OGGI CHE LA MAGGIOR PARTE DELLE FORZE POLITICHE MOSTRA DI PREFERIRE IL RITORNO A UN SISTEMA ELETTORALE PROPORZIONALE, NON È FORSE INUTILE RICORDARE I FRUTTI AVVELENATI DI QUEL SISTEMA – ANCHE LA SATIRA DI TRENT’ANNI FA PUÒ FORSE AIUTARE A RINFRESCARE LA MEMORIA
Resoconto caricaturale di una seduta di discussione della legge finanziaria alla Camera nel corso dell’VIII legislatura, febbraio 1981 – Il testo è preceduto da una nota esplicativa.
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NOTA
Sono stato deputato nell’ottava legislatura, che durò quattro anni e vide l’avvicendarsi di ben sei Governi (Cossiga I, Cossiga II, Forlani, Spadolini I, Spadolini II, Fanfani V), con una durata media di otto mesi ciascuno. Una delle conseguenze della debolezza dei Governi era la necessità di usare la spesa pubblica per accontentare ciascun partito appartenente alla maggioranza; e anche in qualche misura il partito comunista, il cui consenso più o meno esplicito era di fatto indispensabile perché il Parlamento potesse funzionare. La debolezza dei Governi si esprimeva anche nella loro incapacità di varare la legge finanziaria per il nuovo anno entro il 31 dicembre dell’anno precedente: era quasi sempre necessario fare ricorso all’“esercizio provvisorio” per gennaio, febbraio e qualche volta anche marzo.
Il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, testa d’uovo della DC e protagonista della politica italiana degli anni ’80, che aveva il difetto di guardare il Parlamento un po’ dall’alto in basso, aveva però il merito di vedere nitidamente il pericolo di una dilatazione grave del debito pubblico; e si proponeva di impedirla. Proposito nel quale aveva dalla sua, a parole, sia il partito repubblicano sia il partito liberale, che nella maggioranza cosiddetta di “pentapartito” facevano da contrappeso alle “istanze sociali” sostenute dal partito socialista e (un po’ meno) da quello socialdemocratico; ma la debolezza politica del Governo, acuita da regolamenti parlamentari che esaltavano il potere di interdizione del partito comunista, costringeva il ministro a ogni passo a compromessi che contraddicevano platealmente il rigore teorizzato e annunciato. I timori del ministro Andreatta erano purtroppo destinati a rivelarsi fondatissimi: fu proprio negli anni ’80 che il debito pubblico italiano raddoppiò.
Nel febbraio 1981, nel corso di una delle sedute-fiume della Camera per la discussione della legge finanziaria (come di consueto in regime di esercizio provvisorio), sedute che si protraevano fino a notte fonda, per passare il tempo mi divertii a scrivere un resoconto caricaturale delle convulsioni dell’assemblea, riproducendo lo stile del “resoconto sommario” che di ogni seduta veniva redatto dagli uffici e immediatamente messo a disposizione dei deputati e della stampa, con l’idea di fare la satira non soltanto del Governo, ma anche di alcuni dei personaggi più importanti nello scenario parlamentare: dal vicepresidente della Camera Oscar Luigi Scalfaro, che nel presiedere l’assemblea non perdeva occasione per ricordare la propria fede cattolica, al vicepresidente Luigi Preti, che – piccolo di statura – arrivava in Aula con una sciarpa lunga fino ai piedi, usava un binocolo per riconoscere i deputati nell’emiciclo, faticava a districarsi nelle questioni regolamentari e spesso vi si ingarbugliava; dal capogruppo socialista Silvano Labriola i cui compagni di partito usavano disertare le sedute d’Aula, a Pietro Longo, non brillante segretario del partito socialdemocratico; dal repubblicano Oscar Mammì che si barcamenava per onorare l’eredità non facile di Ugo La Malfa, a Emma Bonino che rappresentava già allora la testa pensante e più… “trattabile” di un partito per sua natura intrattabile: quello dei radicali fondato da Marco Pannella; da Fernando Di Giulio che con la sua dialettica fin troppo raffinata faceva trasparire il volto severo, ma forse non troppo, del Pci verso il Governo, a Mario Pochetti, segretario d’Aula, la “frusta” che mostrava il volto arcigno del Pci verso i suoi deputati.
