IL DECRETO LEGISLATIVO SUL REDDITO DI INCLUSIONE

Il Governo dà attuazione alla delega relativa al nuovo strumento per la lotta contro la povertà

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Testo del decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 6 giugno 2017, che verrà ora, prima dell’emanazione, sottoposto al parere obbligatorio dei due rami del Parlamento – In argomento v. anche
Come si combatte la povertà, presentazione predisposta su incarico della Presidenza del Gruppo dei senatori Pd, maggio 2017

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SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO RECANTE DISPOSIZIONI PER L’INTRODUZIONE DI UNA MISURA NAZIONALE DI CONTRASTO ALLA POVERTÀ’

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

VISTI gli articoli 76, 87 quinto comma, e 117, terzo comma, della Costituzione;

VISTA la legge 15 marzo 2017, n. 33, recante Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali;

VISTA la legge 8 novembre 2000, n. 328 recante Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali;

VISTA la legge 28 dicembre 2015, n. 208 recante Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016), ed in particolare l’articolo 1, comma 386, che istituisce, tra l’altro, il Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale;

VISTA la legge 11 dicembre 2016, n. 232, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019, ed in particolare l’articolo 1, comma 238, che dispone, tra l’altro, l’incremento dello stanziamento del Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale;

VISTO il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria e, in particolare, l’articolo 81, comma 29 e seguenti, che istituisce la carta acquisti e il relativo fondo;

VISTO il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 recante Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica e, in particolare, l’articolo 13, commi da 1 a 5, che istituisce il casellario dell’assistenza;

VISTO il decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22 recante Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183 e, in particolare, l’articolo 16 che istituisce l’assegno di disoccupazione (ASDI);

VISTO il decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150 recante Disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, ai sensi dell’articolo 1, comma 3, della legge 10 dicembre 2014, n. 183;

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159 recante Regolamento concernente la revisione delle modalità di determinazione e i campi di applicazione dell’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE);

VISTA la preliminare deliberazione del Consiglio dei ministri adottata nella riunione del……

ACQUISITA l’intesa della Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sancita nella seduta del ……….2017

ACQUISITI i pareri delle competenti Commissioni parlamentari della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;

VISTA la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del…….

SULLA PROPOSTA del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, nonché con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione quanto alla riorganizzazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

SENTITO il Ministro della salute in ordine alla promozione degli accordi territoriali tra i servizi sociali e gli altri enti od organismi competenti per la salute;

E M A N A

il seguente decreto legislativo

Capo I

Definizioni

 Articolo 1 (Definizioni)

  1. Ai soli fini del presente decreto legislativo valgono le seguenti definizioni:
    1. «povertà»: la condizione del nucleo familiare la cui situazione economica non permette di disporre dell’insieme di beni e servizi necessari a condurre un livello di vita dignitoso, come definita, ai soli fini dell’accesso al reddito di inclusione, all’articolo 3;
    2. «cittadino dell’Unione o suo familiare»: i soggetti di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30;
    3. «ambiti territoriali»: gli ambiti territoriali, di cui all’articolo 8, comma 3, lettera a), della legge 8 novembre 2000, n. 328;
    4. «INPS»: l’Istituto nazionale della previdenza sociale;
    5. «ISEE»: l’indicatore della situazione economica equivalente di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 dicembre 2013, n. 159. Nel caso di nuclei familiari con minorenni, l’ISEE è calcolato ai sensi dell’articolo 7 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013; in tutti gli altri casi, l’ISEE è calcolato in via ordinaria ai sensi dell’articolo 2, commi 2 e 3, del medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013;
    6. «ISR»: l’indicatore della situazione reddituale, di cui all’articolo 4 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013;
    7. «scala di equivalenza»: la scala di equivalenza, di cui all’Allegato 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013;
    8. «ISRE»: l’ISR diviso per il parametro della scala di equivalenza corrispondente alla specifica composizione del nucleo familiare;
    9. «DSU»: la dichiarazione sostitutiva unica a fini ISEE, di cui all’articolo 10 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013, utilizzata per l’accesso al beneficio;
  2. «casa di abitazione»: la casa indicata come residenza familiare nella DSU;
  3. «patrimonio immobiliare»: il valore del patrimonio immobiliare determinato ai sensi dell’articolo 5, commi 2 e 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013;
  4. «patrimonio mobiliare»: il valore del patrimonio mobiliare determinato ai sensi dell’articolo 5, commi 4 e 5, del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013;
  5. «persona con disabilità»: persona per la quale sia stata accertata una condizione di disabilità media, grave o di non autosufficienza, come definita ai fini ISEE dall’Allegato 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013;
  6. «trattamenti»: il valore delle prestazioni sociali di natura monetaria percepite dai componenti il nucleo familiare;
  7. «presa in carico»: funzione esercitata dal servizio sociale professionale in favore di una persona o di un nucleo familiare in risposta a bisogni complessi che richiedono interventi personalizzati di valutazione, consulenza, orientamento, attivazione di prestazioni sociali, nonché attivazione di interventi in rete con altre risorse e servizi pubblici e privati del territorio, al fine di identificare percorsi di accompagnamento verso l’autonomia;
  8. «Fondo Povertà»: il Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, di cui all’articolo 1, comma 386, della legge n. 208 del 2015;
  9. «Fondo carta acquisti»: il Fondo di cui all’articolo 81, comma 29, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
  10. «carta acquisti»: la carta acquisti di cui all’articolo 81, comma 32, del decreto-legge n. 112 del 2008, con le caratteristiche di cui al decreto del Ministero dell’economia e delle finanze e del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali n. 89030 del 16 settembre 2008, e successive modificazioni;
  11. «stato di disoccupazione»: lo stato di disoccupazione definito ai sensi dell’articolo 19 del decreto legislativo n. 150 del 2015, come integrato dalla previsione di cui all’articolo 3, comma 3;
  12. «SIA»: la misura di contrasto alla povertà da avviare su tutto il territorio nazionale ai sensi dell’articolo 1, comma 387, lettera a), della legge 28 dicembre 2015, n. 208, intesa come estensione, rafforzamento e consolidamento della sperimentazione di cui all’articolo 60 del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n. 35, già denominata sostegno per l’inclusione attiva (SIA) dall’articolo 1, comma 216, della legge 27 dicembre 2013, n. 147;
  13. z) «ASDI»: l’assegno di disoccupazione di cui all’articolo 16 del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22;
  14. «NASpI»: la Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego di cui all’articolo 1 del decreto legislativo n. 22 del 2015;

Capo II

Misura nazionale unica di contrasto alla povertà

 Articolo 2 (Reddito di inclusione – ReI)

  1. A decorrere dal 1° gennaio 2018, è istituito il Reddito di inclusione, di seguito denominato “ReI”, quale misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale.
  2. Il ReI è una misura a carattere universale, condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa finalizzato all’affrancamento dalla condizione di povertà.
  3. Il ReI è riconosciuto ai nuclei familiari in una condizione di povertà, come definita, ai soli fini dell’accesso al ReI, all’articolo 3, ed è articolato in due componenti:
    1. un beneficio economico, definito ai sensi dell’articolo 4;
    2. una componente di servizi alla persona identificata, in esito ad una valutazione multidimensionale del bisogno del nucleo familiare di cui all’articolo 5, nel progetto personalizzato di cui all’articolo 6.
  4. I servizi previsti nel progetto personalizzato, afferenti alla rete dei servizi e degli interventi sociali di cui alla legge n. 328 del 2000, sono rafforzati a valere su una quota delle risorse del Fondo povertà, ai sensi dell’articolo 7.
  5. La progressiva estensione della platea dei beneficiari e il graduale incremento dell’entità del beneficio economico, nei limiti delle ulteriori risorse eventualmente disponibili a valere sul Fondo Povertà, sono disciplinate con il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, definito ai sensi dell’articolo 8.
  6. Il ReI è richiesto presso specifici punti per l’accesso individuati dagli ambiti territoriali, è riconosciuto dall’INPS previa verifica sul possesso dei requisiti ed è erogato, per la componente di cui al comma 3, lettera a), per il tramite di uno strumento di pagamento elettronico secondo le modalità di cui all’articolo 9.
  7. Al fine di semplificare gli adempimenti e migliorare la fedeltà nelle dichiarazioni, la situazione economica è dichiarata mediante DSU precompilata sulla base delle informazioni già disponibili presso l’INPS e l’anagrafe tributaria, avuto riguardo alla possibilità di aggiornare la situazione reddituale, secondo le modalità di cui all’articolo 10.
  8. Il ReI è compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa secondo i limiti definiti ai sensi dell’articolo 11.
  9. Il progetto personalizzato connesso al ReI prevede impegni a cui i beneficiari sono tenuti ad attenersi, pena l’applicazione delle sanzioni di cui all’articolo 12. Sanzioni sono altresì applicate ai sensi del medesimo articolo in caso di dichiarazioni mendaci in materia di ISEE o sue componenti, volte ad accedere illegittimamente alla prestazione o ad incrementare il beneficio economico.
  10. All’attuazione territoriale del ReI provvedono i comuni coordinandosi a livello di ambito territoriale, svolgendo le funzioni di cui all’articolo 13. Le regioni e le province autonome adottano specifici atti di programmazione per l’attuazione del ReI con riferimento ai servizi territoriali di competenza nella forma di un Piano regionale per la lotta alla povertà, di cui all’articolo 14. Le regioni e le province possono rafforzare il ReI con riferimento ai propri residenti a valere su risorse regionali, secondo le modalità di cui al medesimo articolo 14.
  11. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è responsabile dell’attuazione, del monitoraggio e della valutazione del ReI nelle modalità di cui all’articolo 15.
  12. Al fine di agevolare l’attuazione del ReI, nonché di promuovere forme partecipate di programmazione e monitoraggio, sono istituiti un Comitato per la lotta alla povertà, che riunisce i diversi livelli di governo, e un Osservatorio sulle povertà, che, oltre alle istituzioni competenti, riunisce rappresentanti delle parti sociali, degli enti del Terzo settore ed esperti. Le modalità di funzionamento del Comitato e dell’Osservatorio sono definite all’articolo 16.
  13. Il ReI costituisce livello essenziale delle prestazioni, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, nel limite delle risorse disponibili nel Fondo Povertà.

Articolo 3 (Beneficiari)

  1. Il ReI è riconosciuto, su richiesta, ai nuclei familiari che risultano, al momento della presentazione della richiesta e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio, in possesso congiuntamente dei seguenti requisiti:
  2. con riferimento ai requisiti di residenza e di soggiorno, il componente che richiede la misura deve essere congiuntamente:
    • cittadino dell’Unione o suo familiare che sia titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero cittadino di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo;
    • residente in Italia, in via continuativa, da almeno due anni al momento di presentazione della domanda;
  3. con riferimento alla condizione economica, il nucleo familiare del richiedente deve essere in possesso congiuntamente di:
    • un valore dell’ISEE, in corso di validità, non superiore ad euro 6.000;
    • un valore dell’ISRE non superiore ad euro 3.000;
    • un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore ad euro 20.000;
    • un valore del patrimonio mobiliare, non superiore ad una soglia di euro 6.000, accresciuta di euro 2.000 per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di euro 10.000;
    • un valore non superiore alle soglie di cui ai numeri 1 e 2 relativamente all’ISEE e all’ISRE riferiti ad una situazione economica aggiornata nei casi e secondo le modalità di cui agli articoli 10 e 11;
  4. con riferimento al godimento di beni durevoli e ad altri indicatori del tenore di vita, il nucleo familiare deve trovarsi congiuntamente nelle seguenti condizioni:
    • nessun componente intestatario a qualunque titolo o avente piena disponibilità di autoveicoli, ovvero motoveicoli immatricolati la prima volta nei ventiquattro mesi antecedenti la richiesta, fatti salvi gli autoveicoli e i motoveicoli per cui è prevista una agevolazione fiscale in favore delle persone con disabilità ai sensi della disciplina vigente;
    • nessun componente intestatario a qualunque titolo o avente piena disponibilità di navi e imbarcazioni da diporto di cui all’articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171.
  5. Oltre ai requisiti di cui al comma 1, in sede di prima applicazione, ai fini dell’accesso al ReI il nucleo, con riferimento alla sua composizione come risultante nella DSU, deve trovarsi al momento della richiesta in una delle seguenti condizioni:
    1. presenza di un componente di età minore di anni 18;
    2. presenza di una persona con disabilità e di almeno un suo genitore;
    3. in assenza di figli minori, presenza di una donna in stato di gravidanza accertata. La documentazione medica attestante lo stato di gravidanza e la data presunta del parto è rilasciata da una struttura pubblica e allegata alla richiesta di beneficio, che può essere presentata non prima di quattro mesi dalla data presunta del parto;
    4. presenza di almeno un lavoratore di età pari o superiore a 55 anni, che si trovi in stato di disoccupazione per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale intervenuta nell’ambito della procedura di cui all’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, ed abbia cessato, da almeno tre mesi, di beneficiare dell’intera prestazione per la disoccupazione, ovvero, nel caso in cui non abbia diritto di conseguire alcuna prestazione di disoccupazione per mancanza dei necessari requisiti, si trovi in stato di disoccupazione da almeno tre mesi.
  6. Per le finalità di cui al presente decreto, si considerano in stato di disoccupazione anche i lavoratori il cui reddito da lavoro dipendente o autonomo corrisponde ad un’imposta lorda pari o inferiore alle detrazioni spettanti ai sensi dell’articolo 13 del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.
  7. Il ReI non è in ogni caso compatibile con la contemporanea fruizione, da parte di qualsiasi componente il nucleo familiare, della NASpI o di altro ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria.

