DOPO 40 ANNI DI SISTEMA POLITICO CONSOCIATIVO FONDATO SU DI UN SISTEMA ELETTORALE PROPORZIONALE, E 25 DI DEMOCRAZIA DELL’ALTERNANZA AZZOPPATA DAL BICAMERALISMO PERFETTO, IL RISCHIO È DI TORNARE AL PUNTO DI PARTENZA
Quarto editoriale telegrafico per la Nwsl n. 417 – Tutti i documenti e interventi sulla riforma costituzionale e su quella elettorale pubblicati su questo sito sono raccolti nella sezione Riforme istituzionali .
.
Restando in vigore il vecchio assetto costituzionale, sopravvive con le sue vecchie funzioni, oltre al CNEL, anche il Senato come ramo del Parlamento dalla cui fiducia il Governo dipende. La legge elettorale applicabile per il rinnovo del Senato, a seguito della sentenza costituzionale n. 1/2014, applica una regola strettamente proporzionalistica, con uno sbarramento dell’8 per cento: cioè una regola molto diversa da quella applicabile per il rinnovo della Camera (il c.d. Italicum), maggioritaria con sbarramento del 3 per cento. Per evitare il rischio della paralisi, dunque, ora è indispensabile una nuova legge elettorale che favorisca risultati nelle due camere tra loro più simili. Poiché Forza Italia e M5S oggi preferiscono un sistema proporzionale, è probabile che questo finisca coll’essere l’esito. Del resto, ci sono motivi per temere che la Corte costituzionale (commettendo, a mio avviso, un clamoroso errore) si accinga a cancellare la norma dell’Italicum sul ballottaggio. Insomma, dopo quarant’anni di sistema politico consociativo fondato su di un sistema elettorale proporzionale, e un quarto di secolo dedicato al tentativo di dar vita a un sistema di democrazia dell’alternanza (azzoppato dal bicameralismo concepito per assicurare un sistema consociativo), sembra che siamo tornati al punto di partenza. Se questa è la prospettiva, dobbiamo chiederci quali siano le “larghe intese” che ci attendono per la prossima legislatura. Se va bene, è un governo Pd-Fi. Ma non è detto neppure che questa grosse koalition raggiunga la maggioranza dei seggi in entrambe le camere.
.