BERSANI E D’ALEMA: SCISSIONE ANCHE DA LORO STESSI?

I DUE LEADER DELLA MINORANZA CHE STANNO MEDITANDO DI STACCARSI DAL PD SAREBBERO COSTRETTI DA QUESTA SCELTA A RINNEGARE IL PROPRIO IMPEGNO PASSATO PER LA MODERNIZZAZIONE DELLA SINISTRA

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 425, 19 febbraio 2017 – In argomento v. anche Bersani, D’Alema e Damiano schierati per la flexsecurity e per il Codice semplificato    .
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Bersani e D'Alema

Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema

Negli incontri con i militanti di base del Pd è molto frequente percepire il disagio di una parte di loro quando si parla di necessità di regolare la globalizzazione non per contrastarla ma per favorirne lo sviluppo; di aprire il Paese agli investimenti diretti esteri, che significa aprirlo alle imprese multinazionali: questa parola basta da sola per suscitare ostilità in una parte minoritaria ma niente affatto irrilevante del Pd. È all’incirca la stessa parte che vede in Sergio Marchionne un attentatore ai diritti dei lavoratori; e valuta positivamente la proposta di legge della Cgil per la “Carta dei diritti dei lavoratori”, che segnerebbe un salto indietro del nostro diritto del lavoro di un quarto di secolo: a prima del “pacchetto Treu” del 1997. D’Alema,  e Bersani, quando pensano alla scissione, pensano a portarsi dietro questi militanti di base; quindi ne lisciano il pelo facendo proprie le loro idee sulla globalizzazione, su Marchionne e sulla “Carta” della Cgil. Il punto è, però, che gli stessi D’Alema e Bersani sono due politici che credono davvero nella necessità di modernizzare la sinistra italiana: sono convintissimi non soltanto della necessità di aprire – altro che chiudere! – il nostro Paese agli investimenti esteri, ma anche del contributo prezioso che il piano industriale di Marchionne sta dando alla nostra economia e al benessere dei dipendenti F.C.A. e dell’improponibilità di gran parte dei contenuti della “Carta” proposta dalla Cgil: ricordate il D’Alema che nel ’97 si scontrava violentemente con Cofferati proprio su questi temi, al congresso della Cgil, o il Bersani ministro dello Sviluppo del Governo Prodi? Se andiamo al cuore del problema, D’Alema e Bersani rimproverano a Renzi di essere stato troppo brusco nella svolta compiuta, di non essersi curato della necessaria opera di convincimento di questa parte della base del partito; ma se sceglieranno la scissione, rinunceranno del tutto a quest’opera pedagogica. Con tanti saluti alla modernizzazione della sinistra.

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