Articolo 4 (Beneficio economico)

  1. Il beneficio economico del ReI è pari, su base annua, al valore di euro 3.000 moltiplicato per il parametro della scala di equivalenza corrispondente alla specifica composizione del nucleo familiare, al netto delle maggiorazioni di cui all’Allegato 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013, nonché per un parametro pari, in sede di prima applicazione, al 75 per cento. Il beneficio non può eccedere, in sede di prima applicazione, il limite dell’ammontare su base annua dell’assegno sociale, di cui all’articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335. Il valore mensile del ReI è pari ad un dodicesimo del valore su base annua.
  2. In caso di fruizione di altri trattamenti assistenziali da parte di componenti il nucleo familiare, il valore mensile del ReI di cui al comma 1 è ridotto del valore mensile dei medesimi trattamenti, esclusi quelli non sottoposti alla prova dei mezzi. A tal fine, nel caso di erogazioni che hanno periodicità diversa da quella mensile, l’ammontare dei trattamenti considerato è calcolato posteriormente all’erogazione in proporzione al numero di mesi a cui si riferisce. In caso di erogazioni in una unica soluzione, incluse le mensilità aggiuntive erogate ai titolari di trattamenti con periodicità mensile, tali trattamenti sono considerati in ciascuno dei dodici mesi successivi all’erogazione per un dodicesimo del loro valore.
  3. Nel valore mensile dei trattamenti di cui al comma 2, non rilevano:
    1. le erogazioni riferite al pagamento di arretrati;
    2. le indennità per i tirocini finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione, di cui all’accordo del 22 gennaio 2015 in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano;
    3. le specifiche misure di sostegno economico, aggiuntive al beneficio economico del ReI, individuate nell’ambito del progetto personalizzato di cui all’articolo 6 a valere su risorse del comune o dell’ambito territoriale;
    4. le riduzioni nella compartecipazione al costo dei servizi, nonché eventuali esenzioni e agevolazioni per il pagamento di tributi;
    5. le erogazioni a fronte di rendicontazione di spese sostenute ovvero le erogazioni in forma di buoni servizio o altri titoli che svolgono la funzione di sostituzione di servizi.
  4. In caso di percezione di redditi da parte dei componenti il nucleo familiare, il beneficio di cui al comma 1, eventualmente ridotto ai sensi del comma 2, è ridotto dell’ISR del nucleo familiare, al netto dei trattamenti assistenziali eventualmente inclusi nel medesimo indicatore. I redditi eventualmente non già compresi nell’ISR sono dichiarati all’atto della richiesta del beneficio e valutati secondo le modalità di cui all’articolo 11, comma 3.
  5. Il beneficio economico del ReI è riconosciuto per un periodo continuativo non superiore a diciotto mesi e, superati tali limiti, non può essere rinnovato se non trascorsi almeno sei mesi da quando ne è cessato il godimento. In caso di rinnovo, la durata è fissata, in sede di prima applicazione, per un periodo non superiore a dodici mesi. Il Piano nazionale per la lotta alla povertà di cui all’articolo 8, anche in esito a valutazioni sull’efficacia del ReI in termini di fuoriuscita dall’area della povertà in relazione alla durata del beneficio, può prevedere la possibilità di rinnovare ulteriormente il beneficio per le durate e con sospensioni definite dal Piano medesimo, ferma restando la durata massima di cui al primo periodo per ciascun rinnovo e la previsione di un periodo di sospensione antecedente al rinnovo.
  6. In caso di variazione del nucleo familiare in corso di fruizione del beneficio, fermo restando il mantenimento dei requisiti e la presentazione di una DSU aggiornata entro due mesi dalla variazione, i limiti temporali di cui al comma 5 si applicano al nucleo modificato ovvero a ciascun nucleo formatosi a seguito della variazione.
  7. Nell’ipotesi di interruzione nella fruizione del beneficio, diversa dall’applicazione delle sanzioni di cui all’articolo 12, il beneficio può essere richiesto nuovamente per una durata complessiva non superiore al periodo residuo non goduto.

Articolo 5 (Punti per l’accesso al ReI e valutazione multidimensionale)

  1. Nel rispetto delle modalità organizzative regionali e di confronto con le autonomie locali, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano individuano, mediante gli atti di programmazione di cui all’articolo 14, comma 1, punti per l’accesso al ReI, presso i quali in ogni ambito territoriale è offerta informazione, consulenza e orientamento ai nuclei familiari sulla rete integrata degli interventi e dei servizi sociali e, qualora ricorrano le condizioni, assistenza nella presentazione della richiesta del ReI. I punti per l’accesso sono concretamente identificati dai comuni che si coordinano a livello di ambito territoriale e comunicati, entro novanta giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, da ciascun ambito territoriale alla regione di competenza e al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che ne dà diffusione sul proprio sito istituzionale.
  2. Agli interventi di cui al presente decreto, i nuclei familiari accedono previa valutazione multidimensionale finalizzata ad identificare i bisogni del nucleo familiare e dei suoi componenti, tenuto conto delle risorse e dei fattori di vulnerabilità del nucleo, nonché dei fattori ambientali e di sostegno presenti. In particolare, sono oggetto di analisi:
    1. condizioni e funzionamenti personali e sociali;
    2. situazione economica;
    3. situazione lavorativa e profilo di occupabilità;
    4. educazione, istruzione e formazione;
    5. condizione abitativa;
    6. reti familiari, di prossimità e sociali.
  3. La valutazione multidimensionale di cui al comma 2 è organizzata in un’analisi preliminare, rivolta a tutti i nuclei beneficiari del ReI, e in un quadro di analisi approfondito, laddove necessario in base alla condizione del nucleo.
  4. In caso di esito positivo delle verifiche sul possesso dei requisiti, ai sensi dell’articolo 9, commi 3 e 4, è programmata l’analisi preliminare, entro il termine di un mese dalla richiesta del ReI, presso i punti per l’accesso di cui al comma 1 o altra struttura all’uopo identificata, al fine di orientare, mediante colloquio con il nucleo familiare, le successive scelte relative alla definizione del progetto personalizzato. L’analisi preliminare è effettuata da operatori sociali opportunamente identificati dai servizi competenti, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
  5. Laddove, in esito all’analisi preliminare, la situazione di povertà emerga come prioritariamente connessa alla sola dimensione della situazione lavorativa, il progetto personalizzato di cui all’articolo 6 è sostituito dal patto di servizio, di cui all’articolo 20 del decreto legislativo n. 150 del 2015, ovvero dal programma di ricerca intensiva di occupazione, di cui all’articolo 23 del medesimo decreto legislativo, redatti per ciascun membro del nucleo familiare abile al lavoro non occupato. A tal fine, la domanda del ReI equivale a dichiarazione di immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa ed alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il centro per l’impiego. Possono essere esentati dalla redazione del patto di servizio, previa valutazione del responsabile dell’analisi preliminare, i componenti il nucleo familiare con responsabilità di cura e i frequentanti un regolare corso di studi o di formazione.
  6. Nei casi di cui al comma 5, il responsabile dell’analisi preliminare verifica l’esistenza del patto o del programma e, in mancanza, contatta nel più breve tempo consentito i centri per l’impiego, affinché gli interessati siano convocati e il patto di servizio venga redatto entro il termine di venti giorni lavorativi dalla data in cui è stata effettuata l’analisi preliminare. Entro il medesimo termine, il patto è comunicato ai competenti servizi dell’ambito territoriale per le successive comunicazioni all’INPS ai fini della erogazione del ReI, ai sensi dell’articolo 6, comma 1.
  7. Laddove, in esito all’analisi preliminare, emerga la necessità di sviluppare un quadro di analisi approfondito, è costituita una équipe multidisciplinare composta da un operatore sociale identificato dal servizio sociale competente e da altri operatori afferenti alla rete dei servizi territoriali, identificati dal servizio sociale a seconda dei bisogni del nucleo più rilevanti emersi a seguito dell’analisi preliminare, con particolare riferimento ai servizi per l’impiego, la formazione, le politiche abitative, la tutela della salute e l’istruzione. Nel caso la persona sia stata già valutata da altri servizi e disponga di un progetto per finalità diverse, la valutazione e la progettazione sono acquisite ai fini della valutazione di cui al presente comma. Le équipe multidisciplinari operano a livello di ambito territoriale secondo le modalità di cui all’articolo 14, comma 4, dalle regioni e dalle province autonome senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
  8. Non si dà luogo alla costituzione di équipe multidisciplinari, oltre che nei casi di cui al comma 5, anche laddove, in esito all’analisi preliminare e all’assenza di bisogni complessi, non ne emerga la necessità. In tal caso, al progetto personalizzato di cui all’articolo 6, eventualmente in versione semplificata, provvede il servizio sociale.
  9. Al fine di assicurare omogeneità nei criteri di valutazione, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, su proposta del Comitato per la lotta alla povertà, di cui all’articolo 16, comma 1, sono approvate linee guida per la definizione degli strumenti operativi per la valutazione multidimensionale.
  10. I servizi per l’informazione e l’accesso al ReI e la valutazione multidimensionale costituiscono livelli essenziali delle prestazioni nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente.

Articolo 6 (Progetto personalizzato)

