En Marche! ha vinto perché ha saputo porre al centro del suo discorso il nuovo discrimine politico fondamentale, quello tra europeisti e sovranisti – E ora anche dal fronte opposto si annuncia la creazione di un nuovo partito capace di unire (tutti) questi ultimi
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Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 435, 7 maggio 2017 – In argomento v. anche La lezione francese sul nuovo spartiacque della politica mondiale, e il mio editoriale telegrafico del 21 novembre 2016, Lo scoglio su cui Berlusconi sta incagliando la destra italiana .
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Viva Emmanuel Macron, dunque: una vittoria strepitosa, la sua. Ora riflettiamo su come ha fatto. Ha vinto perché è un uomo nuovo, certo; ma anche perché ha saputo porre al centro del suo discorso il discrimine politico oggi fondamentale, quello tra europeisti e sovranisti: parlarne senza paura, pur in una Francia piena di paure e di insofferenze verso Bruxelles. Di fronte al rischio grave del prevalere del Front National, gran parte del centrosinistra e gran parte del centrodestra francesi hanno accantonato la contrapposizione tradizionale e hanno votato insieme.
Del resto anche Marine Le Pen, oggi, subito dopo la prima proiezione che la dava perdente, ha annunciato la costituzione di una forza politica nuova capace di unire tutti gli antieuropeisti. Perché oggi è questa – Europa sì o no – la scelta fondamentale di fronte alla quale si trova la Francia.
Come l’Italia. Hanno dunque qualcosa da imparare dalla vicenda francese sia Matteo Renzi, sia Silvio Berlusconi. Il primo deve trarne motivo per impostare la campagna elettorale per le politiche su di una scelta nettissima, analoga a quella proposta da Macron ai francesi, in forte contrapposizione con il “sovranismo” dei Grillo, dei Salvini e delle Meloni. Il secondo deve trarne motivo per chiarire definitivamente se intende confermare l’appartenenza di Forza Italia al PPE, quindi la sua vocazione europeista, oppure coltivare, con i Salvini e le Meloni, l’idea di un’uscita dall’euro e dall’Unione Europea. Se FI compirà la prima scelta, con questo partito sarà possibile impostare una sorta di intesa costituente per rendere l’Italia capace di partecipare da protagonista alla costruzione della nuova Unione Europea insieme a Francia e Germania. Se invece su questo punto cruciale FI continuerà a fare il pesce in barile, il Pd farà bene a denunciarne duramente il rifiuto di impegnarsi in modo limpido sulla questione più vitale. Anche – perché no? – per sottrarle il voto di quei lib-dem che fin qui l’hanno votata.
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