’essi intervenissero nel dibattito, aggiungendo i loro interventi a quelli già pubblicati di Maria Vittoria Ballestrero, Bruno Caruso, Antonio Padoa Schioppa, Lorenzo Zoppoli, Luisa Corazza e Michele Salvati, ai quali se ne aggiungerà uno preannunciato da Riccardo Del Punta. A mia volta proporrò un nuovo intervento, frutto delle riflessioni maturate a seguito del dibattito stesso; nel quale dirò, tra l’altro, che condivido pienamente la conclusione di questo editoriale di LD sulla necessità di un confronto aperto tra diritto ed economia del lavoro. Un confronto aperto del quale, però, nel numero di LD che avrebbe dovuto esservi dedicato mi sembra si sia visto assai poco. (p.i.)
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