IL LAVORO AGILE UN PO’ APPESANTITO

La parte sul lavoro autonomo della nuova legge è importante e positiva, da molti punti di vista; ma sullo smart working le nuove regole rischiano di ridurre quell’agilità del rapporto che invece va difesa

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Intervista a cura di Claudio Tucci pubblicata dal
Sole 24 Ore il 13 maggio 2017 – In argomento v. anche l’intervento che ho svolto in Senato nel corso della discussione del disegno di legge in terza lettura il 9 maggio 2017   .
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lavoro-agile 2Pietro Ichino insegna diritto del lavoro da oltre 30 anni. È senatore Pd, e mercoledì ha votato l’ok finale al Ddl che estende diritti e tutele ai lavoratori autonomi, e regolamenta il lavoro agile. Un “Sì” convinto per la parte sul lavoro autonomo, dove vede «una svolta positiva davvero importante, da molti punti di vista». «Bene anche aver evitato di reintrodurre le tariffe minime: qui semmai la via da seguire sarà quella di un minimo orario applicabile solo nelle situazioni di sostanziale dipendenza economica dal committente». Ma sullo smart working avverte: «Le nuove regole rischiano di ridurre quell’agilità del rapporto che invece va difesa».

Professore, quali criticità vede?
Non si preserva l’agilità se l’accordo tra le parti viene appesantito con costi di transazione superflui. Capisco l’obbligo di forma scritta, anche se oggi basta quella orale. Ma se s’impone di inserire nell’atto scritto una serie di altri contenuti, dalle forme di esercizio del potere direttivo alle condotte passibili di sanzioni disciplinari, si costringe la piccola e media azienda ad avvalersi di un consulente. Non ne vedo l’utilità.

Le imprese sono poi preoccupate per le norme su salute e sicurezza…
Quello dell’«informativa scritta con cadenza almeno annuale» sui rischi generali e specifici è un vincolo eccessivo visto che già oggi il lavoro agile è largamente praticato e possiamo constatare che il rischio aggiuntivo del lavorare su di un pc a casa propria o dove si preferisce, è pressoché irrilevante.

E sugli infortuni in itinere?
Qui il discorso cambia. La nuova normativa non è solo sovrabbondante: a me sembra proprio sbagliata. Di una norma specifica per il lavoro agile c’era bisogno, ma solo per precisare che non costituisce mai infortunio in itinere coperto dall’Inail quello in cui sia incorso il lavoratore nella frazione “agile” della prestazione. Nell’ambito di quella frazione, infatti, la persona interessata non è in alcun modo obbligata a muoversi da casa propria; se si muove lo fa per propria libera scelta. Così stando le cose, se invece si dispone che la copertura assicurativa Inail si estenda a questi infortuni stradali la disposizione consente al “lavoratore agile” di far passare per infortunio in itinere qualsiasi incidente stradale. Oltretutto con un aggravio contributivo per l’impresa.

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