A quel divertissement partecipò con gusto anche Pietro Ingrao, il cui posto in Aula per motivi alfabetici era accanto al mio, dando in diversi punti un contributo. Ne nacque un resoconto sommario umoristico che, riprodotto a più riprese in molte decine di copie, la mattina dopo passò di mano in mano fornendo a qualche deputato qualche minuto di sollievo dalle fatiche della seduta-fiume; per poi assurgere addirittura agli onori delle cronache, con un trafiletto su Repubblica. Lo riproduco qui perché, sia pure nella deformazione grottesca dei personaggi e dei loro discorsi, esso può dare un’idea del clima politico di quel periodo. E dei frutti del sistema proporzionale.
Camera dei Deputati
RESOCONTO SOMMARIO
Seduta di un giorno qualsiasi del febbraio 1981
Presidenza del Vicepresidente PRETI
indi
del Vicepresidente SCALFARO
La seduta incomincia alle 11.
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 1981) (2037).
PRESIDENTE comunica che in sede di Conferenza di Capigruppo è stato raggiunto un accordo sull’ordine dei lavori dell’Assemblea, i cui termini gli sono oscuri. Dà pertanto la parola a un oratore per gruppo per farseli spiegare.
(Numerosi deputati chiedono la parola, ma non sono visti perché il Presidente usa per errore il binocolo al contrario)
Nessuno chiedendo di parlare, il Presidente dà la parola al ministro del Tesoro.
ANDREATTA, ministro del Tesoro, dichiara a nome del Governo di ritenersi la persona più intelligente del mondo e si rammarica che l’Assemblea non l’abbia ancora capito. Per dare ordine alla discussione sulla legge finanziaria, chiede che prima venga votato il provvedimento così come presentato dal Governo, poi si proceda a esaminare e respingere i singoli emendamenti proposti. Secondo il suo parere, che egli peraltro condivide, questa inversione consentirà al Parlamento un esame più globale e approfondito della materia in oggetto.
PRESIDENTE sospende la seduta per consentire il conferimento al ministro del Tesoro Andreatta del premio Montecitorio 1981 per il migliore contributo al metodo democratico e al confronto delle idee.
La seduta, sospesa alle 11.55, è ripresa alle 12,25.
PRESIDENTE indice la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla proposta del Governo.
(Gli appartenenti al gruppo socialista sono assenti senza eccezione alcuna, tranne il Capogruppo Labriola, che ha ottenuto una autorizzazione speciale della Segreteria del suo partito per partecipare alla seduta. Molti vuoti anche nelle file degli altri gruppi di maggioranza).
PRESIDENTE comunica il risultato della votazione:
Presenti 319
Votanti 318
Astenuti 1 (è l’on. Garavaglia Maria Pia, che non ha ancora ben afferrato il
funzionamento del dispositivo per la votazione con procedimento
elettronico)
Voti favorevoli 9
Voti contrari 309
La Camera respinge – Applausi a sinistra e dai banchi del gruppo radicale – Il ministro del Tesoro Andreatta si consulta per telefono con la Banca d’Italia sul da farsi.
BIANCO Gerardo, prendendo la parola come presidente del Gruppo della Democrazia Cristiana, si discolpa dell’accaduto, ricordando peraltro come egli abbia da tempo chiesto alla Presidenza del Gruppo comunista che, in nome del fair play parlamentare, l’on. Pochetti venisse ceduto in prestito alla maggioranza fino al Congresso del partito socialista, e come la richiesta sia stata sempre respinta. [L’on. Mario Pochetti, segretario d’Aula del gruppo comunista alla Camera, era la temutissima “frusta” che imponeva ai deputati di quel gruppo una disciplina ferrea, che faceva invece difetto nei gruppi della maggioranza, col risultato che questa – anche per effetto dei franchi tiratori, protetti dal voto segreto – “andava sotto” tutti i momenti – N.d.R.]
