SE LA DECADENZA DEL PARLAMENTARE NON È AUTOMATICA, È PERCHÉ LA COSTITUZIONE E LA LEGGE RISERVANO AL PARLAMENTO UN CONTROLLO DI ULTIMA ISTANZA, DAL QUALE IN QUESTO CASO È EMERSA UN’ANOMALIA GRAVE DEL PROCEDIMENTO GIUDIZIALE PROPRIO SOTTO IL PROFILO DELLA NEUTRALITÀ POLITICA DELL’ORGANO GIUDICANTE
Editoriale telegrafico in occasione del voto in Senato sulla decadenza del senatore Minzolini, 16 marzo 2017 – In argomento v. anche la lettera a la Repubblica pubblicata il 19 marzo e l’intervento in Aula del senatore Corradino Mineo
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Avevo ben presenti tutti i motivi di opportunità politica per votare a favore della decadenza di Augusto Minzolini da senatore: innanzitutto quello di evitare che si dicesse che la “casta” difende se stessa e le proprie malversazioni, o che c’è un accordo nascosto tra Pd e Forza Italia. Tra l’altro, detesto il modo di intendere il giornalismo di Minzolini. Però mi aveva colpito l’inusuale severità del collegio giudicante, che aveva irrogato sei mesi in più rispetto a quanto chiesto dal P.M., così impedendo la sospensione condizionale della pena. Poi ho saputo che di quello stesso collegio, che aveva rovesciato la sentenza di primo grado, di assoluzione, faceva parte un magistrato – Giannicola Sinisi – che aveva militato, durante dodici anni di aspettativa per carica elettiva, in Parlamento e nel Governo, nello schieramento politico opposto rispetto a quello nel quale Augusto Minzolini era stato da poco eletto al Senato. È evidente che quel magistrato ex-politico avrebbe avuto il dovere di astenersi. Poi c’è la sentenza civile, passata in giudicato anch’essa, di segno opposto rispetto a quella penale: un caso particolare, questo, non previsto dalla legge Severino. Sono stato tentato – visto che il Pd aveva svincolato i propri senatori dalla disciplina di gruppo – di risolvere il problema astenendomi dal voto; ma alla fine mi sono convinto che sarebbe stata una scelta pilatesca. Ho dunque votato contro la decadenza di Minzolini. Se, di fronte a un contrasto di giudicati e a una anomalia del procedimento come quella descritta, che incide proprio sulla neutralità politica dell’organo giudiziario, il Parlamento dovesse chiudere gli occhi, allora tanto varrebbe che la legge prevedesse la decadenza automatica del parlamentare per effetto della sentenza di condanna definitiva. A chi dubita circa la necessità di questa garanzia democratica ricordo quanto sta accadendo in Turchia, a seguito della condanna di numerosi deputati dell’opposizione da parte di giudici evidentemente molto sensibili agli orientamenti del Governo.
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