C’è motivo di pensare che saranno semmai le imprese a far ricorso alla Consulta contro il sostanziale divieto di lavoro occasionale che viene loro imposto dalla nuova norma in discussione alla Camera
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Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 438, 29 maggio 2017 – Sullo stesso argomento v. anche il primo editoriale telegrafico, Una questione “di metodo” infondata (ivi altri riferimenti ad articoli precedenti), e il terzo, Il partito della complicazione .
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Il lavoro occasionale è davvero soltanto un trucco per sostituire quello stabile regolare con un lavoro precario e mal retribuito? No: il lavoro occasionale esiste davvero, e non soltanto nei servizi alle famiglie, ma anche nell’attività delle imprese. Solo alcuni esempi: i ragazzi ingaggiati la domenica per fare gli assistenti allo stadio prima durante e dopo la partita, le hostess per un congresso, i camerieri per un banchetto, i commessi assunti in un negozio per le due settimane pre-natalizie nelle quali le vendite si triplicano. Tutti rapporti che durano poche ore o pochi giorni e dunque non sopportano il costo degli adempimenti previsti per il lavoro stabile regolare: raccolta dei documenti personali della persona interessata, apertura di una posizione Inps e Inail, iscrizione nel libro paga e matricola, redazione e consegna di una lettera con tutti i crismi, comunicazione di costituzione del rapporto alla Direzione territoriale del lavoro competente; per poi ripetere tutte queste operazioni all’inverso all’atto della cessazione. Per il lavoro occasionale, anche quando ad avvalersene sono le imprese, questi “costi di transazione” diventano un ostacolo insormontabile, un vero e proprio diaframma che impedisce l’incontro fra domanda e offerta. Dunque un sostanziale divieto. Avevamo proposto che per le imprese, almeno, si tornasse a consentire il “lavoro a chiamata” anche per le persone tra i 25 e i 55 anni di età, per le quali è stato irragionevolmente vietato; ma qui lo sbarramento della Cgil ha avuto successo. Oggi la stessa Cgil preannuncia un ricorso alla Corte costituzionale per il fatto che Governo e Parlamento intendono abbattere questo diaframma per le famiglie e le imprese di minime dimensioni; ma c’è motivo di pensare che saranno anche le imprese, e con maggiore fondamento. a far ricorso alla Consulta contro il sostanziale divieto imposto a loro. La Repubblica che “tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni” non può permettersi di vietare il lavoro solo perché è occasionale.
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