DI GIULIO osserva che, Pochetti o non Pochetti, la maggioranza è in minoranza; cosa questa in sé accettabile da un punto di vista dialettico, ma disdicevole politicamente fino a che lo stesso processo dialettico non si spinga a consentire alla minoranza di divenire maggioranza. In attesa di quel momento, poiché l’opposizione non si esprime nell’approfittare di un momento qualsiasi di difficoltà del Governo, ma nel favorire e promuovere un confronto chiaro sul merito, annuncia che il Gruppo comunista accetta in via eccezionale il rinvio di due settimane della crisi di Governo (Applausi a sinistra – L’on. Bianco Gerardo, in lacrime, attraversa l’emiciclo per abbracciare l’on. Di Giulio – I due posano a lungo abbracciati per i fotografi).
PRESIDENTE annuncia che, pur non avendo potuto seguire l’accaduto, a causa della perdita del binocolo, su consiglio dei Segretari sospenderà la seduta per un’ora. (Scendendo dal suo scranno il Vicepresidente Preti inciampa nella propria sciarpa e rimane appeso allo spigolo di un gradino. Inveisce contro la congiura, ordita ai suoi danni – egli ritiene – dalla Triplice sindacale).
La seduta, sospesa alle 14.15, è ripresa alle 15.15.
Presidenza del Vicepresidente SCALFARO.
Breve sosta di meditazione e raccoglimento.
PRESIDENTE invita i deputati che hanno la Fede a offrire a Dio le fatiche assembleari della giornata, e quelli che ancora non l’hanno a convertirsi.
Annunzio di proposte di legge.
PRESIDENTE comunica che in data odierna sono stati presentati alla Presidenza i seguenti progetti di legge:
Pugno, Belardi e altri (Partito comunista Italiano): “Applicazione del sistema del collocamento pubblico su richiesta numerica per il reclutamento dei parlamentari” (2362);
Presidente del Consiglio Dei Ministri: “Istituzione di un ministero per la risposta alle interrogazioni parlamentari dell’on. Costamagna” (2363); [il deputato citato era un peon democristiano noto ai più soltanto per l’enorme mole delle interrogazioni che presentava, su richiesta di qualsiasi elettore che presentasse una qualsiasi rimostranza, contro amministrazioni pubbliche o contro privati – N.d.R.]
Costamagna (Democrazia Cristiana): “Istituzione di una indennità parlamentare proporzionale al numero delle interrogazioni presentate” (2364);
Longo e altri (Partito Socialista Democratico Italiano): “Norme per l’adeguamento delle rappresentanze parlamentari socialdemocratiche italiane ai livelli conseguiti dalle rappresentanze di analoga denominazione negli altri Paesi membri della Comunità Economica Europea” (2364);
Rauti e altri (Movimento Sociale Italiano): “Istituzione di un corpo di polizia interno della Camera dei Deputati, intitolato al Ten. Col. Antonio Tejero”. [Il ten.col. Tejero è quello che aveva guidato in Spagna un tentativo di golpe facendo irruzione alle Cortes con la pistola in pugno – N.d.R.]
Seguito della discussione del disegno di legge: “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 1981) (2037)
FORLANI, Presidente del Consiglio dei Ministri, dichiara di condividere le istanze sociali che ispirano le richieste dei partiti socialista e socialdemocratico, nonché quelle del partito comunista; ma, poiché l’equilibrio di bilancio non consente di soddisfarle, pone la questione di fiducia sul sub-sub-emendamento del Governo al sub-emendamento della Commissione all’emendamento dell’on. Di Giulio, n. 01.010.06.
DI GIULIO fa osservare al Presidente del Consiglio dei Ministri che la cosa non è accettabile.
FORLANI, Presidente del Consiglio dei Ministri, ritira la questione di fiducia.
LONGO fa osservare al Presidente del Consiglio dei Ministri che se il Governo non pone la questione di fiducia i socialdemocratici saranno costretti alla coerenza e dovranno esprimere voto contrario alle sue indicazioni.
FORLANI, Presidente del Consiglio dei Ministri, ritira il ritiro della questione di fiducia.