  1. In esito alla valutazione multidimensionale, inclusiva del quadro di analisi approfondito, è definito un progetto personalizzato, sottoscritto dai componenti il nucleo familiare entro venti giorni lavorativi dalla data in cui è stata effettuata l’analisi preliminare. Entro il medesimo termine la sottoscrizione del progetto, eventualmente nelle forme di cui all’articolo 5, comma 5, è comunicata dagli ambiti territoriali all’INPS ai fini dell’erogazione del beneficio economico del ReI. In assenza di sottoscrizione del progetto, il ReI non è erogato, fatto salvo quanto previsto in sede di prima applicazione all’articolo 25, comma 2.
  2. Il progetto individua, sulla base dei fabbisogni del nucleo familiare come emersi nell’ambito della valutazione multidimensionale:
    1. gli obiettivi generali e i risultati specifici che si intendono raggiungere in un percorso volto al superamento della condizione di povertà, all’inserimento o reinserimento lavorativo e all’inclusione sociale;
    2. i sostegni, in termini di specifici interventi e servizi, di cui il nucleo necessita, oltre al beneficio economico connesso al ReI;
    3. gli impegni a svolgere specifiche attività, a cui il beneficio economico è condizionato, da parte dei componenti il nucleo familiare.
  3. Gli obiettivi e i risultati di cui al comma 2, lettera a), sono definiti nel progetto personalizzato e devono:
    1. esprimere in maniera specifica e concreta i cambiamenti che si intendono perseguire come effetto dei sostegni attivati;
    2. costituire l’esito di un processo di negoziazione con i beneficiari, di cui si favorisce la piena condivisione evitando espressioni tecniche, generiche e astratte;
    3. essere individuati coerentemente con quanto emerso in sede di valutazione, con l’indicazione dei tempi attesi di realizzazione.
  4. I sostegni di cui al comma 2, lettera b), includono gli interventi e i servizi sociali per il contrasto alla povertà di cui all’articolo 7, nonché gli interventi afferenti alle politiche del lavoro, della formazione, sanitarie e socio-sanitarie, educative, abitative, e delle altre aree di intervento eventualmente coinvolte nella valutazione e progettazione, a cui i beneficiari possono accedere ai sensi della legislazione vigente. I beneficiari del ReI accedono, nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente, all’assegno di ricollocazione, di cui all’articolo 23 del decreto legislativo n. 150 del 2015. I sostegni sono richiamati nel progetto personalizzato in maniera non generica con riferimento agli specifici interventi, azioni e dispositivi adottati.
  5. Gli impegni a svolgere specifiche attività, di cui al comma 2, lettera c), sono dettagliati nel progetto personalizzato con riferimento almeno alle seguenti aree:
    1. frequenza di contatti con i competenti servizi responsabili del progetto; di norma la frequenza è mensile, se non diversamente specificato nel progetto personalizzato in ragione delle caratteristiche del nucleo beneficiario o delle modalità organizzative dell’ufficio;
    2. atti di ricerca attiva di lavoro e disponibilità alle attività di cui all’articolo 20, comma 3, del decreto legislativo n. 150 del 2015. A tal fine il progetto personalizzato rimanda al patto di servizio stipulato ai sensi dell’articolo 20 del decreto legislativo n. 150 del 2015 ovvero al programma di ricerca intensiva di occupazione, di cui all’articolo 23 del decreto legislativo n. 150 del 2015, e, in caso si rendano opportune integrazioni, è redatto in accordo con i competenti centri per l’impiego;
    3. frequenza e impegno scolastico;
    4. comportamenti di prevenzione e cura volti alla tutela della salute, individuati da professionisti sanitari.
  6. I servizi territoriali operano in stretto raccordo con gli enti del Terzo settore, di cui alla legge 6 giugno 2016, n. 106, attivi nel contrasto alla povertà. L’attività di tali enti è riconosciuta, agevolata e valorizzata da parte dei competenti servizi. Sulla base di specifici accordi di reciproco riconoscimento a livello di ambito territoriale o comunale, le équipe multidisciplinari includono nella progettazione personalizzata, ove opportuno, attività svolte dagli enti del Terzo settore o presso i medesimi. Sono in particolare promosse specifiche forme di collaborazione con gli enti attivi nella distribuzione alimentare a valere sulle risorse del Programma operativo del Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), anche al fine di facilitare l’accesso al ReI dei beneficiari della distribuzione medesima, ove ricorrano le condizioni.
  7. Il progetto è definito, anche nella sua durata, secondo principi di proporzionalità, appropriatezza e non eccedenza rispetto alle necessità di sostegno del nucleo rilevate, in coerenza con la valutazione multidimensionale e con le risorse disponibili, in funzione della corretta allocazione delle risorse medesime. La durata del progetto può prescindere dalla durata del beneficio economico.
  8. Il progetto personalizzato è definito con la più ampia partecipazione del nucleo familiare, in considerazione dei suoi desideri, aspettative e preferenze con la previsione del suo coinvolgimento nel successivo monitoraggio e nella valutazione.
  9. Il progetto personalizzato individua, sulla base della natura del bisogno prevalente emergente dalle necessità di sostegni definite nel progetto, una figura di riferimento che ne curi la realizzazione e il monitoraggio, attraverso il coordinamento e l’attività di impulso verso i vari soggetti responsabili della realizzazione dello stesso.
  10. Il progetto definisce metodologie di monitoraggio, verifica periodica ed eventuale revisione, tenuto conto della soddisfazione e delle preferenze dei componenti il nucleo familiare.
  11. Nel caso il componente del nucleo familiare sia già stata valutato dai competenti servizi territoriali e disponga di un progetto per finalità diverse da quelle di cui al presente decreto a seguito di precedente presa in carico, la valutazione e la progettazione sono integrate secondo i principi e con gli interventi e i servizi di cui al presente articolo.
  12. Al fine di assicurare omogeneità e appropriatezza nell’individuazione degli obiettivi e dei risultati, dei sostegni, nonché degli impegni, di cui al comma 2, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, su proposta del Comitato per la lotta alla povertà, di cui all’articolo 16, comma 1, e d’intesa con la Conferenza Unificata, sono approvate linee guida per la definizione dei progetti personalizzati, redatte anche in esito al primo periodo di applicazione del ReI.
  13. Il progetto personalizzato e i sostegni in esso previsti costituiscono livelli essenziali delle prestazioni nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente.

Articolo 7 (Interventi e servizi sociali per il contrasto alla povertà)

  1. I servizi per l’accesso e la valutazione e i sostegni da individuare nel progetto personalizzato afferenti al sistema integrato di interventi e servizi sociali, di cui alla legge n. 328 del 2000, includono:
    1. segretariato sociale, inclusi i servizi per l’informazione e l’accesso al ReI di cui all’articolo 5, comma 1;
    2. servizio sociale professionale per la presa in carico, inclusa la componente sociale della valutazione multidimensionale di cui all’articolo 5, comma 2;
    3. tirocini finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione, di cui all’accordo del 22 gennaio 2015 in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano;
    4. sostegno socio-educativo domiciliare o territoriale, incluso il supporto nella gestione delle spese e del bilancio familiare;
    5. assistenza domiciliare socio-assistenziale;
    6. sostegno alla genitorialità e servizio di mediazione familiare;
    7. servizio di mediazione culturale;
    8. servizio di pronto intervento sociale.
  2. Al fine di garantire l’attuazione dei livelli essenziali di cui agli articoli 5 e 6, una quota del Fondo Povertà è attribuita agli ambiti territoriali delle regioni per il finanziamento degli interventi di cui al comma 1, fermi restando gli interventi afferenti alle politiche del lavoro, della formazione, sanitarie e socio-sanitarie, educative, abitative, nonché delle altre aree eventualmente coinvolte nella valutazione e progettazione previsti a legislazione vigente.
  3. La quota del Fondo Povertà destinata al rafforzamento degli interventi e dei servizi sociali, di cui al comma 2, è pari, in sede di prima applicazione, a 262 milioni di euro nel 2018 e 277 milioni di euro annui a decorrere dal 2019, inclusivi delle risorse di cui al comma 10. La quota può essere rideterminata, in esito al monitoraggio sui fabbisogni e sull’utilizzo delle risorse, mediante il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale di cui all’articolo 8. Gli specifici rafforzamenti finanziabili, a valere sulla quota del Fondo Povertà attribuita agli ambiti territoriali di ogni regione e nei limiti della medesima, sono definiti nel Piano regionale di cui all’articolo 14, comma 1, sulla base delle indicazioni programmatiche contenute nel Piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà, di cui all’articolo 21, comma 6. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali procede all’erogazione delle risorse spettanti agli ambiti territoriali di ciascuna Regione una volta valutata la coerenza del Piano regionale con le finalità del citato Piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà.
  4. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, si definiscono i criteri di riparto della quota di cui al comma 2 con riferimento al complesso degli ambiti di ciascuna regione, nonché le modalità di monitoraggio e rendicontazione delle risorse trasferite. Ciascuna regione comunica al Ministero del lavoro e delle politiche sociali i criteri ai fini della successiva attribuzione delle risorse da parte del Ministero medesimo agli ambiti territoriali di rispettiva competenza.
  5. Al fine di garantire i servizi di cui al comma 1, nei limiti dei due terzi delle risorse di cui al comma 3 attribuite a ciascun ambito territoriale, possono essere effettuate assunzioni di operatori sociali in deroga ai divieti e alle limitazioni di nuove assunzioni previsti dalla legislazione vigente, anche nel caso in cui l’amministrazione interessata sia in situazione di soprannumerarietà ovvero in condizioni strutturalmente deficitarie o in stato di dissesto ai sensi degli articoli 242 e seguenti del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
  6. Le regioni possono integrare per le finalità di cui al presente articolo, a valere su risorse proprie, la quota del Fondo Povertà di cui al comma 2. In tal caso, le regioni possono richiedere il versamento della quota medesima sul bilancio regionale per il successivo riparto, integrato con le risorse proprie, agli ambiti territoriali di competenza.
  7. I comuni, coordinandosi a livello di ambito territoriale, concorrono con risorse proprie alla realizzazione dei servizi di cui al comma 1, nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziare disponibili a legislazione vigente e nell’ambito degli equilibri di finanza pubblica programmati. I servizi di cui al comma 1 sono programmati nei limiti delle risorse disponibili ai sensi del presente articolo. Le risorse di cui al primo periodo sono comunicate al Ministero del lavoro e delle politiche sociali ai sensi dell’articolo 15, comma 3.
  8. Alle finalità di cui al presente articolo, in coerenza con quanto stabilito dall’Accordo di Partenariato 2014‐2020 per l’impiego dei fondi strutturali e di investimento europei, concorrono altresì le risorse afferenti ai Programmi operativi nazionali (PON) e regionali (POR) riferite all’obiettivo tematico della lotta alla povertà e della promozione dell’inclusione sociale, fermo restando quanto previsto all’articolo 15, comma 6. Le regioni e le province autonome individuano le modalità attraverso le quali i POR rafforzano gli interventi e i servizi di cui al presente decreto, includendo, ove opportuno e compatibile, i beneficiari del ReI tra i destinatari degli interventi, anche con riferimento all’obiettivo tematico della promozione dell’occupazione sostenibile e di qualità.
  9. In deroga a quanto stabilito ai commi 3 e 4, per l’anno 2017, al fine di permettere una adeguata implementazione del ReI e di garantirne la tempestiva operatività, a decorrere dal 1° gennaio 2018, mediante un rafforzamento dei servizi sociali territoriali, inclusi quelli di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, sono attribuite alle regioni, a valere sul Fondo Povertà, risorse pari a 212 milioni di euro, secondo i criteri di riparto e con le medesime modalità adottate per il Fondo nazionale per le politiche sociali, di cui all’articolo 20, comma 8, della legge 8 novembre 2000, n. 328.
  10. Nell’ambito della quota del Fondo Povertà di cui al comma 2 viene riservato un ammontare pari a 20 milioni di euro annui, a decorrere dall’anno 2018, per interventi e servizi in favore di persone in condizione di povertà estrema e senza dimora. Con il medesimo decreto di cui al comma 4, si stabiliscono i criteri di riparto della quota di cui al presente comma, avuto prioritariamente riguardo alla distribuzione territoriale dei senza dimora, in particolare individuando le grandi aree urbane in cui si concentra il maggior numero degli stessi. In sede di riparto, si definiscono altresì le condizioni di povertà estrema, nonché si indentificano le priorità di intervento a valere sulle risorse trasferite, in coerenza con le “Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta in Italia”, oggetto di accordo in sede di Conferenza Unificata del 5 novembre 2015, ed eventuali successive iniziative ai sensi dell’articolo 21, comma 8.

Articolo 8 (Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale)

  1. Ai fini della progressiva estensione della platea dei beneficiari e del graduale incremento dell’entità del beneficio economico, nei limiti delle ulteriori risorse eventualmente disponibili a valere sul Fondo Povertà, il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, di seguito denominato “Piano”, può modificare, con cadenza triennale ed eventuali aggiornamenti annuali, i seguenti elementi:
    1. le soglie degli indicatori della condizione economica, incrementando i valori di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b);
    2. gli indicatori del tenore di vita, di cui all’articolo 3, comma 1, lettera c);
    3. l’estensione della platea dei beneficiari oltre i nuclei familiari con le caratteristiche di cui all’articolo 3, comma 2, eventualmente mediante l’utilizzo di una scala di valutazione del bisogno, di cui al comma 2;
    4. il valore di euro 3.000, di cui all’articolo 4, comma 1, in coerenza con le modifiche delle soglie di cui alla lettera a), nonché il parametro per cui tale valore è moltiplicato, pari, in sede di prima applicazione, al settantacinque per cento, fino all’unità;
    5. la previsione di incremento delle soglie di accesso e del beneficio secondo la misura percentuale prevista per la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici dell’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti;
    6. il massimale del beneficio economico erogabile, di cui all’articolo 4, comma 1, in coerenza con le modifiche di cui alla lettera d), assicurando comunque che il beneficio non sia superiore a due volte l’ammontare, su base annua, dell’assegno sociale per i nuclei familiari con cinque o più componenti;
    7. l’elenco degli interventi e dei servizi sociali territoriali di contrasto alla povertà, di cui all’articolo 7, comma 1, e la quota, comunque non inferiore al quindici per cento, delle risorse disponibili a valere sul Fondo Povertà, di cui all’articolo 7, comma 2, vincolata al finanziamento dei medesimi interventi e dei servizi sociali; deroghe al limite inferiore della quota di cui al primo periodo della presente lettera sono ammesse solo con riferimento agli incrementi della dotazione del Fondo Povertà non destinati all’ampliamento del numero dei beneficiari;
    8. la possibilità e le modalità di rinnovo del beneficio, di cui all’articolo 4, comma 5;
    9. i termini temporali per la definizione della valutazione multidimensionale di cui all’articolo 5, della progettazione personalizzata di cui all’articolo 6, per lo scambio dei dati, la verifica dei requisiti e il riconoscimento del beneficio di cui all’articolo 9.
  2. Ai fini della progressiva estensione dei beneficiari del ReI, in caso le eventuali risorse aggiuntive non siano sufficienti alla universale copertura di tutti i nuclei nelle condizioni di cui all’articolo 3, comma 1, il Piano può introdurre una scala di valutazione del bisogno per individuare le caratteristiche dei nuclei che estendono la platea dei beneficiari nei limiti delle risorse disponibili. La scala di valutazione è costruita avuto riguardo alla condizione economica, ai carichi familiari e di cura e alla situazione occupazionale.
  3. Il Piano può procedere all’aggiornamento degli indicatori e degli altri elementi di cui al comma 1, anche in costanza di risorse disponibili a valere sul Fondo Povertà, laddove in esito al monitoraggio della spesa emerga una certificata e strutturale capienza del Fondo, sulla base della dotazione a legislazione vigente, in relazione all’estensione della platea o all’incremento del beneficio che si produce a seguito dell’aggiornamento.
  4. Il Piano è adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

