L’AGGETTIVO USATO DA MATTEO ORFINI COSTITUISCE UNA GRAVE SGRAMMATICATURA ISTITUZIONALE, CHE LO ALLINEA A UN QUALSIASI GRILLO O SALVINI
Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 422, 28 gennaio 2017 .
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Il presidente del PD Matteo Orfini ha qualificato la lettera di osservazioni e richiesta di chiarimenti sulla legge di bilancio 2017, inviata al Governo italiano dalla Commissione Europea, come “irricevibile”. Perché mai questo aggettivo? “Irricevibile” può significare soltanto due cose: che la lettera proviene da qualcuno con cui non vogliamo avere niente a che fare, oppure che la lettera verte su di una materia della quale il mittente non deve occuparsi, cioè totalmente estranea alle sue competenze. Il presidente del PD propugna dunque la chiusura di ogni rapporto tra l’Italia e la UE? O forse si propone di sostenere che i trattati del 2010 devono già considerarsi soppressi e che quindi la Commissione non ha più alcun titolo per interloquire sul nostro bilancio? Se non intende alcuna di queste cose, per favore, sorvegli il proprio lessico. Di quella lettera della Commissione UE possiamo discutere liberamente il contenuto; ma dire che è “irricevibile”, cioè che non intendiamo neppure leggerla, contraddice gravemente un disposto fondamentale dell’ordinamento europeo di cui l’Italia è ancora – per fortuna, dico io, senza pretendere che la pensi così anche Orfini – impegnata e determinata a far parte. Questo linguaggio allinea il presidente del PD a un qualsiasi Beppe Grillo o Matteo Salvini, sia per la sgrammaticatura istituzionale, sia per il retro-pensiero che la sgrammaticatura stessa rivela. Spero che se ne renda conto e che la volta prossima stia più attento a quel che dice.
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