VIZZINI, preannunciando il voto dei socialdemocratici contrario al parere del loro segretario Pietro Longo e favorevole al Governo, respinge le accuse di incoerenza mosse al suo partito: in questo voto, nei secoli fedele alla vocazione governativa del partito stesso, è la migliore riprova della ferrea coerenza e linearità dei socialisti democratici.
Annunzio di un lutto.
PRESIDENTE (Si alza in piedi, e con lui tutta l’Assemblea e dà l’annuncio che segue) Giunge ora la notizia che un nostro ex-collega, che tanta parte ha avuto nella storia recente di questa Assemblea, l’onorevole Marco Pannella, parlamentare europeo, si è tolto la vita col fuoco, per protesta contro la rinuncia all’ostruzionismo alla legge finanziaria da parte del Gruppo radicale alla Camera e contro lo sterminio per fame nel mondo. Ai familiari dell’on. Pannella e ai membri del Gruppo radicale, così duramente colpiti nei loro affetti più cari, vanno le più vive condoglianze mie personali e di tutta l’Assemblea (Segni generali di consentimento – Il Presidente recita un rosario in suffragio).
Seguito della discussione.
MAMMÌ sottolinea come da tempo il partito repubblicano si batta per una politica antinflazionistica, e sia pertanto contrario agli aumenti dei trattamenti pensionistici deciso dalla Democrazia cristiana per raccattare qualche voto in più, non meno che all’aumento degli organici delle poste mediante assunzione di tutti i parenti del ministro delle Poste medesime, alla ricostituzione dei fondi di dotazione delle imprese pubbliche decotte come proposto dal ministro delle Partecipazioi statali, all’aumento del ricorso da parte dello Stato al mercato finanziario per coprire il fabbisogno deciso dal ministro del Tesoro nonostante il suo stesso parere contrario, e in genere a tutte le scelte di finanza allegra operate di recente dal Governo. Per questo il Gruppo repubblicano voterà la fiducia al Governo.
PINTO, illustrando l’emendamento 5.015 presentato dal gruppo del PDUP, propone lo stanziamento di 4 miliardi di lire per la definitiva soluzione dei problemi sociali, personali e familiari di alcuni disoccupati napoletani con i quali ha conferito il giorno precedente, della cui lista dà lettura.
GAVA, ministro dei rapporti con il Parlamento, annuncia il parere favorevole del Governo sull’emendamento Pinto, e, a nome del Governo stesso, pone la questione di fiducia su altri undici emendamenti e sub-emendamenti.
Revoca di un lutto.
PRESIDENTE (Si alza in piedi, e con lui tutta l’Assemblea, e dà l’annuncio che segue) È giunta in questo momento la smentita della notizia, precedentemente comunicata all’Assemblea, del suicidio dell’on. Pannella, parlamentare europeo: questi è stato visto da testimoni sicuri al Ristorante “Al Pantheon” mentre consumava il dessert. All’Assemblea del Parlamento Europeo, così duramente colpita nella sua effimera speranza, vanno le più vive condoglianze mie personali e di tutta questa Assemblea (segni generali di consentimento, tranne che dalla on. Galli). [La on. Maria Luisa Galli era una suora eletta nelle liste del partito radicale, entrata poi in rotta di collisione con Marco Pannella, con uno scontro personale piuttosto aspro, e passata pertanto al gruppo degli Indipendenti di Sinistra – N.d.R.]
Seguito della discussione.
LABRIOLA afferma che non ignora le critiche e le preoccupazioni emerse circa il frequente ricorso alla posizione della questione di fiducia da parte del Governo: auspica quindi che si creino condizioni generali affinché situazioni come quella attuale non si debbano più determinare, ed in particolare: che i comunisti diano finalmente prova di aver superato ogni residua concezione leninista della lotta politica, riducendo la loro percentuale di presenza in Aula ai livelli delle altre forze democratiche; che comunque, con opportuna riforma del regolamento della Camera, sia posto il divieto di convocare l’Assemblea quando sono in corso riunioni della corrente riformista del suo partito; che, in attesa della soppressione definitiva del voto segreto, il sistema di votazione elettronica a scrutinio segreto sia opportunamente perfezionato in modo da consentire i capigruppo della maggioranza di individuare i franchi tiratori appartenenti ai rispettivi gruppi. IN attesa che tali condizioni si verifichino, il Gruppo socialista voterà compatto la fiducia al Governo, con la sola eccezione dell’on. Bassanini, dovuta alla sua momentanea assenza dall’Aula (vivi applausi dell’on. Labriola).