Articolo 9 (Richiesta, riconoscimento ed erogazione del ReI)

  1. Il ReI è richiesto presso i punti per l’accesso di cui all’articolo 5, comma 1, ovvero presso altra struttura identificata dai comuni ai sensi dell’articolo 13, comma 1, sulla base di apposito modulo di domanda predisposto dall’INPS, sentito il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Con riferimento alle informazioni già dichiarate dal nucleo familiare a fini ISEE, il modulo di domanda rimanda alla corrispondente DSU, a cui la domanda è successivamente associata dall’ INPS.
  2. Gli ambiti territoriali, eventualmente per il tramite dei comuni che lo compongono, entro dieci giorni lavorativi dalla data della richiesta del ReI e nel rispetto dell’ordine cronologico di presentazione, comunicano all’INPS, anche attraverso il sistema di gestione delle agevolazioni sulle tariffe energetiche (SGATE), secondo adeguate modalità telematiche predisposte dall’Istituto non oltre i trenta giorni precedenti la data di cui all’articolo 25, comma 1, le informazioni contenute nel modulo di domanda del ReI, inclusive del codice fiscale del richiedente, in assenza del quale le richieste non sono esaminate.
  3. Gli ambiti territoriali e i comuni procedono, contestualmente alle attività di cui al comma 2, alla verifica dei requisiti di residenza e di soggiorno di cui all’articolo 3, comma 1, lettera a). L’esito delle verifiche è comunicato all’INPS nelle modalità di cui al comma 2 e, comunque, non oltre i quindici giorni lavorativi dalla richiesta del ReI.
  4. L’INPS verifica, entro cinque giorni lavorativi dalla comunicazione di cui al comma 2, il possesso dei requisiti per l’accesso al ReI sulla base delle informazioni disponibili nei propri archivi e in quelli delle amministrazioni collegate. A tal fine l’INPS acquisisce, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, dall’Anagrafe tributaria, dal Pubblico Registro Automobilistico e dalle altre amministrazioni pubbliche detentrici dei dati, le informazioni rilevanti ai fini della concessione del ReI. Il possesso dei requisiti è verificato dall’INPS preliminarmente ad ogni successivo accredito, ove non diversamente specificato.
  5. In caso di esito positivo delle verifiche di competenza dei comuni e degli ambiti territoriali, comunicate all’INPS ai sensi del comma 3, nonché delle verifiche effettuate dall’INPS, ai sensi del comma 4, il ReI è riconosciuto dall’INPS, condizionatamente alla sottoscrizione del progetto personalizzato di cui all’articolo 6, eventualmente nelle forme del patto di servizio o del programma di ricerca intensiva, ai sensi dell’articolo 5, comma 5. La concessione condizionata del beneficio è comunicata dall’INPS agli ambiti territoriali entro il termine di cui al comma 4.
  6. Il versamento del beneficio è disposto dall’INPS successivamente alla comunicazione dell’avvenuta sottoscrizione del progetto personalizzato ai sensi dell’articolo 6, comma 1, fatto salvo quanto previsto in sede di prima applicazione all’articolo 25, comma 2, e decorre dal mese successivo alla richiesta del beneficio. Le erogazioni sono disposte mensilmente.
  7. Il beneficio economico è erogato per il tramite della Carta acquisti, ridenominata per le finalità del presente decreto “Carta ReI”. Oltre che per l’acquisto dei generi previsti per la Carta acquisti, la Carta ReI garantisce la possibilità di prelievi di contante entro un limite mensile non superiore alla metà del beneficio massimo attribuibile. In esito al monitoraggio e alla valutazione del ReI, il limite mensile di prelievo può essere rideterminato dal Piano nazionale per la lotta alla povertà, di cui all’articolo 8.
  8. Alla Carta ReI possono essere associate specifiche agevolazioni e servizi definiti mediante convenzioni con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sentito il Ministero dell’economia e delle finanze.
  9. Al fine di permettere l’erogazione nelle modalità di cui al comma 7, le disponibilità del Fondo Povertà, al netto della quota di cui all’articolo 7, comma 2, e fatto salvo quanto previsto all’articolo 20, comma 2, affluiscono in un apposito conto corrente infruttifero presso la Tesoreria centrale dello Stato, per essere eventualmente trasferite su un conto acceso presso il soggetto incaricato del servizio integrato di gestione delle carte acquisti e dei relativi rapporti amministrativi di cui all’articolo 81, comma 35, lettera b), del decreto-legge n. 112 del 2008, dal quale sono prelevate le risorse necessarie per l’erogazione del beneficio.
  10. I beneficiari del ReI accedono all’assegno per i nuclei familiari con tre o più figli di età inferiore ai 18 anni, qualora ricorrano le condizioni previste dalla rispettiva disciplina, a prescindere dalla presentazione di apposita domanda.
  11. Le agevolazioni relative alle tariffe elettriche riconosciute alle famiglie economicamente svantaggiate, di cui all’articolo 1, comma 375, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e quelle relative alla compensazione per la fornitura di gas naturale, estese ai medesimi soggetti dall’articolo 3, comma 9, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, sono attivate in favore dei beneficiari del ReI, secondo le modalità previste per i beneficiari della Carta acquisti, ai quali è parimenti estesa l’agevolazione per la fornitura di gas naturale. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, possono essere adottate modalità semplificate di estensione del beneficio.
  12. Le attività di cui al presente articolo sono svolte dagli ambiti territoriali, dai comuni, dall’INPS e dalle altre amministrazioni interessate nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziare disponibili a legislazione vigente e nell’ambito degli equilibri di finanza pubblica programmati.

Articolo 10 (ISEE precompilato e aggiornamento della situazione economica)

  1. A decorrere dal 2018, l’INPS precompila la DSU cooperando con l’Agenzia delle entrate. A tal fine sono utilizzate le informazioni disponibili nell’Anagrafe tributaria, nel Catasto e negli archivi dell’INPS, nonché le informazioni su saldi e giacenze medie del patrimonio mobiliare dei componenti il nucleo familiare comunicate ai sensi dell’articolo 7, sesto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, e del comma 2, dell’articolo 11, del decreto- legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e sono scambiati i dati mediante servizi anche di cooperazione applicativa.
  2. La DSU precompilata può essere accettata o modificata, fatta eccezione per i trattamenti erogati dall’INPS e per le componenti già dichiarate a fini fiscali, per le quali è assunto il valore a tal fine dichiarato. Laddove la dichiarazione dei redditi non sia stata ancora presentata, le relative componenti rilevanti a fini ISEE possono essere modificate, fatta salva la verifica di coerenza rispetto alla dichiarazione dei redditi successivamente presentata e le eventuali sanzioni in caso di dichiarazione mendace. La DSU precompilata dall’INPS è resa disponibile mediante i servizi telematici dell’Istituto direttamente al cittadino, che può accedervi anche per il tramite del portale dell’Agenzia delle entrate attraverso sistemi di autenticazione federata, o, conferendo apposita delega, tramite un centro di assistenza fiscale di cui all’articolo 32 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241. Con provvedimento congiunto del Direttore dell’INPS e del Direttore dell’Agenzia delle entrate, sentita l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, sono individuate le modalità tecniche per consentire al cittadino di accedere alla dichiarazione precompilata resa disponibile in via telematica dall’INPS.
  3. Ferme restando le decorrenze di cui al comma 4, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sulla base di quanto previsto nel provvedimento di cui al comma 2, è stabilita la data a partire dalla quale è possibile, in via sperimentale per un periodo di almeno sei mesi, accedere alla modalità precompilata di presentazione della DSU, anche ai soli fini del rilascio dell’ISEE corrente ai sensi del comma 6. Con il medesimo decreto sono stabilite le componenti della DSU che restano interamente autodichiarate e non precompilate, suscettibili di successivo aggiornamento in relazione alla evoluzione dei sistemi informativi e dell’assetto dei relativi flussi d’informazione.
  4. A decorrere dal 1° settembre 2018 la modalità precompilata rappresenta l’unica modalità di presentazione della DSU. A decorrere dalla medesima data, la DSU ha validità dal momento della presentazione fino al successivo 31 agosto. In ciascun anno, all’avvio del periodo di validità fissato al 1° settembre, i redditi e i patrimoni presenti in DSU sono aggiornati prendendo a riferimento l’anno precedente.
  5. A decorrere dalla data indicata nel decreto di cui al comma 3, l’ISEE corrente e la sua componente reddituale ISRE possono essere calcolati, in presenza di un ISEE in corso di validità, qualora si sia verificata una variazione della situazione lavorativa, di cui all’articolo 9, comma 1, lettere a), b) e c) del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013, ovvero una variazione dell’indicatore della situazione reddituale corrente superiore al venticinque per cento, di cui al medesimo articolo 9, comma 2. La variazione della situazione lavorativa deve essere avvenuta posteriormente al 1° gennaio dell’anno cui si riferisce il reddito considerato nell’ISEE calcolato in via ordinaria di cui si chiede la sostituzione con l’ISEE corrente. Resta ferma, anteriormente alla data indicata nel decreto di cui al comma 3, la possibilità di richiedere l’ISEE corrente alle condizioni previste dalla disciplina vigente.
  6. L’efficacia delle disposizioni di cui al comma 4 e al comma 5 cessa a far data dal giorno successivo all’entrata in vigore delle corrispondenti modifiche al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013, da adottarsi entro il termine di sei mesi dall’entrata in vigore del presente decreto.
  7. Al fine di agevolare la precompilazione della DSU per l’ISEE corrente, nonché la verifica delle comunicazioni di cui all’articolo 11, comma 2, da parte dell’INPS e per la verifica dello stato di disoccupazione di cui all’articolo 3, comma 3, da parte degli organi competenti, le comunicazioni obbligatorie, di cui all’articolo 9-bis del decreto-legge 1 ottobre 1996, n. 510, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, devono contenere l’informazione relativa alla retribuzione o compenso.

 Articolo 11 (Compatibilità con lo svolgimento di attività lavorativa)

  1. Fermi restando i requisiti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), il ReI è compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa da parte di uno o più componenti il nucleo familiare.
  2. In caso di variazione della situazione lavorativa nel corso dell’erogazione del ReI, i componenti del nucleo familiare per i quali la situazione è variata, sono tenuti, a pena di decadenza dal beneficio, a comunicare all’INPS il reddito annuo previsto entro trenta giorni dall’inizio dell’attività e comunque secondo le modalità di cui all’articolo 9, comma 2, ovvero di cui all’articolo 10, comma 1, primo periodo, del decreto legislativo n. 22 del 2015.
  3. Le comunicazioni di cui al comma 2 sono effettuate anche all’atto della richiesta del beneficio in caso vi siano componenti del nucleo familiare in possesso di redditi da lavoro non rilevati per l’intera annualità nell’ISEE in corso di validità utilizzato per l’accesso al beneficio.
  4. Nei casi di cui al comma 2, esclusivamente al fine della verifica della permanenza dei requisiti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), numeri 1) e 2), il valore dell’ISEE e dell’ISRE è aggiornato dall’INPS sostituendo il reddito annuo previsto, oggetto della comunicazione ai sensi del medesimo comma 2, a quello di analoga natura utilizzato per il calcolo dell’ISEE in via ordinaria.
  5. In caso di permanenza dei requisiti ai sensi del comma 3, il valore del beneficio economico connesso al ReI è corrispondentemente rideterminato tenuto conto dell’ISR aggiornato.

