Anche l’astensione dal lavoro proclamata da sindacati minoritari, e persino quella cui non aderisce nessuno, producono disservizi gravi e costi per l’Amministrazione, che sarebbero tutti evitabili vincolando il personale a dichiarare in tempo utile la propria adesione o no
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Lettera pervenuta il 17 giugno 2017 – In argomento v. anche, ultimamente, Sciopero nei trasporti: una norma contro la dittatura delle minoranze .
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DISAGI INFINITI MASCHERATI DAL DIRITTO DI SCIOPERO
(non solo nel settore trasporti)
Chi scrive è un docente, classe 1950, da tre anni in pensione, dopo un quarantennio di lavoro, con una dozzina di anni (negli anni 80) da dirigente sindacale “confederale” di categoria, comunque sempre in servizio non avendo mai fatto ricorso al distacco o ai vari possibili permessi sindacali pur previsti dal contratto (del resto un permesso in genere ricade direttamente su uno o più colleghi e talvolta anche sugli alunni). Ho svolto nell’ultimo decennio la delicata e ingrata funzione di “vicepreside” (collaboratore vicario del Dirigente scolastico) in un’Istituto Comprensivo, di circa 800 alunni (=1600 genitori), con una presenza attiva per una ventina d’anni nel Consiglio d’Istituto.
Scrivo perché si capisca quanto sia necessario metter mano su una questione che sembra un dettaglio (su cui accampare mille “distinguo”) ma che invece è un bubbone: un grave danno per la credibilità del servizio pubblico scolastico ma in realtà, per le stesse basi fiduciarie delle Istituzioni pubbliche.
Per chi non opera ogni giorno all’interno del servizio scolastico non è facile cogliere certe assurdità come quella che qui espongo (tra diritti reali, diritti abusati e procedure burocratiche).
Più che nel “settore trasporti” ci sono cosiddette “giornate di sciopero nazionale” della scuola che creano un sacco di guai “a gratis” cioè senza bisogno che qualcuno scioperi. Ciò porta una grande visibilità ai vari sindacatini “autonomi o di base” che proliferano negli interstizi delle norme, anche grazie al comporta-mento della struttura ministeriale della scuola paralizzata da accordi sindacali che non si sanno aggiornare.
Quanto evidenzio è ciò che ho vissuto nella mia esperienza lavorativa, forse piuttosto limitata e circoscritta ma forse anche non troppo “particulare”: forse lei ha l’accesso a modalità che possano verificare come tali vicende non sono riconducibili ad una singola limitata realtà locale.
La procedura, inesorabile, è la seguente:
1) indizione dello sciopero, con un fax, spesso all’ultimo momento utile, inviato al MIUR (Ministero istruzione università e ricerva), magari da un sindacato che rappresenta (con formale delega) lo 0,1 % del personale in servizio, magari concentrato in una o poche realtà locali;
2) il MIUR dirama per vie brevi (spesso all’ultimo momento utile: 5 giorni prima dello sciopero) una circolare ai DS (dirigenti scolastici) che comunica loro di DOVER avvisare il personale in servizio e tutte le famiglie sullo sciopero indetto; ciò significa un milione di dipendenti della scuola e una dozzina di milioni di genitori (il tutto a seguito del fax di una sigla sindacale, per quanto sia residuale la sua rappresentatività);
3) con la medesima circolare il MIUR indica ai DS di attivarsi (!?) per assicurare il servizio possibile;
4) con propria circolare interna i DS informano il personale sulla proclamazione dello sciopero e chiedono al singolo docente o ATA (personale non docente) di voler precisare se intende aderire allo sciopero o no, per consentire allo stesso DS di organizzare al meglio (!?) il servizio scolastico;
5) può succedere (e spesso succede) che solo alcuni dei dipendenti consultati intende precisare le sue intenzioni a riguardo (con l’apposizione di una crocetta sul SI o sul NO), mentre la maggioranza si rifugia nella formuletta del “non intendo dichiarare le mie intenzioni” (in genere presente tra le alternative possibili elencate nella stessa circolare diramata dal DS o, automaticamente, dall’ufficio di segreteria);
6) acquisite tali informazioni, che consentono di chiarire cosa succederà solo nel caso del poco personale che si è espresso apertamente, il DS dirama a tutto il personale l’obbligo di informare le famiglie, spesso tramite dettatura a tutti gli alunni (interrompendo la lezione in corso), dovendosi poi preoccupare anche degli assenti, comunicando alle stesse non solo che il normale servizio non è assicurato, per possibile ipotetico sciopero, ma che nella giornata stabilita le famiglie dovranno preoccuparsi di portare personalmente i figli attendendo all’esterno della scuola per accertarsi non solo se la scuola venga aperta ma anche se c’è o non c’è il rispettivo docente;