BASSANINI, intervenendo per fatto personale, fa notare di essere present; dichiara che, in ossequio a una corretta interpretazione della linea del partito socialista, così come la si desume dai verbali di una riunione della Direzione del partito stesso del 12 gennaio 1908, egli negherà la fiducia al Governo; e si rammarica che un comportamento altrettanto disciplinato non sia tenuto dal resto del suo Gruppo, peraltro assente dall’Aula con la sola eccezione dell’on. Labriola.
PRESIDENTE indice la votazione per appello nominale sulla settima questione di fiducia posta dal Governo. Viene estratto a sorte il nome da cui incomincia la chiama e la sorte favorisce l’opposizione comunista: si incomincia dalla lettera K. Fino alla lettera R prevalgono nettamente le opposizioni. Esce un’edizione straordinaria de l’Unità. L’on. Forlani, visibilmente agitato, accenna alla possibilità di rassegnare le dimissioni. Arrivano però presto le roccheforti governative: la S, la B; ed è infine il trionfo del Governo quando la massa dei C democristiani travolgono gli avversari. Il risultato si blocca sul punteggio di 346 a 243 in favore del Governo.
PRESIDENTE richiama all’ordine l’on. Pochetti, che sta vibrando forti colpi di bacchetta sulle mani dell’on. Rubbi, giunto in ritardo alla prima chiama del voto di fiducia, ricordandogli che a norma dell’articolo 27 della Costituzione la pena deve essere ispirata al senso di umanità.
POCHETTI fa presente che il suo magistero punitivo è essenziale al fine del corretto comportamento assembleare dei parlamentari, quindi in ultima analisi al fine del corretto funzionamento delle istituzioni repubblicane. Pur tenendo nella massima considerazione il principio costituzionale richiamato dal Presidente, chiede che il collegio dei Questori voglia attrezzare l’Aula con idonei ceppi perché i parlamentari negligenti possano essere puniti con la gogna.
BONINO, intervenendo per richiamo al regolamento, dichiara che il gruppo radicale ha rinunciato a iniziative ostruzionistiche per i prossimi trenta giorni soltanto sulla base dell’impegno assunto dalla Conferenza dei Capigruppo di porre all’ordine del giorno dell’Assemblea nello stesso periodo esclusivamente proposte di legge radicali. Chiede che, in attuazione dell’accordo intercorso, il Governo rinunci all’approvazione da parte della Camera della legge finanziaria.
PRESIDENTE fa osservare all’on. Cicciomessere che, dato il numero degli emendamenti proposti dal Gruppo radicale alla legge finanziaria, deve intendersi che la Camera stia esaminando e votando un progetto di legge finanziaria del Gruppo radicale, con alcuni emendamenti proposti dal Governo e dalle altre forze politiche. Lo spirito dell’accordo intervenuta in seno alla Conferenza dei Capigruppo è pertanto pienamente rispettato.
MAGRI, consapevole di parlare a nome della parte più cosciente e avanzata della classe operaia, osserva che sarebbe velleitario proporre di costruire una società che dia tutto a tutti; ma ancora più improponibile sarebbe una società che desse tutto a pochi; poiché del resto sarebbe insoddisfacente anche una società che desse poco a tutti, non resta che risolvere il problema coniungando l’egualitarismo con una applicazione seria del parametro della reale professionalità. Solo così, a suo avviso, sarà possibile il riequilibrio della spesa pubblica. Chiede quindi l’approvazione dell’emendamento del Gruppo del PDUP 14.015.
GAVA, ministro dei rapporti con il Parlamento, sottolineando il consenso del Governo sulle ragioni esposte dall’on. Magri, pone la questione di fiducia sull’emendamento 14.015.
CACCIARI, illustrando l’emendamento del Gruppo comunista 14.016, propone di compensare le maggiori spese che ne derivano con le minori entrate conseguenti all’emendamento 14.017.