 Articolo 12 (Sanzioni, sospensione e decadenza)

  1. I componenti il nucleo familiare beneficiario del ReI sono tenuti ad attenersi ai comportamenti previsti nel progetto personalizzato di cui all’articolo 6.
  2. Oltre che per i contatti previsti nel progetto personalizzato ai sensi dell’articolo 6, comma 5, lettera a), i componenti in età attiva del nucleo beneficiario possono essere convocati nei giorni feriali con preavviso di almeno 24 ore e non più di 72 ore secondo modalità concordate nel medesimo progetto personalizzato.
  3. In caso di mancata presentazione, in assenza di giustificato motivo, alle convocazioni di cui al comma 2 ovvero agli appuntamenti previsti nel progetto, di cui all’articolo 6, comma 5, lettera a), da parte anche di un solo componente il nucleo familiare, si applicano le seguenti sanzioni:
    1. la decurtazione di un quarto di una mensilità del beneficio economico del ReI, in caso di prima mancata presentazione;
    2. la decurtazione di una mensilità alla seconda mancata presentazione;
    3. la decadenza dalla prestazione, in caso di ulteriore mancata presentazione.
  4. In caso di mancata partecipazione, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di orientamento di cui all’articolo 20, comma 3, lettera a) del decreto legislativo n. 150 del 2015, da parte anche di un solo componente il nucleo familiare, si applicano le seguenti sanzioni:
    1. la decurtazione di una mensilità, in caso di prima mancata presentazione;
    2. la decadenza dalla prestazione e, per gli interessati, la decadenza dallo stato di disoccupazione, in caso di ulteriore mancata presentazione.
  5. In caso di mancata partecipazione, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o altra iniziativa di politica attiva o di attivazione, di cui all’articolo 20, comma 3, lettera b) del decreto legislativo n. 150 del 2015, ovvero la mancata accettazione di un’offerta di lavoro congrua, definita ai sensi dell’articolo 25 del decreto legislativo n. 150 del 2015, in assenza di giustificato motivo, da parte anche di un solo componente il nucleo familiare, comporta la decadenza dal beneficio e, per gli interessati, la decadenza dallo stato di disoccupazione.
  6. In caso di mancato rispetto degli impegni di cui all’articolo 6, comma 5, lettere c) e d), ovvero altri impegni specificati nel progetto personalizzato, in assenza di giustificato motivo, da parte anche di un solo componente il nucleo familiare, la figura di riferimento del progetto di cui all’articolo 6, comma 9, richiama formalmente il nucleo familiare al rispetto degli impegni medesimi. Nel caso in cui il richiamo non produca l’adesione agli impegni previsti, la figura di riferimento effettua un nuovo richiamo in cui si esplicitano puntualmente gli impegni e i tempi in cui adeguarsi, a pena di sospensione dal beneficio. In caso sia adottato il provvedimento di sospensione, sono specificati impegni e tempi per il ripristino del beneficio per la durata residua prevista al momento della sospensione. In caso di reiterati comportamenti inconciliabili con gli impegni richiamati, successivi al provvedimento di sospensione, è disposta la decadenza dal beneficio.
  7. Nel caso in cui il nucleo abbia percepito il beneficio economico del ReI in misura maggiore rispetto a quanto gli sarebbe spettato, per effetto di dichiarazione mendace in sede di DSU, fermo restando il recupero di quanto versato in eccesso, non si applica la sanzione di cui all’articolo 38, comma 3, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e si applicano le seguenti sanzioni:
    1. la decurtazione di una mensilità, in caso la dichiarazione mendace abbia prodotto un incremento del beneficio su base mensile inferiore a 100 euro;
    2. la decurtazione di due mensilità, in caso la dichiarazione mendace abbia prodotto un incremento del beneficio su base mensile da 100 euro a meno di 200 euro;
    3. la decadenza dal beneficio, in caso la dichiarazione mendace abbia prodotto un incremento del beneficio su base mensile pari o superiore a 200 euro.
  8. Nel caso in cui il beneficio del ReI sia stato fruito illegittimamente per effetto di dichiarazione mendace in sede di DSU, in assenza della quale il nucleo non sarebbe risultato beneficiario, ferma restando la restituzione dell’indebito e la decadenza dal beneficio, la sanzione di cui all’articolo 38, comma 3, del decreto-legge n. 78 del 2010, si applica nei seguenti ammontari:
    1. nella misura minima, in caso la dichiarazione mendace abbia prodotto un beneficio su base mensile inferiore a 100 euro;
    2. nella misura di 1.000 euro, in caso la dichiarazione mendace abbia prodotto un beneficio su base mensile da 100 euro a meno di 200 euro;
    3. nella misura di 2.000 euro, in caso la dichiarazione mendace abbia prodotto un beneficio su base mensile da 200 euro a meno di 300 euro;
    4. nella misura di 3.000 euro, in caso la dichiarazione mendace abbia prodotto un incremento del beneficio su base mensile pari a 300 euro o superiore;
    5. la sanzione è comunque applicata nella misura massima nel caso in cui i valori dell’ISEE, o delle sue componenti reddituali o patrimoniali accertati, siano pari o superiori a due volte le soglie indicate all’articolo 3, comma 1, lettera b).
  9. In caso di variazioni nella composizione del nucleo familiare, rispetto a quanto dichiarato a fini ISEE, i nuclei familiari sono tenuti a presentare, entro due mesi dalla variazione una DSU aggiornata, a pena delle sanzioni di cui ai commi 7 e 8.
  10. L’irrogazione delle sanzioni di cui al presente articolo, nonché il recupero dell’indebito, di cui ai commi 7 e 8, avviene ad opera di INPS. Gli indebiti recuperati e le sanzioni irrogate nelle modalità di cui all’articolo 38, comma 3, del decreto-legge n. 78 del 2010, al netto delle spese di recupero, sono riversate dall’INPS all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate al Fondo Povertà. L’INPS dispone altresì, ove prevista la decadenza dal beneficio, la disattivazione della Carta ReI.
  11. In caso di decadenza dal beneficio ai sensi del presente articolo, il ReI può essere richiesto solo decorso un anno dalla data del provvedimento di decadenza.
  12. I servizi competenti comunicano all’INPS i fatti suscettibili di dar luogo alle sanzioni di cui ai commi da 3 a 6 nelle modalità stabilite dal medesimo Istituto, entro e non oltre cinque giorni lavorativi dal verificarsi dell’evento da sanzionare e, comunque, in tempo utile ad evitare il versamento della mensilità successiva. L’INPS rende noto agli ambiti territoriali gli eventuali conseguenti provvedimenti di decadenza dal beneficio.
  13. La mancata comunicazione dei fatti suscettibili di dar luogo alle sanzioni di decurtazione o decadenza della prestazione determina responsabilità disciplinare e contabile del funzionario responsabile, ai sensi dell’articolo 1 della legge n. 20 del 1994.

 Articolo 13 (Funzioni dei comuni e degli ambiti territoriali per l’attuazione del ReI)

  1. I comuni, in forma singola o associata, rappresentano congiuntamente con l’INPS i soggetti attuatori del ReI. I comuni cooperano con riferimento all’attuazione del ReI a livello di ambito territoriale, come identificato dalla regione e dalla provincia autonoma ai sensi dell’articolo 14, comma 2, al fine di rafforzare l’efficacia e l’efficienza della gestione e di agevolare la programmazione e la gestione integrata degli interventi e dei servizi sociali con quelli degli altri enti od organismi competenti per l’inserimento lavorativo, l’istruzione e la formazione, le politiche abitative e la salute.
  2. I comuni, coordinandosi a livello di ambito territoriale, svolgono inoltre le seguenti funzioni:
    1. favoriscono con la propria attività istituzionale la conoscenza del ReI tra i potenziali beneficiari, anche mediante campagne informative nell’ambito dell’attività di comunicazione istituzionale;
    2. assicurano il coinvolgimento degli enti del Terzo settore, di cui alla legge n. 106 del 2016, delle parti sociali, delle forze produttive del territorio e della comunità territoriale, nelle attività di promozione degli interventi di lotta alla povertà;
    3. effettuano le verifiche di competenza sul possesso dei requisiti per la concessione del ReI da parte dei nuclei familiari, ai sensi dell’articolo 9, comma 3, nonché ogni altro controllo di competenza, in particolare con riguardo all’effettiva composizione del nucleo familiare rispetto a quanto dichiarato in sede ISEE, atto a verificare l’effettiva situazione di bisogno;
    4. adottano atti di programmazione, ordinariamente nella forma di una sezione specificamente dedicata alla povertà nel piano di zona di cui all’articolo 19 della legge n. 328 del 2000, e comunque, in sede di prima applicazione, specificamente in attuazione del Piano regionale per la lotta alla povertà di cui all’articolo 14, comma 1, entro sessanta giorni dall’adozione del medesimo, in cui a livello di ambito territoriale si definiscono gli specifici rafforzamenti su base triennale del sistema di interventi e servizi sociali per il contrasto alla povertà di cui all’articolo 7, comma 1, finanziabili a valere sulla quota del Fondo Povertà di cui al comma 2 del medesimo articolo 7, integrando la programmazione con le risorse disponibili a legislazione vigente e le risorse afferenti ai Programmi operativi nazionali (PON) e regionali (POR) riferite all’obiettivo tematico della lotta alla povertà e della promozione dell’inclusione sociale;
    5. favoriscono la più ampia partecipazione dei nuclei familiari beneficiari del ReI nell’adozione degli interventi che li riguardano, secondo i principi di cui all’articolo 6, comma 8;
    6. operano in stretto raccordo con gli enti del Terzo settore, secondo le modalità di cui all’articolo 6, comma 6, nell’attuazione degli interventi, favorendo la co-progettazione, avendo cura di evitare conflitti di interesse e assicurando il rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e concorrenza;
    7. facilitano e semplificano l’accesso dei beneficiari del ReI alle altre prestazioni sociali di cui il comune ha la titolarità, ove ricorrano le condizioni stabilite dalla relativa disciplina.

Articolo 14 (Funzioni delle regioni e delle province autonome per l’attuazione del ReI)

  1. Fatte salve le competenze regionali in materia di normazione e programmazione delle politiche sociali, le regioni e le provincie autonome adottano, entro centoventi giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, un Piano regionale per la lotta alla povertà, quale atto di programmazione dei servizi necessari per l’attuazione del ReI come livello essenziale delle prestazioni, nel rispetto delle modalità di confronto con le autonomie locali e favorendo la consultazione delle parti sociali e degli enti del Terzo settore territorialmente rappresentativi in materia di contrasto alla povertà. Il Piano regionale è comunicato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali entro trenta giorni dalla sua adozione.
  2. Gli ambiti territoriali e i comuni che li compongono, individuati ai sensi dell’articolo 23, comma 2, anche per la gestione associata del ReI, sono comunicati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, anche ai fini del riparto della quota del Fondo Povertà di cui all’articolo 7, comma 2. Ogni successiva variazione nella composizione degli ambiti è comunicata entro i trenta giorni successivi alla determinazione della variazione.
  3. Nel Piano regionale di cui al comma 1, le regioni definiscono, in particolare, gli specifici rafforzamenti su base triennale del sistema di interventi e servizi sociali per il contrasto alla povertà di cui all’articolo 7, comma 1, finanziabili a valere sulla quota del Fondo Povertà di cui al comma 2 del medesimo articolo 7, tenuto conto delle indicazioni contenute nel Piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà, di cui all’articolo 21, comma 6, lettera b).
  4. Nel Piano regionale di cui al comma 1, le regioni e le province autonome individuano le modalità di collaborazione e di cooperazione tra i servizi sociali e gli altri enti od organismi competenti per l’inserimento lavorativo, l’istruzione e la formazione, le politiche abitative e la salute, necessarie all’attuazione del ReI, disciplinando in particolare le modalità operative per la costituzione delle équipe multidisciplinari di cui all’articolo 5, comma 7, e per il lavoro in rete finalizzato alla realizzazione dei progetti personalizzati. In caso di ambiti territoriali sociali, sanitari e del lavoro non coincidenti, nelle more dell’adozione dei provvedimenti di cui all’articolo 23, comma 2, le regioni e le province autonome individuano specifiche modalità per favorire la progettazione integrata in favore dei nuclei residenti in comuni appartenenti ad ambiti territoriali non coincidenti.
  5. Nei casi in cui, in esito al monitoraggio di cui all’articolo 15, comma 2, gli ambiti territoriali ovvero uno o più comuni tra quelli che li compongono siano gravemente inadempienti nell’attuazione del ReI, e non risulti possibile avviare interventi di tutoraggio da parte della regione o provincia autonoma, né da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ai sensi dell’articolo 15, comma 2, lettera d), le regioni e le provincie autonome esercitano i poteri sostitutivi di cui all’articolo 8, comma 3, lettera o), della legge n. 328 del 2000. Le modalità di esercizio dei poteri sostitutivi sono indicate nel Piano regionale di cui al comma 1.
  6. Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, con riferimento ai propri residenti, possono richiedere, a valere su risorse regionali, che il ReI sia concesso ad un maggior numero di beneficiari o incrementato nell’ammontare del beneficio economico. A tal fine la regione o la provincia autonoma integra il Fondo Povertà con le risorse necessarie all’intervento richiesto. Tali risorse affluiscono in un apposito conto corrente infruttifero presso la Tesoreria centrale dello Stato nelle modalità di cui all’articolo 9, comma 9.
  7. Con protocollo d’intesa tra il Presidente della Regione o della Provincia autonoma e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentito il Ministero dell’economia e delle finanze, sono stabilite le modalità di utilizzo in favore dei residenti nel territorio di competenza, a cui vincolare le risorse versate ad integrazione del Fondo Povertà, ai sensi del comma 6. I rapporti finanziari sono regolati con apposito atto tra l’amministrazione regionale e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  8. Previa intesa e regolazione dei rapporti finanziari nelle forme previste al comma 7, le province autonome di Trento e Bolzano, secondo i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione, possono, in favore dei residenti nei propri territori, permettere l’accesso coordinato al ReI e alle misure locali di contrasto alla povertà disciplinate con normativa provinciale, anche mediante un unico modello di domanda e l’anticipazione dell’erogazione del ReI unitariamente alla prestazione provinciale, della quale non si tiene conto in sede di accesso alla misura nazionale. Restano fermi i requisiti stabiliti dal presente decreto e i flussi informativi con l’INPS al fine della verifica degli stessi e del rimborso delle anticipazioni della Provincia autonoma.
  9. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano provvedono, nell’ambito delle competenze loro attribuite, ad adeguare i propri ordinamenti alle disposizioni contenute nel presente decreto, secondo quanto stabilito dai rispettivi statuti.