7) contestualmente il DS deve informare gli Enti locali che gestiscono un servizio nella scuola, come la mensa o lo scuolabus; così accade che anche l’Ente Locale è costretto a comunicare alle famiglie dei SUOI utenti che nella giornata del possibile sciopero (del personale scolastico) è sospeso il servizio di scuolabus; perchè nel caso in cui la scuola fosse chiusa, oltre che dover tenere gli alunni a bordo del bus, non è in genere possibile per il servizio di trasporto riportare i loro piccoli utenti a domicilio o altrove, dove i genitori o altri famigliari autorizzati possano venire immediatamente riprendersi in carico i singoli minori);
8) se il personale aderisce allo sciopero tutti i disagi sopra elencati sono “costituzionalmente” giustificati; l’insieme di tali disagi invece non sono giustificabili nel caso in cui il personale scioperi in minimissima parte o addirittura non scioperi per niente (come spesso succede);
9) va precisato che lo scenario appena descritto non si verifica una o due volte in un anno scolastico ma almeno in una dozzina di occasioni (fino a 15 in ciascuno degli ultimi anni, con una media di due-tre volte al mese!);
10) può inoltre capitare che risultino in servizio tutti i docenti, ma in tal caso basta che risulti in sciopero un solo bidello (pardòn, collaboratore scolastico) per far sì che la scuola rimanga chiusa, il che accade su decisione del DS che non intende rischiare di essere accusato di attività antisindacale o che non intende assumersi la responsabilità di una scuola che funzioni senza la persona addetta alla sorveglianza dell’accesso. Ciò vale per i plessi scolastici, anche con 200 alunni, dove in prima mattinata è assegnata una sola unità ATA e se il turno prevede quella specifica persona è improbabile che il DS o il DSGA decida di modificare i turni, sia nel caso in cui il personale intenda scioperare, sia nel caso in cui non dichiari le sue intenzioni;
11) lungi da me qualsivoglia propensione antisindacale: ho sempre sostenuto che scioperare è un diritto (e i disagi per l’utenza, oltre che per chi sciopera, ne sono una ricaduta), ma credo che chi non sciopera non ha diritto di provocare disagi (a gratis). La realtà dei fatti è invece questa, personale (docente o ATA addetto alla sorveglianza) che praticamente non sciopera MAI, ma può creare disagi a bizzeffe “in modo gratuito” semplicemente dichiarando di non voler esprimere in modo preventivo se aderisce o meno ad uno sciopero (non perchè sia incerto sul da farsi, il che sarebbe certo degno di rispetto, ma semplicemente per calcolo, documentato dal fatto che non ha mai scioperato).
Conclusione
È vero che nei contratti di lavoro ci sono le clausole di salvaguardia per i servizi essenziali (nella scuola di fatto solo per i giorni degli scrutini), ma è incredibile che lo Stato, con passaggi parlamentari o azioni di governo, non pretenda per il personale scolastico (addetto alla presa in carico di minori) che debba necessariamente esprimere la sua adesione o meno, almeno entro 24 da una minacciata azione di sciopero che vada a toccare la presa in carico di minori. Tra l’altro solo in tal caso avrebbe senso l’obbligo per i Dirigenti scolastici di adattare l’organizzazione scolastica alle effettive e reali adesioni all’eventuale sciopero, indetto da qualsivoglia sindacato; senza trascurare le necessità organizzative per i servizi territoriali connessi, quali il trasporto scolastico, le mense scolastiche e i servizi educativi di supporto ai disabili (che spesso si appoggiano a cooperative sociali che poi non sono pagate, loro e i loro dipendenti), in assenza di prestazione… causata da lavoratori certo più garantiti.
Sulla normativa vigente si possono certo avere valutazioni diverse, fino ad arrivare a difenderla contro qualsiasi modifica (anche in considerazione del pluriennale blocco contrattale in atto, che non aiuta certo il dialogo), ma per onestà intellettuale si dovrebbe ammettere l’insostenibilità dell’attuale andazzo. Comunque non ritengo sia ragionevole che venga accettato il disservizio se a provocarlo è chi lo fa “gratis” (approffittando delle falle normative) e non con l’istituto costituzionale dello sciopero che per sua natura dovrebbe comportare un sacrificio economico per chi è legittimamente determinato a farvi ricorso.
Ma l’inerzia in questo Paese è legge sovrana e chi è impegnato a conservare l’esistente si presenta come difensore dei diritti, senza rendersi conto che quando i diritti sono esercitati male si rischia di perderli.
Non cerco visibilità: mi rivolgo a Lei dopo aver inutilmente tentato, negli scorsi anni, altre direzioni.
G. N.