GAVA, ministro dei rapporti con il Parlamento, sottolineando il consenso del Governo sulle proposte argomentate dall’on. Cacciari, pone la questione di fiducia sugli emendamenti 14.016 e 14.017.
BIONDI, parlando a nome del Gruppo liberale, sottolinea la novità della situazione di fatto creatasi in seguito alla diciannovesima posizione, da parte del Governo, della questione di fiducia, e ipotizza che in tal modo il Governo voglia forse evitare un voto segreto, che altrimenti potrebbe metterlo in difficoltà. (Sconcerto nei banchi del Governo, che si vede scoperto). Il partito liberale non tollererà questa manovra illiberale (vivissimi, prolungati applausi all’estrema sinistra; viene scoperta una targa commemorativa dello storico evento).
FORLANI, Presidente del Consiglio dei Ministri, annuncia che, avendoci ripensato, ritira tutte le questioni di fiducia.
PRESIDENTE mette quindi in votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, l’emendamento 04.015. (L’on. Roccella, sbucato all’improvviso da sotto le gambe di un commesso, attraversa di corsa l’emiciclo con la caratteristica elegante falcata, ma non riesce a raggiungere il suo banco per votare, nonostante il generoso, unanime incitamento dell’Assemblea. Cerca quindi invano di sfuggire all’on. Cicciomessere, che tuttavia lo pone agli arresti e lo consegna all’on. Pochetti, con delega per l’adeguata punizione. Le istanze umanitarie dei colleghi circostanti non valgono a salvare l’on. Roccella. Il Presidente Scalfaro gli amministra i conforti religiosi). [Franco Roccella, deputato radicale era solito arrivare all’ultimo momento per votare, salendo trafelato ai banchi del suo gruppo, situati nella parte più alta dell’emiciclo. Molto piccolo di statura, in occasione di uno dei tanti episodi di ostruzionismo dei radicali venne ripreso dal vicepresidente Scalfaro per l’insistenza con cui, in piedi al suo banco, chiedeva di intervenire, con l’invito che rimase negli annali: “Onorevole Roccella, si segga, non faccia il mezzo busto al Pincio” – N.d.R.]
FORLANI, Presidente del Consiglio dei Ministri (impegnato in un difficile cruciverba) chiede se qualcuno può aiutarlo a trovare una parola di sette lettere, rispondente alla definizione: “uccello che non sa volare e crede di sfuggire al pericolo nascondendo la testa sotto l’ala”. Le ultime lettere sono Z,. Z, O. (Suggerimenti di varia natura dall’Assemblea – L’on. Natta, approfittando di una momentanea distrazione del capogruppo Di Giulio, impegnato a spiegare al ministro per i Rapporti con il Parlamento alcuni aspetti essenziali del regolamento della Camera, lancia grida sediziose – Due reparti scelti di deputati del Gruppo comunista, comandati rispettivamente dall’on. Pugno e dall’on. Satanassi, invadono l’emiciclo e prendono prigioniero l’on. Gerardo Bianco – Segue una colluttazione – L’on. Berlinguer si lancia per dividere i contendenti; travolto nella mischia, grida: “compagni, l’essenziale è salvaguardare l’ordine democratico”).
PRESIDENTE osserva che il libero confronto tra le forze politiche rappresentate in Parlamento, anche nei suoi momenti più vivaci, è sempre utile e costruttivo; ritiene tuttavia che, a norma del regolamento, questo non debba comportare rischio alcuno per l’integrità fisica degli stenografi e dei commessi.
BONINO osserva che questa idea di una immunità degli stenografi e dei commessi in caso di colluttazione nell’emiciclo contrasta con il principio di uguaglianza, di cui all’articolo 3 della Costituzione; per dimostrare la buona volontà del Gruppo radicale, dichiara la disponibilità ad accettare una sua limitazione ai soli stenografi.
PRESIDENTE dà atto della correttezza dell’osservazione della on. Bonino e del buon senso cui si ispira la sua proposta. Su tale delicata questione di interpretazione del regolamento dà la parola a un oratore per gruppo.
Alle ore 24 la seduta continua.
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