Articolo 15 (Funzioni del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’attuazione del ReI)

  1. Al Ministero del lavoro e delle politiche sociali sono attribuite le competenze in materia di verifica e controllo del rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale, definiti con riferimento al ReI agli articoli da 3 a 6 del presente decreto.
  2. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali favorisce l’attuazione del ReI attivando, nell’ambito della Direzione generale per la lotta alla povertà e per la programmazione sociale di cui all’articolo 22, un servizio di informazione, promozione, consulenza e supporto tecnico per l’attuazione del ReI. Il servizio svolge, in particolare, le seguenti funzioni:
    1. è responsabile del monitoraggio dell’attuazione del ReI e predispone il Rapporto annuale di cui al comma 4; a tal fine definisce entro la data di avvio del ReI, sentito il Comitato per la lotta alla povertà di cui all’articolo 16, comma 1, gli indicatori per il monitoraggio dell’attuazione del ReI con riferimento al rispetto dei livelli essenziali di cui agli articoli da 3 a 6;
    2. favorisce la diffusione delle conoscenze e la qualità degli interventi, anche mediante atti di coordinamento operativo, sentito il Comitato per la lotta alla povertà di cui all’articolo 16, comma 1;
    3. predispone protocolli formativi e operativi, previo parere del Comitato per la lotta alla povertà di cui all’articolo 16, comma 1, e successiva intesa in sede di Conferenza Unificata;
    4. identifica gli ambiti territoriali che presentino particolari criticità nell’attuazione del ReI, sulla base delle evidenze emerse in sede di monitoraggio e analisi dei dati, segnala i medesimi alle regioni interessate e, su richiesta dell’ambito e d’intesa con la regione, fermi restando i poteri sostitutivi di cui all’articolo 14, comma 5, sostiene interventi di tutoraggio;
    5. fornisce segreteria tecnica al Comitato per la lotta alla povertà e all’Osservatorio sulle povertà, di cui all’articolo 16.
  3. Anche al fine di facilitare l’esercizio delle competenza di cui al comma 1, per l’identificazione di ambiti territoriali che presentino particolari criticità di cui al comma 2, lettera d), per la predisposizione del rapporto di cui al comma 4, per il monitoraggio sull’utilizzo delle risorse di cui all’articolo 7, comma 2, è costituita una apposita sezione denominata “Banca dati ReI” del Nuovo sistema informativo dei servizi sociali, di cui all’articolo 24, secondo le modalità ivi definite, alimentata dagli ambiti territoriali, eventualmente per il tramite dei comuni che lo compongono, con informazioni, per ciascun nucleo familiare, sulla valutazione multidimensionale, sui progetti personalizzati, sugli esiti dei progetti medesimi, nonché, con riferimento all’ambito, informazioni sull’organizzazione e le caratteristiche dei servizi, incluse le professionalità impiegate.
  4. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sentito il Comitato per la lotta alla povertà di cui all’articolo 16, comma 1, predispone, sulla base delle informazioni di cui al comma 3 e delle altre informazioni disponibili in materia, un Rapporto annuale di monitoraggio sull’attuazione del ReI, nonché sulle altre prestazioni finalizzate al contrasto alla povertà, pubblicato sul sito internet
  5. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è responsabile della valutazione del ReI. La valutazione è operata, anche avvalendosi dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP) di cui all’articolo 10 del decreto legislativo n. 150 del 2015, secondo un apposito progetto di ricerca redatto in conformità all’articolo 3 del Codice di deontologia e buona condotta per i trattamenti di dati personali per scopi statistici e scientifici, allegato A4 al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. Con provvedimento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sentito il Comitato per la lotta alla povertà di cui all’articolo 16, comma 1, è individuato un campione di ambiti territoriali, corrispondente a non più del dieci per cento dei nuclei beneficiari, in cui effettuare la somministrazione di questionari di valutazione, previo parere del Garante per la protezione dei dati personali, in cui predisporre gruppi di controllo, individuati mediante procedura di selezione casuale, unicamente per i quali, in deroga a quanto previsto ordinariamente, l’erogazione del beneficio può non essere condizionata alla sottoscrizione del progetto personalizzato di cui all’articolo 6. I dati raccolti con i questionari sono acquisiti dalla Banca dati ReI di cui al comma 3 e messi a disposizione, con le modalità di cui al comma 4, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali al solo fine di elaborazione statistica per lo svolgimento delle attività di valutazione previste dal progetto di ricerca. I dati anonimi possono essere altresì messi a disposizione di università e enti di ricerca su richiesta motivata, per finalità di ricerca e valutazione.
  6. Ai compiti di cui al presente articolo, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali provvede nei limiti delle risorse finanziarie, umane e strumentali già previste a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, con esclusione di quanto previsto all’articolo 20, comma 5, e con il concorso delle risorse afferenti al Programma operativo nazionale “Inclusione” riferito all’obiettivo tematico della lotta alla povertà e della promozione dell’inclusione sociale in coerenza con quanto stabilito dall’Accordo di Partenariato 2014‐2020 per l’impiego dei fondi strutturali e di investimento europei.

Articolo 16 (Comitato per la lotta alla povertà e Osservatorio sulle povertà)

  1. Al fine di agevolare l’attuazione del ReI, è istituito il Comitato per la lotta alla povertà, di seguito denominato “Comitato”, come organismo di confronto permanente tra i diversi livelli di governo. Il Comitato costituisce una specifica articolazione tecnica della Rete della protezione e dell’inclusione sociale di cui all’articolo 21.
  2. Il Comitato è presieduto dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali – Direzione generale per la lotta alla povertà e alla programmazione sociale, di cui all’articolo 22, ed è composto da un rappresentante per ciascuna delle amministrazioni in seno alla Rete della protezione e dell’inclusione sociale di cui all’articolo 21. La composizione del Comitato è definita con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, previa designazione dei rappresentanti da parte delle amministrazioni competenti.
  3. Il Comitato svolge le seguenti funzioni:
    1. rappresenta il principale organismo di condivisione di esperienze, metodi e strumenti di lavoro, adottati a livello locale nel contrasto alla povertà;
    2. propone per la successiva adozione le linee guida di cui all’articolo 5, comma 9, e all’articolo 6, comma 12;
    3. esprime il proprio parere su atti di coordinamento operativo per l’attuazione del ReI, inclusi protocolli formativi e operativi di cui all’articolo 15, comma 1, lettera c);
    4. collabora al monitoraggio dell’attuazione del ReI e delle altre prestazioni finalizzate al contrasto della povertà ed esprime il proprio parere sul Rapporto annuale di monitoraggio sull’attuazione del ReI, di cui all’articolo 15, comma 4.
  4. Al fine di promuovere forme partecipate di programmazione e monitoraggio del ReI, nonché degli altri interventi di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, è istituito un Osservatorio sulle povertà, di seguito denominato “Osservatorio”, presieduto dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, che costituisce un gruppo di lavoro permanente della Rete della protezione e dell’inclusione sociale di cui all’articolo 21.
  5. L’Osservatorio è costituito da rappresentanti delle amministrazioni componenti la Rete della protezione e dell’inclusione sociale di cui all’articolo 21, dell’INPS, dell’ISTAT, delle parti sociali e degli enti del Terzo settore rappresentativi in materia di contrasto alla povertà, per un numero massimo di venti componenti, inclusi tre esperti eventualmente individuati dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali. La composizione e le modalità di funzionamento dell’Osservatorio sono definite con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. L’Osservatorio dura in carica tre anni ed è rinnovabile.
  6. L’Osservatorio ha i seguenti compiti:
    1. predispone un Rapporto biennale sulla povertà, in cui sono formulate analisi e proposte in materia di contrasto alla povertà, anche con riferimento alla povertà educativa, alla povertà alimentare e alla povertà estrema;
    2. promuove l’attuazione del ReI, evidenziando eventuali problematiche riscontrate, anche a livello territoriale;
    3. esprime il proprio parere sul Rapporto annuale di monitoraggio sull’attuazione del ReI, di cui all’articolo 15, comma 4.
  7. Dalla istituzione e dal funzionamento del Comitato e dell’Osservatorio di cui al presente articolo non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Ai componenti del Comitato e dell’Osservatorio non spetta alcun compenso, indennità, gettone di presenza, rimborso spese o altro emolumento comunque denominato.

 Capo III

Riordino delle prestazioni assistenziali finalizzate al contrasto alla povertà

 Articolo 17 (SIA)

  1. A far data dal 1° gennaio 2018, il SIA non è più riconosciuto.
  2. Per coloro ai quali il SIA sia stato riconosciuto in data anteriore al 1° gennaio 2018, il beneficio continua ad essere erogato per la durata e secondo le modalità stabilite dal decreto di cui all’articolo 1, comma 387, lettera a), della legge n. 208 del 2015, come modificato dal decreto di cui all’articolo 1, comma 239, della legge n. 232 del 2016, fatta salva la possibilità di richiedere il ReI con le modalità di cui al comma 3.
  3. I soggetti di cui al comma 2 in possesso dei requisiti per la richiesta del ReI ai sensi dell’articolo 3, possono richiedere la trasformazione del SIA in ReI secondo le modalità di cui all’articolo 9. Per l’anno 2018 è posta a carico del Fondo Povertà esclusivamente l’eventuale integrazione del beneficio economico nella trasformazione del SIA in ReI. La durata del beneficio economico del ReI ai sensi dell’articolo 4, comma 5, è corrispondentemente ridotta del numero di mesi per i quali si è goduto del SIA, fatto salvo l’adeguamento del progetto personalizzato secondo le modalità di cui all’articolo 6, ove necessario. Nei casi in cui non sia stata richiesta la trasformazione del SIA in ReI nel corso di fruizione del beneficio, il ReI può essere comunque richiesto senza soluzione di continuità nell’erogazione, ove ricorrano i requisiti di cui all’articolo 3 e comunque non prima della data di cui all’articolo 25, comma 1. L’intero periodo di fruizione del SIA è comunque dedotto dalla durata del ReI come definita dall’articolo 4, comma 5.

 Articolo 18 (ASDI)

  1. A far data dal 1° gennaio 2018, l’ASDI non è più riconosciuto, fatti salvi gli aventi diritto che entro la medesima data hanno maturato i requisiti richiesti.
  2. L’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 16, comma 7, del decreto legislativo n. 22 del 2015, e successive modificazioni e integrazioni, confluisce integralmente nel Fondo Povertà a decorrere dal 2019.
  3. Per gli effetti delle previsioni di cui al comma 1, nell’anno 2018 è accantonata una quota di 15 milioni di euro a valere sulle risorse del Fondo Povertà. In relazione all’effettivo utilizzo delle risorse di cui al primo periodo, a seguito di comunicazione dell’INPS dell’esaurimento delle erogazioni, nonché dell’ammontare complessivamente erogato, la quota non utilizzata è disaccantonata. Ogni altro accantonamento disposto sulle risorse del Fondo Povertà a legislazione vigente a partire dall’anno 2018 è rimosso.

