LA LEZIONE FRANCESE SUL NUOVO SPARTIACQUE DELLA POLITICA MONDIALE

Le presidenziali d’oltralpe mostrano limpidamente la sostituzione in corso della contrapposizione novecentesca destra/sinistra con quella tra globalisti e sovranisti, tra chi scommette su di una maggiore integrazione europea, e chi considera prioritario il ripristino delle frontiere nazionali

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Fondo di Maurizio Molinari, direttore responsabile, pubblicato su
la Stampa del 7 maggio 2017 – Gli altri interventi e documenti sullo stesso tema raccolti su questo sito sono  accessibili attraverso il portale Il nuovo spartiacque della politica mondiale – Sulle presidenziali francesi v. anche l’Amaca di Michele Serra su la Repubblica, Quella sinistra che non va a votare      .
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La sfida Macron-Le Pen è un evento spartiacque per l’Europa, a prescindere dal suo risultato. Quale che sarà stasera il nome del nuovo inquilino dell’Eliseo, la sentenza che più conta di questa campagna elettorale francese è già scritta e riguarda ogni cittadino dell’Unione: lo scontro per la guida dei governi, la ridefinizione degli Stati, il percorso dell’integrazione e sulle formule di prosperità è fra due nuovi schieramenti. Gli europeisti si contrappongono ai populisti.

Emmanuel Macron

Emmanuel Macron

Ciò significa che le famiglie politiche impegnate a contendersi la rappresentanza dei cittadini nei nostri Paesi sono mutate. Se dalla fine della Seconda Guerra Mondiale lo scontro è stato fra destra e sinistra o fra conservatori e progressisti – nelle diverse declinazioni nazionali e culturali – la rivolta popolare in corso contro partiti, istituzioni ed establishment ha generato una nuova sfida.

Si è affacciata in Spagna, Grecia ed Italia con il debutto di partiti di protesta di genesi diversa, si è imposta nell’Europa del Nord e dell’Est con il dilagare di gruppi ultra-nazionalisti, ha tenuto con il fiato sospeso Austria ed Olanda nelle recenti elezioni, ed ha cambiato i confini dell’Unione Europea grazie alla Brexit. Ma è stata solo questa campagna elettorale francese a fare chiarezza, a rendere limpido il processo in corso: la sostituzione dei partiti tradizionali, eredi di destra e sinistra, con nuove forze che, a prescindere dalle denominazioni nazionali, appartengono a campi opposti, portatori di proposte di società divergenti. Se la Francia è la nazione-battistrada è perché gli sfidanti rappresentano entrambi le nuove famiglie politiche.

Da un lato vi sono gli europeisti, ovvero coloro che, come Emmanuel Macron, puntano a superare l’attuale fase di crisi della democrazia rappresentativa scommettendo a chiare lettere su una maggiore integrazione europea e sul rafforzamento dei diritti individuali, mentre dall’altro vi sono coloro che, come Marine Le Pen, credono nel recupero delle identità locali e nel rafforzamento delle collettività che le esprimono. Entrambi i campi non negano la gravità delle diseguaglianze e l’indebolimento degli Stati nazionali, ma offrono risposte opposte: un’Unione più integrata o la rinascita delle patrie.

image1È l’inizio di una sfida destinata a segnare i prossimi anni, offrendo alternative sempre più divergenti alle maggiori istanze dei cittadini: richiesta di prosperità, difesa dal terrorismo, gestione dei migranti. Non si tratta di uno sprint bensì di una maratona: se a vincere nelle urne sarà Macron le forze populiste europee non si dissolveranno nello spazio d’un mattino così come una vittoria di Le Pen non segnerà il loro ineluttabile trionfo dal Baltico all’Atlantico. Il risultato francese ci dirà piuttosto chi avrà l’iniziativa nei prossimi mesi e dunque l’opportunità di assicurarsi un vantaggio strategico sull’avversario. Ma in ultima istanza a prevalere sarà solo chi riuscirà a dare, nel lungo termine, risposte efficaci ai problemi dei cittadini.

La maggiore differenza con la stagione dei contrasti destra-sinistra della Guerra Fredda sta proprio in questo: allora il duello era ideologico, basato sull’adesione a un particolare credo politico, ora invece è sulla capacità di rispondere in maniera efficiente ai bisogni di generazioni di cittadini aggrediti da cambiamenti epocali. La ridistribuzione della ricchezza globale richiede nuove forme di protezione dei più deboli, lo sviluppo delle tecnologie impone la protezione dei diritti nello spazio digitale, la minaccia dei jihadisti necessita una nuova dottrina di sicurezza collettiva, le migrazioni di massa portano a ridefinire le identità nazionali ed una raffica di rivoluzionarie innovazioni in arrivo – dai trasporti alla medicina – offrono l’opportunità di moltiplicare servizi e prosperità.

È un’agenda temibile ma avvincente. Fra europeisti e populisti la sfida è solo all’inizio, avrà fasi alterne, cambierà il linguaggio della politica e selezionerà le nuove classi dirigenti: può rigenerare, come anche affondare, la nostra democrazia rappresentativa.

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