Articolo 19  (Carta acquisti)

  1. A far data dal 1° gennaio 2018, ai nuclei familiari con componenti minorenni beneficiari della carta acquisti che abbiano fatto richiesta del ReI, il beneficio economico connesso al ReI è erogato sulla medesima carta, assorbendo integralmente il beneficio della carta acquisti eventualmente già riconosciuto.
  2. Per effetto delle previsioni di cui al comma 1, i risparmi a valere sulle risorse attribuite al Fondo carta acquisti dall’articolo 1, comma 156, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, confluiscono nel il Fondo Povertà che è conseguentemente integrato di per 55 milioni di euro nel 2018 e di per 93 milioni di euro annui a decorrere dal 2019. All’onere derivante dal primo periodo del presente comma pari a 55 milioni di euro nel 2018 e 93 milioni di euro annui a decorrere dal 2019 si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 156, della legge n. 190 del 2014 è corrispondentemente ridotta.
  3. In relazione all’effettivo numero di beneficiari della carta acquisti, laddove in esito al monitoraggio della spesa, effettuato a cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero dell’economia e delle finanze sulla base delle rendicontazioni inviate da INPS, emerga una strutturale e certificata possibilità di far fronte ai relativi oneri con un ammontare di risorse inferiore all’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 156, della legge n. 190 del 2014, come rideterminata ai sensi del comma 2, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, è rideterminata l’integrazione del Fondo Povertà di cui al medesimo comma 2 e i conseguenti limiti di spesa di cui all’articolo 20, comma 1.

Articolo 20 (Disposizioni finanziarie)

  1. Per gli effetti degli articoli 18 e 19, la dotazione del Fondo Povertà è rideterminata in 1.759 milioni di euro nel 2018, di cui 15 milioni di euro accantonati ai sensi dell’articolo 18, comma 3, ed in 1.845 milioni di euro annui a decorrere dal 2019. Ai fini dell’erogazione del beneficio economico del ReI di cui all’articolo 4, i limiti di spesa sono determinati in 1.482 milioni di euro nel 2018, fatto salvo l’eventuale disaccantonamento delle somme di cui all’articolo 18, comma 3, e in 1.568 milioni di euro annui a decorrere dal 2019.
  2. Ai fini del rispetto dei limiti di spesa annuali di cui al comma 1, l’INPS accantona, alla concessione di ogni beneficio economico del ReI di cui all’articolo 4, un ammontare di risorse pari alle mensilità spettanti nell’anno, per ciascuna annualità in cui il beneficio è erogato. In caso di esaurimento delle risorse disponibili per l’esercizio di riferimento ai sensi del comma 1, secondo periodo e non accantonate, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottarsi entro trenta giorni dall’esaurimento di dette risorse, è ristabilita la compatibilità finanziaria mediante rimodulazione dell’ammontare del beneficio. Nelle more dell’adozione del decreto di cui al periodo precedente, l’acquisizione di nuove domande e le erogazioni sono sospese. La rimodulazione dell’ammontare del beneficio opera esclusivamente nei confronti delle erogazioni del beneficio successive all’esaurimento delle risorse non accantonate.
  3. L’INPS provvede al monitoraggio delle erogazioni del beneficio economico del ReI, inviando entro il 10 di ciascun mese la rendicontazione con riferimento alla mensilità precedente delle domande accolte, dei relativi oneri, nonché delle risorse accantonate ai sensi del comma 2, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero dell’economia e delle finanze, secondo le indicazioni fornite dai medesimi Ministeri. L’INPS comunica, in ogni caso, nel più breve tempo consentito, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero dell’economia e delle finanze il raggiungimento da parte dell’ammontare di accantonamenti disposti ai sensi del comma 2 del novanta per cento delle risorse disponibili ai sensi del comma 1, secondo periodo.
  4. Le risorse afferenti al Fondo Povertà eventualmente non impegnate nell’esercizio di competenza, possono esserlo in quello successivo, con priorità rispetto a quelle impegnabili nel medesimo esercizio successivo, assicurando comunque il rispetto dei limiti di spesa di cui al comma 1.
  5. Nel rispetto dei limiti di spesa di cui al comma 1, le risorse non destinate al beneficio economico del ReI, ai sensi degli articoli 3 e 4, ovvero al rafforzamento degli interventi e dei servizi territoriali per il contrasto alla povertà, ai sensi dell’articolo 7, possono essere destinate al finanziamento di programmi straordinari volti a rafforzare e a favorire soluzioni innovative nei servizi di presa in carico, in particolare, mediante specifico supporto tecnico e di formazione sulla base dei protocolli formativi e operativi di cui all’articolo 15, comma 2, lettera c), nonché per gli interventi di tutoraggio di cui all’articolo 15, comma 2, lettera d). Le risorse possono altresì essere utilizzate per agevolare l’implementazione della Banca dati Rei, di cui all’articolo 15, comma 3, per la valutazione degli interventi ai sensi dell’articolo 15, comma 5, nonché per le iniziative di comunicazione e informazione sul ReI. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono individuate le risorse di cui al presente comma e gli specifici utilizzi in ciascun anno.

Capo IV

Rafforzamento del coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali

Articolo 21 (Rete della protezione e dell’inclusione sociale)

  1. Al fine di favorire una maggiore omogeneità territoriale nell’erogazione delle prestazioni e di definire linee guida per gli interventi, è istituita, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la Rete della protezione e dell’inclusione sociale, di seguito denominata “Rete”, quale organismo di coordinamento del sistema degli interventi e dei servizi sociali di cui alla legge n. 328 del 2000.
  2. La Rete è presieduta dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali e ne fanno parte, oltre ad un rappresentante del Ministero dell’economia e delle finanze e un rappresentante del Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri:
    1. un componente per ciascuna delle Giunte regionali e delle province autonome, designato dal Presidente;
    2. venti componenti designati dall’Associazione nazionale dei comuni d’Italia – ANCI, in rappresentanza dei comuni e degli ambiti territoriali. Fra i venti componenti, cinque sono individuati in rappresentanza dei comuni capoluogo delle città metropolitane di cui all’articolo 1, comma 5, della legge 7 aprile 2014, n. 56, e cinque in rappresentanza di comuni il cui territorio sia coincidente con quello del relativo ambito territoriale.
  3. Alle riunioni della Rete partecipa, in qualità di invitato permanente, un rappresentante dell’INPS e possono essere invitati altri membri del Governo, nonché rappresentanti di amministrazioni statali, locali o di enti pubblici.
  4. La Rete consulta le parti sociali e gli organismi rappresentativi del Terzo settore periodicamente e, comunque, almeno una volta l’anno nonché in occasione dell’adozione dei Piani di cui al comma 6 e delle linee di indirizzo di cui al comma 8. Al fine di formulare analisi e proposte per la definizione dei medesimi Piani e delle linee di indirizzo, la Rete può costituire gruppi di lavoro con la partecipazione dei soggetti di cui al presente comma.
  5. La Rete si articola in tavoli regionali e a livello di ambito territoriale. Ciascuna regione e provincia autonoma definisce le modalità di costituzione e funzionamento dei tavoli, nonché la partecipazione e consultazione dei soggetti di cui al comma 4, avendo cura di evitare conflitti di interesse e ispirandosi a principi di partecipazione e condivisione delle scelte programmatiche e di indirizzo, nonché del monitoraggio e della valutazione territoriale in materia di politiche sociali. Gli atti che disciplinano la costituzione e il funzionamento della Rete a livello territoriale sono comunicati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  6. La Rete è responsabile dell’elaborazione dei seguenti Piani:
    1. un Piano sociale nazionale, quale strumento programmatico per l’utilizzo delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali, di cui all’articolo 20 della legge n. 328 del 2000;
    2. un Piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà, quale strumento programmatico per l’utilizzo delle risorse della quota del Fondo Povertà di cui all’articolo 7, comma 2;
    3. un Piano per la non autosufficienza, quale strumento programmatico per l’utilizzo delle risorse del Fondo per le non autosufficienze, di cui all’articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
  7. I Piani di cui al comma 6, di natura triennale con eventuali aggiornamenti annuali, individuano lo sviluppo degli interventi a valere sulle risorse dei fondi cui si riferiscono nell’ottica di una progressione graduale, nei limiti delle risorse disponibili, nel raggiungimento di livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale. A tal fine, i Piani individuano le priorità di finanziamento, l’articolazione delle risorse dei fondi tra le diverse linee di intervento, nonché i flussi informativi e gli indicatori finalizzati a specificare le politiche finanziate e a determinare eventuali target quantitativi di riferimento. Su proposta della Rete, i Piani sono adottati nelle medesime modalità con le quali i fondi cui si riferiscono sono ripartiti alle regioni.
  8. La Rete elabora linee di indirizzo negli specifici campi d’intervento delle politiche afferenti al sistema degli interventi e dei servizi sociali. Le linee di indirizzo si affiancano ai Piani di cui al comma 6 e costituiscono strumenti operativi che orientano le pratiche dei servizi territoriali, a partire dalla condivisione delle esperienze, dei metodi e degli strumenti di lavoro, al fine di assicurare maggiore omogeneità nell’erogazione delle prestazioni. Su proposta della Rete, le linee di indirizzo sono adottate con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentite le altre amministrazioni per i profili di competenza.
  9. Ferme restando le competenze della Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, la Rete può formulare proposte e pareri in merito ad atti che producono effetti sul sistema degli interventi e dei servizi sociali. La Rete esprime, in particolare, il proprio parere sul Piano nazionale per la lotta alla povertà, di cui all’articolo 8, prima dell’iscrizione all’ordine del giorno per la prevista intesa.
  10. Le riunioni della Rete sono convocate dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Le modalità di funzionamento sono stabilite con regolamento interno, approvato dalla maggioranza dei componenti. La segreteria tecnica della Rete e il coordinamento dei gruppi di lavoro di cui al comma 4 sono assicurate dalla Direzione generale per la lotta alla povertà e alla programmazione sociale, di cui all’articolo 22. Dalla costituzione della Rete e della sua articolazione in tavoli regionali e territoriali non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Per la partecipazione ai lavori della Rete, anche a livello regionale e territoriale, non spetta alcun compenso, indennità, gettone di presenza, rimborso spese o altro emolumento comunque denominato.

 Articolo 22 (Riorganizzazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali)

  1. In relazione ai compiti attribuiti dal presente decreto al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nelle more di una riorganizzazione del medesimo Ministero ai sensi dell’articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, è istituita la Direzione generale per la lotta alla povertà e per la programmazione sociale, a cui sono trasferite le funzioni della Direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali e i posti di funzione di un dirigente di livello generale e cinque uffici dirigenziali di livello non generale. Alla Direzione generale per la lotta alla povertà e per la programmazione sociale è altresì trasferito un ufficio dirigenziale di livello non generale dagli uffici di diretta collaborazione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali ai fini della costituzione del servizio di informazione, promozione, consulenza e supporto tecnico per l’attuazione del ReI di cui all’articolo 15, comma 2, fermi i limiti della dotazione organica vigente e nei limiti del personale in servizio presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. All’atto della costituzione della Direzione generale per la lotta alla povertà e per la programmazione sociale è contestualmente soppressa la Direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali e sono contestualmente trasferite le relative risorse umane, finanziarie e strumentali.
  2. All’individuazione delle funzioni degli uffici dirigenziali di livello non generale di cui al comma 1 si provvede entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto su proposta del Segretario generale, sentita la Direzione generale interessata, previa informativa alle organizzazioni sindacali, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di natura non regolamentare, ai sensi dell’articolo 17, comma 4-bis, lettera e), della legge 23 agosto 1988, n. 400, e dell’articolo 4, commi 4 e 4-bis, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300.
  3. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali assicura, attraverso l’ANPAL sulla base di appositi atti d’indirizzo, nell’ambito dei programmi cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo, nonché dei programmi cofinanziati con fondi nazionali negli ambiti di intervento del Fondo Sociale Europeo, la programmazione integrata e il coordinamento tra le politiche per la lotta alla povertà e la promozione dell’inclusione sociale, le politiche di promozione dell’occupazione sostenibile e di qualità e le politiche relative agli altri obiettivi tematici.
  4. L’efficacia della disposizione di cui al comma 1, secondo periodo, cessa a far data dall’entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica recante il regolamento di organizzazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali che recepisce le conseguenti modifiche, da emanarsi entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto.

Articolo 23 (Coordinamento dei servizi territoriali e gestione associata dei servizi sociali)

  1. Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano promuovono con propri atti di indirizzo accordi territoriali tra i servizi sociali e gli altri enti od organismi competenti per l’inserimento lavorativo, l’istruzione e la formazione, le politiche abitative e la salute finalizzati alla realizzazione di un’offerta integrata di interventi e di servizi.
  2. Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano adottano, in particolare, ove non già previsto, ambiti territoriali di programmazione omogenei per il comparto sociale, sanitario e delle politiche per il lavoro, prevedendo che gli ambiti territoriali sociali trovino coincidenza per le attività di programmazione ed erogazione integrata degli interventi con le delimitazioni territoriali dei distretti sanitari e dei centri per l’impiego.
  3. Sulla base di principi di riconoscimento reciproco, gli accordi di cui al comma 1 a livello di ambito territoriale includono, ove opportuno, le attività svolte dagli enti del Terzo settore impegnati nell’ambito delle politiche sociali.
  4. L’offerta integrata di interventi e servizi secondo le modalità coordinate definite dalle regioni e province autonome ai sensi del presente articolo, costituisce livello essenziale delle prestazioni.
  5. Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano procedono, ove non già previsto nei rispettivi ordinamenti, all’individuazione di specifiche forme strumentali per la gestione associata dei servizi sociali a livello di ambito territoriale sulla base della legislazione vigente, inclusa la forma del consorzio ai sensi dell’articolo 1, comma 456, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, finalizzate ad assicurare autonomia gestionale, amministrativa e finanziaria, e continuità nella gestione associata all’ente che ne è responsabile, fermo restando che dalla medesima gestione non derivino nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
  6. Le regioni e le province autonome individuano altresì strumenti di rafforzamento della gestione associata nella programmazione e nella gestione degli interventi a livello di ambito territoriale, anche mediante la previsione di meccanismi premiali nella distribuzione delle risorse, ove compatibili e riferite all’obiettivo tematico della lotta alla povertà e della promozione dell’inclusione sociale, afferenti ai programmi operativi regionali previsti dall’Accordo di partenariato per l’utilizzo dei fondi strutturali europei 2014-2020, nei confronti degli ambiti territoriali che abbiano adottato o adottino forme di gestione associata dei servizi sociali che ne rafforzino l’efficacia e l’efficienza. Analoghi meccanismi premiali possono essere previsti dai programmi operativi nazionali.

Articolo 24 (Nuovo sistema informativo dei servizi sociali)

  1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto è istituito, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Nuovo sistema informativo dei servizi sociali, di seguito denominato “NSISS”, per le seguenti finalità:
    1. assicurare una compiuta conoscenza dei bisogni sociali e delle prestazioni erogate dal sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali e di tutte le informazioni necessarie alla programmazione, alla gestione, al monitoraggio e alla valutazione delle politiche sociali;
    2. monitorare il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni;
    3. rafforzare i controlli sulle prestazioni indebitamente percepite;
    4. disporre di una base unitaria di dati funzionale alla programmazione e alla progettazione integrata degli interventi mediante l’integrazione con i sistemi informativi sanitari, del lavoro e delle altre aree di intervento rilevanti per le politiche sociali, nonché con i sistemi informativi di gestione delle prestazioni già nella disponibilità dei comuni;
    5. elaborare dati a fini statistici, di ricerca e di studio.
  2. Il NSISS integra e sostituisce, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, il sistema informativo dei servizi sociali, di cui all’articolo 21 della legge n. 328 del 2000, e il casellario dell’assistenza, di cui all’articolo 13 del decreto-legge n. 78 del 2010, che sono conseguentemente soppressi.
  3. Il NSISS si articola nelle seguenti componenti:
    1. Sistema informativo delle prestazioni e dei bisogni sociali, a sua volta articolato in:
      • Banca dati delle prestazioni sociali;
      • Banca dati delle valutazioni e progettazioni personalizzate;
      • Sistema informativo dell’ISEE, di cui all’articolo 11 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013;
    2. Sistema informativo dell’offerta dei servizi sociali, a sua volta articolato in:
      • Banca dati dei servizi attivati;
      • Banca dati delle professioni e degli operatori sociali.
    3. Il sistema informativo di cui al comma 3, lettera a), è organizzato su base individuale. I dati e le informazioni sono raccolti, conservati e gestiti dall’ INPS e resi disponibili al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, anche attraverso servizi di cooperazione applicativa, in forma individuale ma privi di ogni riferimento che ne permetta il collegamento con gli interessati e comunque secondo modalità che, pur consentendo il collegamento nel tempo delle informazioni riferite ai medesimi individui, rendono questi ultimi non identificabili.
    4. I dati e le informazioni di cui al comma 4 sono trasmessi all’INPS dai comuni e dagli ambiti territoriali, anche per il tramite delle regioni e province autonome, ove previsto dalla normativa regionale, e da ogni altro ente erogatore di prestazioni sociali, incluse tutte le prestazioni erogate mediante ISEE e prestazioni che per natura e obiettivi sono assimilabili alle prestazioni sociali. Il mancato invio dei dati e delle informazioni costituisce illecito disciplinare e determina, in caso di accertamento di fruizione illegittima di prestazioni non comunicate, responsabilità erariale del funzionario responsabile dell’invio.
    5. Le modalità attuative del sistema informativo di cui al comma 3, lettera a), sono disciplinate, nel rispetto delle disposizioni del codice in materia di protezione dei dati personali di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza Unificata, sentito il Garante per la protezione dei dati personali. Le prestazioni sociali oggetto della banca dati di cui al comma 3, lettera a), numero 1, sono quelle di cui agli articoli 3 e 4 del decreto 16 dicembre 2014, n. 206, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Nelle more dell’adozione del decreto di cui al presente comma, resta ferma, con riferimento alle banche dati di cui al comma 3, lettera a), numeri 1) e 2), la disciplina di cui al citato decreto n. 206 del 2014, e, con riferimento al sistema informativo dell’ISEE, la disciplina di cui all’articolo 11 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013.
    6. Il sistema informativo di cui al comma 3, lettera b), è organizzato avendo come unità di rilevazione l’ambito territoriale e assicura una compiuta conoscenza della tipologia, dell’organizzazione e delle caratteristiche dei servizi attivati, inclusi i servizi per l’accesso e la presa in carico, i servizi per favorire la permanenza a domicilio, i servizi territoriali comunitari e i servizi territoriali residenziali per le fragilità, anche nella forma di accreditamento e autorizzazione, nonché le caratteristiche quantitative e qualitative del lavoro professionale impiegato.
    7. I dati e le informazioni sono raccolti, conservati e gestiti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e sono trasmessi dai comuni e dagli ambiti territoriali, anche per il tramite delle regioni e delle province autonome. Le modalità attuative del presente comma sono disciplinate con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, previa intesa in sede di Conferenza Unificata.
    8. Con riferimento ai beneficiari del ReI, sono identificate specifiche sezioni dei sistemi informativi di cui al comma 3, lettere a) e b), che costituiscono la Banca dati ReI, di cui all’articolo 15, comma 3. Le informazioni sono integrate dall’INPS con le altre informazioni relative ai beneficiari del ReI disponibili nel NSISS, nonché con le informazioni disponibili nel sistema informativo unitario delle politiche del lavoro, di cui all’articolo 13 del decreto legislativo n. 150 del 2015, nella banca dati politiche attive e passive di cui all’articolo 8 del decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 99, nella banca dati del collocamento mirato, di cui all’articolo 9, comma 6-bis, della legge n. 68 del 1999, e nei sistemi informativi del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca scientifica con riferimento ai dati sulla frequenza e il successo scolastico. Le informazioni integrate ai sensi del presente comma sono rese disponibili dall’INPS al Ministero del lavoro e delle politiche sociali nelle modalità previste al comma 4. Le modalità attuative della Banca dati ReI sono disciplinate, nel rispetto delle disposizioni del Codice in materia di protezione dei dati personali di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza Unificata, sentito il Garante per la protezione dei dati personali.
    9. Con riferimento alle persone con disabilità e non autosufficienti, le informazioni di cui al comma 3, lettera a), anche sensibili, trasmesse dagli enti pubblici responsabili dell’erogazione e della programmazione di prestazioni e di servizi sociali e socio-sanitari attivati a loro favore sono, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, integrate e coordinate dall’INPS con quelle raccolte dal Nuovo sistema informativo sanitario e dalla banca dati del collocamento mirato, di cui all’articolo 9, comma 6-bis, della legge n. 68 del 1999. Le informazioni integrate ai sensi del presente comma sono rese disponibili dall’INPS al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero della salute nelle modalità previste al comma 4. Le modalità attuative del presente comma sono disciplinate con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro della salute, previa intesa in sede di Conferenza unificata, sentito il Garante per la protezione dei dati personali.
    10. Per la programmazione dei servizi e per le altre finalità istituzionali di competenza, nonché per elaborazioni a fini statistici, di ricerca e di studio, le regioni e le province autonome possono richiedere al Ministero del lavoro e delle politiche sociali le informazioni relative ai beneficiari residenti nel territorio regionale. Le medesime informazioni sono rese disponibili in favore agli ambiti territoriali e ai comuni da parte delle regioni e delle province autonome con riferimento ai residenti nei territori di competenza.
    11. Al fine di migliorare l’efficienza e l’efficacia delle politiche sociali degli enti locali, attesa la complementarietà tra le prestazioni erogate dall’INPS e a livello locale, l’Istituto rende disponibili ai comuni che ne facciano richiesta, anche attraverso servizi di cooperazione applicativa e con riferimento ai relativi residenti, le informazioni, corredate di codice fiscale, sulle prestazioni erogate dal medesimo Istituto presenti nel NSISS, oltre a quelle erogate dal comune stesso.
    12. Al fine di una migliore programmazione delle politiche sociali e a supporto delle scelte legislative, sulla base delle informazioni del NSISS, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali presenta alle Camere, entro il 30 giugno di ogni anno, un Rapporto sulle politiche sociali, riferito all’anno precedente.

Capo V

Disposizioni finali

Articolo 25 (Disposizioni transitorie e finali)

  1. A far data dal 1° dicembre 2017, il ReI può essere richiesto nelle modalità di cui all’articolo 9.
  2. In sede di avvio del ReI, per l’anno 2018, in deroga a quanto previsto all’articolo 9, comma 6, l’INPS dispone il versamento del beneficio economico pur in assenza della comunicazione dell’avvenuta sottoscrizione del progetto personalizzato prevista all’articolo 6, comma 1. Il beneficio è comunque sospeso in assenza della comunicazione di cui al primo periodo decorsi sei mesi dal mese di prima erogazione. Il Piano per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, sulla base del monitoraggio dei flussi informativi tra INPS e ambiti territoriali e dei tempi di definizione dei progetti, può rideterminare il periodo per cui è prevista la deroga alle previsioni di cui all’articolo 9, comma 6, nonché prevedere un periodo più breve decorso il quale, in assenza di comunicazione, il beneficio è sospeso ai sensi del secondo periodo.
  3. Ai soggetti che hanno esaurito la fruizione del SIA alla data di cui al comma 1, in possesso dei requisiti per la richiesta del ReI ai sensi dell’articolo 3, comma 1, lettera b), l’INPS dispone il versamento di un bimestre aggiuntivo al fine di permettere ai medesimi soggetti la richiesta del ReI senza soluzione di continuità nelle erogazioni. L’intero periodo di fruizione del SIA è comunque dedotto dalla durata del ReI come definita dall’articolo 4, comma 5.
  4. Ai fini della detrazione dei trattamenti assistenziali di cui all’articolo 4, comma 2, nel caso in cui nel nucleo familiare siano presenti beneficiari dell’assegno di cui all’articolo 1, comma 125, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, è dedotto dal ReI il solo incremento dell’assegno previsto per i nuclei familiari in una condizione economica corrispondente a un valore dell’ISEE non superiore a 7.000 euro annui.
  5. Alle attività previste dal presente decreto, con esclusione di quanto stabilito ai sensi dell’articolo 7, commi 2, 3 e 89, e all’articolo 20, comma 1, secondo periodo, le amministrazioni pubbliche interessate provvedono nei limiti delle risorse finanziarie, umane e strumentali già previste a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
  6. Ai fini dell’attuazione del presente decreto, il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le opportune variazioni di bilancio.

Articolo 26 (Abrogazioni)

  1. Dalla data di entrata in vigore del presente decreto sono abrogate le seguenti disposizioni:
  2. articoli 21 e 23 della legge 8 novembre 2000, n. 328;
  3. articolo 16, commi da 1 a 4, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n. 35.
  4. A far data dal 1° gennaio 2018, fatto salvo quanto disposto all’articolo 18, sono abrogate le seguenti disposizioni:
    1. articolo 16 del decreto legislativo n. 22 del 2015;
    2. articolo 21, commi 3 e 8, del decreto legislativo n. 150 del 2015.

Articolo 27 (Entrata in vigore)

  1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
  2. Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

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